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‘L’emergenza di scrivere’: tracce di quotidianità ai tempi del Covid-19-Terzo racconto

L’associazione Intesa San Martino con la sua Biblioteca Sociale Roberta Venturini, mette a disposizione degli iscritti uno spazio in cui raccogliere riflessioni, pensieri, racconti, idee e paure nel periodo di isolamento imposto dall’emergenza sanitaria.

Un’urgenza di far sentire la propria voce nel silenzio scelto dalla città che continua a vivere.


I tempi interessanti che viviamo e vivremo

 di Michele Vanolli

Ti auguro di vivere tempi interessanti”, è un noto augurio cinese che nasconde, in realtà, una maledizione. Il significato è facile da comprendere, i “tempi interessanti” sono anche quelli che comportano grandi cambiamenti.

Se ci fermiamo per un momento a ripensare all’Italia di un mese fa, abbiamo l’impressione che sia passato un secolo. Viviamo, già adesso, nel mondo post-pandemia, nel quale le nostre vite sono cambiate, forse per sempre.

Questo è esattamente uno di quei momenti in cui la storia è come una pallina da tennis che ha colpito la rete, si è impennata, e non si comprende ancora da quale parte del campo cadrà. Noi possiamo soltanto guardarla e sperare, ma nel frattempo abbiamo l’esigenza di vivere la nostra quotidianità.

Stiamo tutti facendo, chi più e chi meno a seconda del proprio lavoro, quello che fino a l’altro ieri ci sembrava impossibile: rallentare o fermarsi. Abbiamo tutti scoperto che è possibile farlo, nonostante pensassimo il contrario.

Ovviamente non è semplice, e non è questa la sede per riflettere sulle implicazioni economiche e sociali di questa crisi; quello che mi interessa è il passaggio dal “non ho tempo” al “ho troppo tempo”. Su cosa concentriamo le priorità adesso che una lunga serie di attività ci sono precluse?

Non siamo più abituati al ritmo lento delle giornate, ed il senso di smarrimento e di vuoto improvviso è tanto.

Ma quanto può durare?

Immaginare una soluzione rapida alla crisi è difficile e la storia dell’umanità ci ha insegnato che, nei momenti di difficoltà, l’uomo ha una grande capacità di adattarsi alle condizioni più difficili e cambiare.

La domanda è: quando (non se) sarà tutto finito, saremo di nuovo disposti a tornare alle nostre vite di prima? La fretta perenne, le attività superflue, il sacrificio del nostro tempo, il lavoro come unico scopo, ci sembreranno ancora un prezzo accettabile da pagare?

Oppure pretenderemo tutti un cambiamento nei ritmi e nelle condizioni di vita e, in definitiva, nel modo in cui organizziamo la nostra società e definiamo le nostre priorità?

Non so ovviamente rispondere a queste domande, so però che cosa augurarmi. Mi auguro che da questa crisi mondiale sorga una nuova umanità, capace di rendersi conto davvero che ci si può salvare soltanto tutti insieme.

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