di Titti Duimio
Dopo tre mesi di stop riapre al pubblico il Complesso Monumentale della Pilotta nel pieno rispetto delle regole imposte dall’emergenza sanitaria ma, a detta degli esperti, niente sarà come prima e quale può essere il futuro dei luoghi di cultura post Lockdown? Al di là di mascherine, disinfettanti e ingressi contingentati ci si interroga sulla funzione degli spazi dell’espressione, della produzione e della fruizione culturale.
Da luogo chiuso percepito come un valore in sé a luogo aperto che si relaziona con il linguaggio contemporaneo e fornisce strumenti culturali per immaginare scenari futuri attraverso le radici della storia, pare essere la nuova linea per ridisegnare nuovi modelli e la Pilotta mette in pratica il suo progetto.
“Devo dire che il periodo di totale chiusura per Covid, seppur tragico per tutte le implicazioni umane che ben conosciamo, ha contribuito a confermare e rafforzare le mie convinzioni di un impellente bisogno di maggiore consapevolezza nel racconto storico della nostra evoluzione culturale” così Simone Verde direttore del Complesso Monumentale della Pilotta che ormai da tre anni porta avanti il suo progetto di riqualificazione e rimodulazione del percorso artistico del museo cittadino tra i più importanti d’Europa, commenta la riapertura dei musei dopo il Lockdown.
Riapertura che ha visto l’inaugurazione della grande operazione culturale ‘Theatrum Mundi’ in cui la storia dell’arte classica dell’intero palazzo della Pilotta dialoga con il pensiero creativo dello Studio Fornasetti, uno dei più geniali interpreti del design contemporaneo.
Un dialogo inevitabile, una narrazione che attraversa la storia e la contamina di linguaggi attuali, citazioni del mondo animale che integrano e contemplano le opere quasi a farne parte, un’interpretazione possibile nel rispetto del tempo ma anche dello spazio storico e attualizzata nelle ‘Rivitalizzazioni del Contemporaneo’ come è nel progetto della Pilotta da quando Verde si è insediato e che sembrano rispondere alle nuove esigenze di fruizione dei musei alla luce dei fatti odierni post Covid.
“A guardare i grandi musei d’Europa con la sensibilità di queste tragiche settimane, l’uomo parrebbe aver ridotto la storia del pianeta al progresso di una sola specie: la sua” così iniziava l’articolo di Simone Verde sul Sole24 del 19 aprile in cui il direttore proponeva una sua riflessione sull’opportunità data dal Lockdown di ripensare una nuova forma di racconto della storia dell’umanità proposta nella rappresentazione museale, meno incentrata sull’uomo ‘predatore’ che vince e primeggia su tutte le altre specie, visione che lo stesso Covid ha reso fragile e inadeguata e che sarà tema di un importante convegno il prossimo anno organizzato dalla Pilotta e dall’Ermitage di San Pietroburgo per analizzare e confrontarsi sulla crisi di rappresentazione della nostra storia, “il fallimento dell’identificazione del genere umano come destinatario della creazione e del conseguente racconto, nei nostri musei, di una celebrazione dell’antropizzazione che deve ridimensionarsi e tornare a mettersi in relazione con l’intero pianeta” come spiega Simone Verde.
“Pensiamo alle attuali ricerche scientifiche che sembrano mettere in relazione la diffusione del virus con l’inquinamento e pensiamo a quanto poco abbiamo fatto nella direzione della sostenibilità, quanto il poco rispetto dell’altro-da-noi ci ha reso vulnerabili, siamo davanti a un disastro ambientale enorme che segna la fine di un modello sociale ed economico insostenibile che ci espone a rischi incalcolabili e forse la cultura è l’unico reale antidoto in questo momento che ci permette di reinventare, con la sua potenza visionaria, un nuovo sistema funzionante”
E in Italia?
“In Italia l’urgenza è amplificata da un debito pubblico che ci costringe a limitare gli investimenti penalizzando formazione e competenze, questo è un paese che vive in un’emergenza perenne e sul piano della proposta culturale non può permettersi di investire nell’effimero e si riduce a interventi con basso ritorno.
Noi in Pilotta da tre anni lavoriamo nella direzione di una nuova visione culturale dello spazio che ci compete, abbiamo ristrutturato nell’ottica del riciclo, della conservazione, abbiamo operato nel pieno rispetto degli spazi esistenti con piccoli interventi funzionali ma innovativi, abbiamo recuperato il passato modernizzandolo senza mai snaturare il racconto pregresso come spesso il modernismo ha fatto, azzerando il passato, imponendo un modello di società rinnovata completamente slegata dalle sue radici.
E questi mesi di sospensione per noi sono stati un’opportunità per proseguire con coerenza intellettuale nel mettere a punto i nostri progetti che da tre anni vanno nella direzione di proporre ‘mostre permanenti’, il contrario dell’evento effimero, in cui il frutto del percorso di ricerca scientifica esposto è sicuramente ‘provvisorio’ e basato sull’attualità, ma anche permanente perché rientra nel progetto di allestimento museale e funziona in dialogo perfetto con il racconto contemporaneo immaginato.
“Perciò in queste settimane abbiamo proseguito con il riallestimento del Museo Archeologico con la messa in sicurezza di tutto il percorso, l’ala Ovest, la facciata della Cavallerizza, la chiusura del Portico della Palatina, il bunker sotto la Palatina che ospiterà il deposito delle collezioni del Museo Archeologico, abbiamo allestito un tavolo interattivo che consente al visitatore di entrare virtualmente nelle sale e nelle opere stesse per personalizzare le ricerche in base ai propri interessi e tanto altro ancora sempre nell’ottica di un dialogo aperto e probabile tra i tanti tempi sovrapposti nelle diverse collezioni.”
Si tratta, quindi, di un progetto che si inserisce in diversi contesti di relazione: con il territorio che lo conserva e ci si identifica, con l’intero paese di cui è espressione culturale e con il resto del mondo con il quale siamo in inevitabile relazione e confronto continuo come impronta e traccia della storia globale che ci appartiene. Uno spazio aperto alla ricerca, in ascolto dei cambiamenti, che sovrappone tracce di contemporaneità alla bellezza costruita nel tempo, ben lontano dall’idea di un mero contenitore di opere da ammirare bensì un luogo in continua evoluzione da condividere.
Progetto che è artisticamente riassunto nell’opera luminosa che campeggia nel cortile della Pilotta di Maurizio Nannucci che recita T.S.Eliot “Time Present and Time Past are both perhaps present in Time Future” (Tempo presente e tempo passato sono forse presenti nel tempo futuro) dove il ‘forse’ che sostiene il verso sottolinea e amplifica la provvisoria e geniale precarietà di ogni certezza, un atto di umana intelligenza che diluisce la presunzione di sicurezza assertiva in un liquido e fragile senso di dubbio oggi così attuale.
Foto gallery di Francesca Bocchia
Complimenti, bell’articolo.