Il consigliere comunale Marco Maria Freddi interviene sull’emergenza Afghanistan con una lettera diretta alla Ministra degli Interni Luciana Lamorgese per sottolineare la presenza di posti prefettizi finanziati destinati all’accoglienza e già disponibili.
Cara Ministra Luciana Lamorgese,
molti invocano quei “corridoi umanitari” che impropriamente così chiamiamo per sottolineare la percezione di un auspicato coinvolgimento diretto degli Stati, quello di partenza e quello di arrivo delle persone.
Ma se si guarda la situazione del nostro sistema prefettizio di accoglimento o della rete SAI (sistema accoglienza integrazione: www.retesai.it) si vede che posti già finanziati, per ospitare chi ne ha diritto, in Italia ce ne sono davvero tanti.
Così, addirittura già da oggi il nostro Paese potrebbe accogliere almeno 50mila afgani senza bisogno di accedere a finanziamenti ulteriori rispetto a quelli esistenti.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato che «Ora bisogna proteggere chi ha collaborato, chi ha lavorato per noi», e ancora che «L’Italia è al lavoro con i partner europei per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani e in particolare quelli delle donne».
Sono affermazioni che indicano l’impegno del governo italiano nei confronti dei profughi afgani: a conferma di tutto ciò in questi giorni d’agosto sono arrivate dall’Afghanistan quasi 5.000 persone con una novantina di voli, e principalmente si tratta appunto di collaboratori delle istituzioni italiane – a partire dal nostro contingente militare – e loro famigliari.
Tuttavia, non possiamo parlare al riguardo di corridoi umanitari, bensì di evacuazione.
I corridoi umanitari inizieranno quando sui voli aerei di linea o su quelli speciali, da Kabul o da altri aeroporti di quella terra, verranno fatti salire gli afgani che vogliono lasciare il loro Paese con vie legali e sicure (l’unico modo per salvare i profughi dai trafficanti di esseri umani), e a titolo non di richiedenti asilo ma di titolari di un diritto d’asilo soggettivo perfetto ai sensi del nostro ordinamento giuridico (art. 10 della Costituzione italiana), dell’ordinamento internazionale (Convenzione di Ginevra del 1951, rivista nel 1967 a New York), dell’ordinamento dell’Unione europea(art. 78 del Trattato sul funzionamento dell’UE e art. 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE).
I corridoi umanitari dall’Afghanistan all’Italia devono ancora cominciare e la questione è solo politica.
Il sistema di accoglienza nazionale – senza entrare nella specificazione se per uomini, donne, donne con bambini oppure minori non accompagnati – nel gennaio 2018 ammontava a circa 183.000 accolti; mentre nel settembre 2020 se ne contavano circa 84.000. Il dato manifesta la drastica diminuzione del numero delle persone accolte.
Ad oggi i posti disponibili che il Ministero dell’Interno ha contrattualizzato tramite bandi delle Prefetture e progetti SAI (ex Sprar ed ex Siproimi: tragica abitudine del nostro sistema politico e della nostra burocrazia cambiare la forma delle cose facendo in modo che nulla cambi in sostanza) sono comunque circa 130.000 e risultano accolti circa 80.000 persone.
Il sistema di accoglienza che fa capo al Ministero degli Interni ha oggi a disposizione circa 50.000 “letti liberi” per accogliere profughi Afghani in Italia e avviarli ai processi di integrazione.
Questa premessa è significativa e importante almeno per sottolineare con forza – al netto dei tanti odierni o futuribili proclami di accoglienza tramite “corridoi umanitari” da parte di partiti, sindacati o associazioni – che la sola città di Parma ha almeno 300 posti prefettizi già finanziati e il nostro territorio è pronto all’accoglienza.
Non c’è solo l’emergenza Covid 19 ad esser entrata dentro i confini italiani; c’è l’emergenza Afghanistan, segnale chiarissimo di un’emergenza geopolitica che impone di fare i conti col ripiegarsi degli USA sui propri problemi interni e con nuovi squilibri mondiali che l’Italia non può affrontare da sola.
Non sappiamo cosa accadrà nelle prossime ore, nei prossimi giorni: possiamo fondatamente temerlo. Molte saranno le persone disperate che, a dispetto di muri, trappole, violenze, respingimenti (anche dall’Italia, com’è noto), si metteranno a percorrere la rotta balcanica fino alla Bosnia (non solo afgani: lo abbiamo ben visto lo scorso inverno). Si tratta di uomini, donne, donne con figli, minori non accompagnati, che potrebbero essere accolti con “posti” già finanziati ed evitare di tentare il “game”, l’azzardo.
Allora andiamo a prenderli, salvandone il più possibile, organizzando “corridoi”, magari concordati assieme ad altri Stati dell’UE, trattando con chi bisogna trattare.
Come ha scritto recentemente Gianni Cuperlo: «La destra minaccerà le piazze contro l’ultima invasione e magari guadagnerà qualche voto lucrando sulle paure?
Pure dovesse succedere i voti si possono recuperare.
L’irreparabile è se perdi l’anima, perché quella non la ricompri più».
Ma anche continuare a perdere pezzi del minimo Stato di diritto messo in piedi in Italia dopo il 1945 non è cosa auspicabile.
MarcoMaria Freddi
Radicale, militante dell’Associazione Luca Coscioni e Eumans
Consigliere Comunale di Parma
Dino Rinoldi
Professore ordinario di diritto dell’Unione europea nell’Università Cattolica