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D’Alema inaugura la mostra sui 100 anni del PCI: ‘abbiamo insegnato ai lavoratori il senso della loro dignità’- VIDEO

Inaugurata ieri 15 giugno a Palazzo Giordani, sede della provincia, la mostra “Partecipare la democrazia: Storia del P.C.I. in Emilia – Romagna, organizzata dal Comitato di Parma per le Celebrazioni dei 100 anni del Partito Comunista Italiano, fondato a Livorno nel 1921 visibile da oggi al pubblico.

La mostra ha il patrocinio di Fondazione Arta – Ds Parma, Partecipare la democrazia e Provincia di Parma.

Dopo i saluti e l’introduzione di Pierluigi Beccarelli, Presidente Fondazione Arta-DS sono intervenuti di Diego Rossi Presidente della Provincia di Parma, Barbara Lori assessora regionale, il sindaco Federico Pizzarotti e Carmen Motta Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma.

Ospite d’eccezione Massimo D’Alema Presidente Fondazione Italianieuropei che ha voluto ripercorrere il tratto di storia del PCI che l’ha visto protagonista fin da bambino, sottolineando l’importanza del partito dal dopoguerra fino al suo scioglimento. D’Alema ha voluto ricordare l’importanza del Partito Comunista parmigiano e l’esperienza emiliana omaggiando Maria Bocchi, storica staffetta partigiana ed esponente del partito presente alla cerimonia.

“Il PCI è stato una parte importante del popolo italiano, una parte importante della cultura del paese– ha detto D’Alema- nomi come Guttuso e Vespignani disegnavano la propaganda del partito che coinvolgeva una grande parte del mondo del lavoro lasciando un segno profondissimo nella storia del paese.

Pochi uomini politici italiani hanno raggiunto il prestigio internazionale come Enrico Berlinguer, così come pochissimi intellettuali italiani credo abbiano avuto la fama inter come Antonio Gramsci, tra gli autori più tradotti ancora oggi nel mondo.

Ho avuto la fortuna di fare un pezzo di strada politica al fianco di Enrico Berlinguer quando ero a capo della FGCI e mi mando nel ‘78 con la prima delegazione italiana in Cina a riallacciare il dialogo con il partito comunista cinese interrotto 16 anni prima dalla critica, giusta, di Togliatti alla rivoluzione culturale. Andai per le vacanze di Natale perché per Berlinguer non si poteva perdere neanche un giorno di lavoro ma furono le vacanze più indimenticabili e intense della mia vita che mi hanno permesso di assistere  ai primi passi del gigante che si risvegliava dopo la guerra civile e si avviava a diventare un protagonista di questo secolo.

Il PCI, pur non avendo mai governato, ha avuto un grande ruolo comunque come baluardo della democrazia contro il terrorismo interno, per esempio, ma soprattutto ha combattuto per la dignità del lavoro e i diritti fondamentali  del lavoro in questo paese-continua D’Alema citando Di Vittorio ‘se non avessimo fatto altro di sicuro abbiamo insegnato ai braccianti che quando passa il padrone non è obbligatorio levarsi il cappello’. Il PCI ha insegnato ai lavoratori il senso della loro dignità.

Oggi celebriamo un partito che non c’è più, un pezzo di storia italiana molto lontano da quella di cui ho fatto parte partendo dalla conoscenza di Togliatti da piccolo per arrivare a discutere con Di Maio ministro degli Esteri, mondi completamente diversi, molto più di settant’anni..quasi secoli, tuttavia non si può vivere di rimpianti che impediscono una visione del futuro, ma dopo una fase di distruzione del passato forse è ora di recuperare esperienze più vitali della nostra storia e il compito dei più vecchietti come me è di mettere a disposizione questo patrimonio di esperienza ascoltando i giovani.
Il ‘nuovo’ è qualcosa che costruisce il futuro con radici ben piantate nel passato. E la politica di oggi è fatta di gente che non ha storia né radici.

Oggi senza i partiti, senza i sogni di una visione comune, una buona parte della società non è più rappresentata da nessuno-conclude D’Alema-I partiti avevano il compito di educare alla politica e un operaio poteva diventare consigliere comunale poi sindaco e anche deputato, oggi la politica è rappresentata dalla piccola borghesia, un ceto medio che dialoga con sé stesso senza la capacità di coinvolgere e comprendere il resto della società”

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