La chiusura delle scuole per Covid-19 non ha impedito l’avanzamento e la conclusione dell’iniziativa “Abitare il Paese – La cultura della domanda. Bambini e ragazzi per un progetto di futuro prossimo”, promossa a livello nazionale dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori (CNAPPC) e della Fondazione Reggio Children-Centro Loris Malaguzzi, e condotta in collaborazione con gli Ordini degli Architetti territoriali.
Il percorso educativo, alla sua seconda edizione, è stato sviluppato a Parma dagli architetti delegati dell’Ordine, Maria Paola Bezza e Gabriella Incerti, e dall’architetto Nicoletta Congiu, che hanno rivestito il ruolo di tutor.
Sede del progetto è stato l’Istituto comprensivo G. Micheli, nel quartiere San Leonardo, a Parma, che ha partecipato attivamente grazie all’interessamento della Dirigente Chiara Palù, con due classi: la II D della scuola secondaria di I grado (Scuola Vicini, con la prof. Cecilia Colonna) e la V C della scuola primaria (Scuola Micheli, con la prof. Katia Vara). L’iniziativa, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Parma, si è conclusa ufficialmente il 23 giugno.
Portare l’architettura a scuola è un tema non banale che si scontra con la difficoltà di pensare alle nostre città come un territorio che richiede trasformazione, pensando all’architetto come figura cardine del cambiamento. In questo senso è stato fondamentale il ruolo dei rappresentanti dell’Ordine che hanno fatto comprendere l’importanza di una visione progettuale degli spazi, sia interni che esterni, sia privati che pubblici, che hanno stimolato domande e riflessioni sul vissuto relazionale di ogni ragazzo, sulla percezione delle distanze, sull’idea di monumento e riferimento urbano.
Con entrambe le classi, il progetto è partito da una fase di ascolto delle diverse risposte a domande poste, sulla loro percezione degli spazi urbani, su cosa sia la città e su quale sia per ognuno dei ragazzi il suo valore affettivo. Ogni lezione è stata condotta con unamodalità paritaria, tutti seduti in cerchio, quali cittadini con opinioni egualmente valide. Dalle risposte sono emersi i loro luoghi preferiti (l’oratorio, la piazza, il centro commerciale, il parco, la gelateria).
Non essendo ancora autonomi negli spostamenti, è emerso che i ragazzi conoscono la città per punti specifici, indicati in relazione ai loro affetti. Negli incontri successivi è stato lanciato il tema architettonico del ponte, che è stato trattato in entrambe le classi per comprenderne la diversa percezione a seconda dell’età.
“La città della relazione. Un ponte verso…” è stato il titolo del progetto di quest’anno, che ha voluto indagare il concetto di ponte, in senso reale, come collegamento tra due punti della città, e in senso simbolico, come rappresentazione dei propri legami. Mediante il disegno di tanti ponti immaginari, è emerso che i luoghi affettivi prendono il sopravvento sui luoghi reali del loro vissuto.
All’inizio di febbraio è stato possibile condurre entrambe le classi in un itinerario esplorativo della città. I tutor hanno predisposto e consegnato ai ragazzi taccuini per appunti e disegni e cornici di carta per realizzare inquadrature estemporanee di ciò che colpiva la loro attenzione nel corso della visita. In particolare, le classi sono state condotte a esplorare i ponti lungo il torrente Parma (quelli periferici, quelli storici, il ponte romano) e ognuno è stato stimolato a inquadrare la città per mezzo delle cornici da punti di vista inediti. I ragazzi hanno trasmesso l’idea che gli spazi aperti possano diventare facilmente luoghi di ritrovo e condivisione, mentre quelli nascosti e non vissuti portino con sé degrado e disagio sociale. La classe V C ha disegnato un percorso nel quartiere San Leonardo, toccando i luoghi più amati, a cui è seguita una visita in cui ognuno dei ragazzi ha motivato le proprie scelte, segnalando anche i cambiamenti che immagina per il futuro.
Nonostante lo stop delle scuole e con l’avvio della didattica a distanza, il progetto ha potuto proseguire grazie alla forte volontà dei tutor e degli insegnati coinvolti e alla grande partecipazione dei ragazzi. Vista la situazione, il titolo è stato modificato in “Il ponte dalla tua finestra a …” e i ragazzi sono stati stimolati a immaginare una direzione verso cui guardare nel periodo di isolamento forzato. In questa fase essi hanno sottolineato la differente percezione dello spazio interno e di quello esterno alla loro abitazione. La città è stata vista come una grande famiglia in cui le persone, pur separate, stanno insieme per riuscire a superare l’emergenza. I ragazzi hanno ragionato sull’esistenza di quei luoghi urbani “invisibili”, di cui essi avevano sperimentato l’esistenza prima del lockdown, che sono ricettacolo di spazzatura e privi di considerazione. Per prendersi cura di questi non-luoghi hanno immaginato di porvi monumenti e statue, spingendo così la gente a riconoscerli come luoghi e a rispettarli.
A causa delle misure sanitarie ancora vigenti, non è stato purtroppo possibile organizzare, come da programma, una mostra con gli elaborati dei ragazzi delle due classi. Tuttavia, a livello nazionale è stato riscontrato un aumento delle adesioni, a partire dai territori coinvolti che, da 33 della precedente edizione, sono diventati 45, con 90 tutor e oltre 100 classi di bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni, appartenenti a più di 70 istituti scolastici, per un totale di oltre tremila studenti.