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“Le Porcellane dei Duchi di Parma” in mostra alla Reggia di Colorno in primavera


Si terrà dal 13 marzo al 6 giugno 2021 alla Reggia di Colorno la grande mostra “Le Porcellane dei Duchi di Parma. Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo”.
L’iniziativa è stata presentata a Palazzo Giordani sede della Provincia di Parma e in streaming, in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il Presidente Provincia di Parma Diego Rossi, il Delegato al Patrimonio Alessandro Tassi Carboni, i curatore della mostra Giovanni Godi e Antonella Balestrazzi, il sindaco di Colorno Christian Stocchi.
“Un evento che lancia un messaggio di speranza in questi tempi difficili – ha affermato il Presidente Rossi – Come Provincia dopo la riforma non abbiamo più competenze né risorse umane né finanziarie per cultura e turismo, ma abbiamo voluto provare ugualmente a cogliere una sfida: immaginare un evento importante sfruttando la possibilità straordinaria che offre la presenza sul territorio della Reggia di Colorno. Abbiamo portato questa progettualità all’interno di Parma Capitale della cultura 2020+21, abbiamo ottenuto finanziamenti esterni, grazie a Fondazione Cariparma, abbiamo chiesto uno sforzo in più ai nostri dipendenti, che hanno condiviso con noi un’idea politica di sviluppo del territorio. Tutti insieme stiamo facendo un grande lavoro per preparare qualcosa che rimarrà.”

Il Delegato provinciale al Patrimonio Tassi Carboni ha sottolineato la vasta rete di collaborazioni messa in campo e il Sindaco di Colorno Stocchi ha auspicato che il 2021 sia un anno di rilancio per il Parmense, che dovrà necessariamente partire da cultura e turismo.

I due curatori della mostra Balestrazzi e Godi hanno fornito alcuni dettagli in anteprima.
Tutto è partito dal progetto di valorizzazione della Reggia di Colorno nel 2015, con i primi interventi di riarredo, riportando in loco i mobili e le suppellettili che erano stati dislocati nelle sedi della Provincia di Parma.

Poi il lavoro di archivio, da cui emerse tra l’altro un lunghissimo elenco di porcellane, tazze, piatti, e 15 statuine di porcellana.

Da qui l’idea di riportare in Reggia questi oggetti decorativi che avevano scatenato nel ‘700 una vera mania di collezionismo.

Anche Colorno aveva la sua stanza delle porcellane, allestita dal Petitot, autore del rifacimento settecentesco della Reggia.

Protagonisti sono i Borbone, in particolare Elisabetta detta Babette, figlia del re di Francia, che collezionava per se stessa e suo marito questi oggetti di porcellana e per arredare la sua nuova residenza.
In questo periodo il gusto francese dello stare a tavola arriva a Parma, si abbandonano le portate monumentali e si presentano invece tante piccole portate, ciascuna delle quali richiede il proprio corredo di stoviglie, anch’esse più piccole e numerose, che troveremo in mostra.
Ad esempio i piccoli contenitori di marron glacees di porcellana decorata e traforata, le tazze con piattino molto largo, usato per raffreddarne il contenuto, le quattro alzate per ostriche, acquistate più per moda e collezione che per l’uso.
Notevole il servizio di Capodimonte, regalo di Maria Carolina alla sorella Maria Amalia, detto “servizio dell’oca” per la decorazione della zuppiera.
Sarà riallestita anche la sala da pranzo di Maria Luigia, con una tavola dell’epoca perfettamente apparecchiata , con la poltrona della Duchessa e il suo ritratto, prestato dal Complesso Monumentale della Pilotta.
Questi alcuni dei pezzi principali di una mostra molto variegata.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Candida D’Elia di Alma la Scuola internazionale di cucina di Colorno, gli storici dell’arte Chiara Burgio e Giuseppe Bertini Simone Verde direttore del Complesso Monumentale della Pilotta.

LA MOSTRA
La mostra “Adornamenti da tavola. Porcellane europee del 700 per i Duchi di Parma” nasce dalla collaborazione tra Provincia di Parma, Gallerie degli Uffizi di Firenze e Antea ed è promossa da Provincia di Parma, Comune di Parma, Comune di Colorno e Complesso Monumentale della Pilotta, Archivio di Stato e Soprintendenza Archeologica belle arti e Paesaggi per Parma e Piacenza.

Gli oggetti esposti provengono da Palazzo del Quirinale, Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, Gallerie degli Uffizi, Museo della Villa Medicea di Poggio a Caiano, Musei Reali di Torino, Fondazione Cariparma, Archivio di Stato di Parma e collezionisti privati.

Le preziose porcellane, che Luisa Elisabetta di Francia e il consorte Filippo di Borbone utilizzavano per i ricevimenti ducali, sono riunite per la prima volta dopo la dispersione dei tesori d’arte delle regge parmensi che prese il via nel 1859, quando il Ducato di Parma e Piacenza venne cancellato per essere inglobato nel nuovo Regno d’Italia.
Per questo motivo il patrimonio della più raffinata tra le corti europee, passò a Casa Savoia. Gli arredi, transitando da Torino e Firenze, giunsero in buona parte al Quirinale, ad arredare la reggia dei Savoia, poi la “casa” dei Presidenti della Repubblica.
La passione dei Duchi per le porcellane fu davvero assoluta: il piccolo Ducato acquisì il meglio della produzione di tutte le più prestigiose manifatture europee che la Duchessa personalmente cercava e commissionava, come confermano le numerose lettere in mostra.
Giovanni Godi assieme ad un gruppo di esperti hanno così condotto un lavoro di archivio per realizzare e sovraintendere la mostra, individuare le sedi dove i tesori parmensi sono stati “collocati” e riportarli a casa, anche solo per il tempo della mostra.
L’esposizione sarà allestita nel piano nobile della Reggia, seguendo una suddivisione per temi. Sarà un vero e proprio viaggio nella storia del gusto e della ricchezza decorativa che identificava lo status sociale di chi la possedeva.

Accanto alle porcellane saranno in mostra i ritratti, lettere e documenti relativi agli acquisti della Duchessa e del Primo Ministro François Guillaume Leon Du Tillot, disegni di mobili e arredi progettati da Ennemond Alexandre Petitot, piante del palazzo ducale di Colorno, libri ed incisioni di feste e nozze dei duchi di Parma, ma anche i ricettari in uso alle cucine del settecento.

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