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“Qui ne va della creatività, del pensiero, del sentirsi un corpo sociale decisivo”- L’assessore Guerra critica il nuovo Dpcm

L’assessore alla cultura Michele Guerra pubblica oggi sul suo profilo Facebook un’amara considerazione (e tutto il suo dissenso) in seguito al recente Dpcm che di fatto chiude ancora una volta l’intero comparto della produzione culturale mettendo a serio rischio non solo l’economia del settore ma  anche la stessa capacità di produrre idee e pensieri determinanti per la civiltà e l’identità dell’intero paese: “ solo la cultura ci potrà aiutare a mettere insieme i cocci di ciò che si è per sempre distrutto, ma dobbiamo fare in modo di ritrovarla viva, questa nostra cultura, e non darla per scontata alla fine di tutto”  afferma l’assessore.

“Ciò che sta avvenendo in tutto il Paese in queste ore è riflesso o distorto dal profluvio di commenti sensati, astiosi, utili e inutili che invade ogni medium.

Il nuovo decreto colpisce in maniera severa determinate categorie e purtroppo prevede concessioni che non possono non creare, oltre che dibattito, gravi tensioni. Il nuovo decreto chiude di fatto, per la seconda volta, una parte numericamente troppo consistente dell’industria culturale nazionale.

Ora, al netto delle legittime domande che un settore si pone sul proprio ruolo in un paese come l’Italia e sulla considerazione che ha presso chi deve prendere decisioni rilevanti, fa male pensare che i teatri, le sale da concerto e i cinema che hanno dato prove straordinarie nella gestione della sicurezza, che hanno osservato tutte le norme di distanziamento e monitoraggio del pubblico, che hanno accettato i nuovi numeri senza perdere entusiasmo, che hanno investito denaro perché così veniva loro chiesto per continuare a lavorare, oggi si trovino nel buio più nero, abbandonati. Il ministero dice che arriveranno aiuti, ma qui ne va della creatività, del pensiero, del sentirsi un corpo sociale decisivo. Da molti mesi diciamo che solo la cultura ci potrà aiutare a mettere insieme i cocci di ciò che si è per sempre distrutto, ma dobbiamo fare in modo di ritrovarla viva, questa nostra cultura, e non darla per scontata alla fine di tutto.

Provo un malessere vero, ad ogni telefonata, ad ogni messaggio. E mi rendo conto che, sì, le risorse saranno importanti e ognuno farà la sua parte, ma oggi, con questa seconda botta, il sentimento di solitudine e marginalità è più forte anche dei soldi e la cultura – che è industria e lavoro – serve una volta di più a capire queste cose, che non hanno costi stimabili, non prevedono budget precisi, ma si possono perdere per molto, molto tempo”

Qui il link all’appello promosso da Cultura Italiae, un’associazione di cui Città di Parma è orgogliosa di essere parte, che ha già raggiunto decine e decine di migliaia di firme:

https://www.culturaitaliae.it/vissidarte/

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