di Titti Duimio
Forse, invece di guardarsi l’ombelico immersi in un’apnea illusoria in attesa che tutto torni fragile com’era, invece di appartarsi in un’ipotetica parentesi tra due immaginarie rassicuranti certezze passate e future pubblicando brandelli di racconti senza emozione, forse questa pagina di storia andrebbe analizzata nella ferocia del cambiamento che porta con se’.
E forse è d’obbligo per la Capitale della Cultura Italiana coglierne la dirompente portata e fare di se stessa il luogo della critica e del dibattito intorno al tema dell’arte e delle arti, della loro comunicazione e della loro futura funzione sociale. Forse.
E Francesco Pititto Presidente e co-Direttore Artistico di Lenz Fondazione lo fa con una lettera aperta nella quale si pone dubbi e domande sul futuro del teatro e sulla sua ricerca di teatro del futuro ormai prossimo.
RITORNO AL TEATRO
di Francesco Pititto
“Breve è la vita e lunga è l’arte”
Costretti a ripensarci in una nuova dimensione, in proiezioni nemmeno troppo vicine, presumibilmente lontane – uno, due anni? -, a riconsiderare il lavoro fin qui fatto e come fare quello di domani, il senso nuovo e la funzione de facto, privata e sociale, comunitaria nell’accezione più vera, agire insieme. Come si può “insieme” se costretti a non toccarci, non respirarci, non incorporarci.
Chi preferisce il silenzio, la chiusura pensando alla riapertura, chi continua a comunicare tramite sembianze, forme incorporee, immagini, chi è tormentato dalla diminuzione drastica di posti a sedere (le grandi strutture), dall’abbandono di abbonati restii a ritornare se non in totale sicurezza (anche se il teatro dovrebbe essere luogo tutt’altro che rassicurante), pur se distanti dall’azione scenica, pur se al riparo – seduti in poltrona – dalla catarsi liberatoria dai propri traumi e conflitti. Paradossalmente, le restrizioni ricadono di più sui grandi spazi teatrali a visione frontale che non sui piccoli spazi di ricerca e sperimentazione più abituati a disposizioni dinamiche di spettatori e forme di rappresentazione.
Lo Stato, la Struttura, faticano a sostenere la velocità del mutamento in corso e propongono soluzioni temporanee a tampone. Mentre la nuova Legge 175, che attendeva ancor prima i decreti attuativi e alcuni ripensamenti, si teme che sia ormai obsoleta nell’impianto, rispetto alle conseguenze della tempesta sanitaria ancora in corso.
Perciò, pragmaticamente, rimane come prima ipotesi realistica la presa in esame della complessa casistica proposta dal documento AGIS del 27 aprile 2020. Anche se pensato per i grandi teatri, le grandi orchestre e i grandi eventi può essere poi riconsiderata per realtà più piccole, complesse e dinamiche come la nostra.
Lenz Teatro, a norma di legge per 99 spettatori, replica diverse serate le proprie creazioni per una fruizione più ampia e, in site-specific, rivolge la propria proposta artistica ad un pubblico ben più numeroso e in proporzione alla capienza di spazi molto diversi, nei quali realizza le installazioni.
Ci pare, anche se pensata in grande, la prima griglia concreta sulla quale riflettere e provare ad immaginare nuove dislocazioni, nuove architetture, nuove relazioni.
Se poi consideriamo che da oltre dieci anni le produzioni di Lenz Fondazione vengono rappresentate in spazi monumentali (Duomo di Parma, Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, Ex-Ospedale vecchio, ex-carcere napoleonico di San Francesco del Prato), storici e artistici (Palazzo del Comune, Palazzo Ducale, Reggia di Colorno, Rocca di San Secondo, il Museo Guatelli, la Villetta cimitero di Parma), spazi architettonici contemporanei (Ponte Nord, il Tempio di Valera, lo stesso Lenz Teatro) le diverse questioni relative alla gestione – in questo caso per emergenza sanitaria – del pubblico e degli spazi della partecipazione ci hanno sempre accompagnato.
Gli spettatori itineranti, interni alla scena, in piedi o seduti su seggiolini richiudibili e portatili, a distanza ravvicinata con l’azione teatrale o coreografica sono forme differenti di disposizione nello spazio scenico. Così come tante altre realtà produttive e festival fanno da tempo.
Perciò le limitazioni derivanti dalle disposizioni per l’emergenza sanitaria sono, in parte, regole che non ci colgono alla sprovvista. Dobbiamo però riconsiderarle alla luce del nuovo stato di cose.
Certo sono imposizioni emergenziali necessarie, utili soprattutto a ritornare a casa, nella nostra casa di lavoro – che sia in campo aperto o nella cavità semicircolare di un’abside – oppure in altro luogo, da abitare poeticamente per un tempo definito. Oppure a Lenz.
Ritornare nella grande sala senza tempo e piena di echi – Sala Majakovskij – di Lenz Teatro, secondo nuove modalità, vestizioni – mascherine per gli spettatori, igienizzanti, distanziamento, prenotazioni e biglietteria solo online, misurazione temperatura corporea, regole per le prove con attori, musicisti e tecnici e tutto quanto sarà necessario per consentire ad ognuno di esprimere la propria libertà artistica, nella massima sicurezza possibile.
“Breve è la vita e lunga è l’arte_”
(da HÖLDERLIN FOSCOLO, mise-en-son di sonetti e liriche di Friedrich Hölderlin e Ugo Foscolo. Scrittura musicale di Carla Delfrate. Lenz Teatro, 23 novembre 1993)
Francesco Pititto
Lenz Fondazione