‘’Il lavoro in studio è stata una costante ricerca del sound originale che voglio proporre, quel timbro sonoro che ho sempre ascoltato sin da piccolo, io, figlio adottivo della musica Jamaicana’’. (Cienfuego)
A Parma non è usuale sentire parlare di musica Dub, un genere che rimanda alla cultura e all’identità caraibica, alla Jamaica in particolare, ad un modo di sentire e vivere “slow down”: le cosiddette “good vibrations” della musica in levare e della cultura dei “sound system” che nel nostro paese hanno una connotazione underground ma che si possono trovare e sentire ormai in tutto il pianeta nelle più svariate sfaccettature.
Per questo motivo abbiamo contattato “Cienfuego”, artista, produttore e musicista, classe 1991, di origini napoletane ma cresciuto a Parma, in uscita il 20 marzo con il suo disco “Dub Expedition” (In tutti gli stores digitali per l’etichetta “Mediterranean Dub”) e pronto a portare un contributo di grande qualità alla scena musicale.
Il suo nuovo lavoro è una miscela di sonorità mediterranee e caraibiche che riportano agli studi di registrazione di Kingston, in una Jamaica di fine anni sessanta, dove i faders dei mixer, le molle dei riverberi e i nastri dei delay davano vita al grande movimento della musica Dub.
Una spedizione nel tempo che giunge fino ad oggi con il sound che ha trovato la sua freschezza grazie alla collaborazione con il produttore pluripremiato Walter “Bonnot” Buonanno (Assalti Frontali, General Levy, Dead Prez), che ha creduto nel progetto tanto da rilasciare l’album sotto la neonata etichetta ‘’Mediterranean Dub’’ creata ad hoc dalla Bonnot Music per Cienfuego.
Nel disco sono ospiti il “Grammy Nominated” Kumar (Jam), ex-leader dei Raging Fyah, Awa Fall,stella della Black Music Italiana, e Mistilla, cantante della reggae band ‘’Earth Beat Movement’’ (Ita).
Partiamo da una curiosità: Parma non ha una vera e propria scena che rimandi ai generi “in levare” e per questo sei un artista e produttore atipico nel panorama locale. Come è nata la tua attitudine verso la musica Dub e qual è stato il background che ti ha fatto avvicinare ad un genere che ha le sue radici nella Reggae music, tipicamente internazionale e oltreoceano?
Per come la vedo io, la cultura, la musica e l’arte vanno sempre di pari passo con la situazione politica e sociale del luogo in cui si vive.
In Italia la mia categoria, ovvero quella dei musicisti, fa fatica a respirare nonostante i tantissimi artisti eccezionali presenti sul territorio.
La Reggae Music soffre perchè è un genere che porta messaggi intrinseci di socialità e libertà alternativi a quelli imposti dal capitalismo di ‘’Babilonia’’ e di conseguenza non gode dello stesso appoggio economico e di visibilità artistica che viene dato ad altri generi ed altre scene che invece rispecchiano i canoni prefissati dalla società attuale.
Non sono un amante della ricchezza materiale, resto umile, mi accontento di poco e fortunatamente ho avuto la possibilità di avvicinarmi a questo mondo all’inizio degli anni 0, quando avevo quattordici anni, epoca in cui era molto più diffusa la tradizione dei festival e degli artisti del mondo Reggae: basti pensare al ‘’Rototom Sunsplash’’, il festival più grande d’Europa nato vicino a Pordenone, allontanato nel 2010 dalla politica e dalla burocrazia Italiana e che oggi porta migliaia di persone e sopratutto tanta economia a Benicassim, in Spagna, luogo in cui si svolge attualmente.
Ho ascoltato in anteprima il tuo disco “Dub Expedition” che uscirà il 20 marzo, un lavoro attento che ha avuto una gestazione lunga, una produzione divisa tra Parma e Viareggio presso il Bonnot Studio. Raccontaci come si è articolata la produzione e quali sono, secondo te, le “chiavi” che ti hanno permesso di creare un lavoro di qualità alla tua prima release.
Ci è voluto….un mazzo di ‘chiavi’ intero per ottenere il risultato attuale!
Ho dovuto cambiare approccio alla musica, cambiare me stesso ed il mio rapporto nei confronti dei miei collaboratori.
Può sembrare esagerato, ma per chi vive la musica come la vivo io, con estremo rispetto e dedizione, fare un Album di qualità non è per nulla facile.
Ci sono tante fasi da attraversare: la scrittura, la composizione, l’arrangiamento, la produzione, la registrazione ed ognuno di questi passaggi necessità di un attenzione totale senza lasciare assolutamente nulla al caso.
Lavorare insieme a Walter Buonanno aka Bonnot è stato fondamentale per il risultato finale dell’album, la sua presenza in questo percorso ha assunto un’importanza imprescindibile, mi ha insegnato tanto e supportato in ogni fase del progetto, mettendo a disposizione tutta la sua esperienza in studio e la sua saggezza nei momenti più difficili.
Dal punto di vista puramente tecnico/pratico, il risultato autentico è stato dato dalla cura dedicata al sound che volevo ottenere: tutte le mie composizioni ed i miei arrangiamenti scritti e studiati a Parma, hanno acquisito profondità e colore grazie all’utilizzo di macchine, delay, riverberi, compressori, chitarre e pre amplificatori analogici dello studio di Bonnot, macchine eccezionali che mantengono il calore del suono, esattamente le stesse che venivano utilizzate negli anni 60/70/80 nei migliori studi Jamaicani e del resto del mondo.
“Mediterranean Dub” è la nuova sotto-etichetta di genere della già affermata label “Bonnot Music”, che nasce proprio per sostenere la tua produzione, sottolineando maggiormente il valore di questo progetto.
Raccontaci come è nata la tua collaborazione con Bonnot.
Con Walter ci conosciamo da circa dieci anni e per me è sempre stato un esempio da seguire, un bravissimo ’’cattivo maestro’’.
Veniamo entrambi dalle esperienze dei centri sociali, e la prima volta ci incontrammo proprio qui a Parma in occasione di un suo Dj Set che organizzai alla Casa Cantoniera, luogo storico della parma dei movimenti. Per me gli ‘’Assalti Frontali’’, band hip hop romana, sono stati la dottrina politica da seguire sin da quando ero piccolo e lui era il creatore delle basi sulle quali cantavano Militan A e Paul G.
Negli anni abbiamo mantenuto un bel rapporto di amicizia, gli inviavo le mie prime produzioni per avere il suo parere e quando mi trasferii a Londra nel 2014 per lavorare come Event Manager nel reggae club ‘’Hootananny Brixton’’, l’ho invitato varie volte a portare i suoi vari progetti attivi nella capitale inglese e proprio in quel periodo è scattata la scintilla che ci ha portato all’idea di lavorare insieme.
Nel disco ci sono tre importanti featuring di livello nazionale e internazionale (Kumar, MisTilla, Awa Fall), mentre gli altri brani sono totalmente strumentali e la title tracks, inoltre, rimanda a scenari lontani tra loro. Quali sono, quindi, i mondi, i contenuti e i messaggi che vorresti trasmettere e condividere con questo disco?
Dall’esterno, non ho idea di che sensazioni possa suscitare la mia musica ne tantomeno la scelta dei nomi che ho provato a dare ad essa, ma penso che questa sia la cosa più bella dell’arte, come quando si guarda un quadro o una scultura: la visione di essa o ciò che vogliamo vederci dentro è sempre soggettiva. Nella mia testa lo scenario comprende luoghi diversi e lontani, come diverse e lontane sono le provenienze degli artisti con i quali ho collaborato (Kumar dalla Jamaica, Awa Italo-Senegalese e Mistilla dall’Italia), descrive una spedizione arida e dura ma il messaggio rimane unico: la vita è un viaggio, talvolta astratto talvolta molto pratico ma dovrebbe essere un diritto viverlo nella piena libertà delle proprie scelte ed un dovere farlo nel rispetto di ciò che ci circonda. Il mio pensiero, va a quel numero interminabile di persone per il quale questa legge viene sovvertita e che nel viaggio ripongono semplicemente una speranza ad ottenere il diritto ad una vita degna.
La Dub music è comunemente considerata un sottogenere della musica Reggae, il lato b dei 45 giri trasmessi dai sound system giamaicani negli anni ’60, ma col tempo ha maturato una sua autonomia e ha sviluppato, a sua volta, sottogeneri e generi derivati ascoltati in tutto il pianeta.
In molti inoltre individuano la Dub music come una forma estetica, una tecnica di mixaggio, o come mood musicale.
Cosa significa per te fare musica Dub? Qual è il tuo approccio al genere e che tipo di contributo pensi di portare ad una scena così “affollata”?
Credo che in partenza sia giusto considerare la Dub Music un sotto genere della musica Reggae perchè è proprio da li che tutto è iniziato.
Come hai già detto, la Dub ha il cordone ombelicale direttamente collegato alla tradizione del roots reggae, era il lato B dei 45 giri, la stessa musica ma priva della parte vocale, così che i ‘’selectors’’ e gli MC potessero improvvisare nuove melodie sulle basi o lanciare messaggi al microfono.
Nel tempo però la Dub ha definito alcune caratteristiche proprie che l’hanno delineata in modo sempre più preciso e particolare come ad esempio l’utilizzo enfatico di riverberi, delay e basse frequenze fino ad intraprendere una strada autonoma e parallela ma mai distaccata dalla madre matrice.
La tecnica del mixaggio che consiste nell’inserire e togliere gli strumenti ed effetti a proprio gusto è per me la forma d’arte Dub che più mi rappresenta in assoluto, perchè ho la possibilità di creare ambienti e sensazioni in base alla ispirazione del momento, ma sopratutto rendendo ogni live diverso ed irripetibile da quello precedente.
Qual è la tua idea sul futuro di questa musica e quali saranno i tuoi prossimi step in questo percorso?
La Reggae music è e resterà eterna, non è né una moda né tantomeno un attitudine passeggera ma bensì una cultura ben radicata nelle vene di chi la vive, uno ‘’state of mind’’, nel quale le persone riconoscono uno stile di vita.
Non sono religioso e non sono rastafariano, ma ho molte cose in comune con la cultura Jamaicana che deriva dal reggae, ed il modo in cui mi approccio ad essa è molto serio e rispettoso.
Credo fortemente che si debba vivere nel rispetto di se stessi e di ciò che ci circonda, credo nel rispetto delle persone nelle loro diversità e nella totale armonia con la natura, per questo credo nelle lotte sociali e in ogni tipo di sovversione delle diseguaglianze e dello sfruttamento delle persone sulle persone.
Il mio prossimo step, in questo momento, sarà quello di portare live il mio nuovo Album ‘’Dub Expedition’’, veicolando in ogni mia Dub session lo spirito combattivo e di rifiuto totale dei modelli di vita di Babilon e del suo capitalismo.
Il tuo disco uscirà in un momento particolare dal punto di vista sociale e relazionale e molto delicato per il futuro della cultura.
Come vivi da persona e artista questa situazione?
Il momento è particolare e ne soffriamo tutti, credo che nessuno al mondo avrebbe mai immaginato di ritrovarsi segregato in casa a causa di un pandemia nel 2020, ma il mio pensiero va direttamente a chi soffre più, a chi non può rimanere chiuso tra le proprie quattro mura perchè una casa non ce l’ha, penso a chi è costretto a portare il peso dei ritmi di una produzione che non può permettersi di fermarsi anche a costo della vita dei lavoratori, penso a chi non riesce a vedere un futuro, e allora tante cose si ridimensionano e tante altre mi fanno riflettere sullo stile di vita insostenibile che il mondo ha assunto.
Da artista, come tutti i miei colleghi del resto, dovremo aspettare qualche tempo prima di ritrovare la ‘’massive’’ e farla ballare, ma spero fortemente che dopo tutto ciò, ci ritroveremo con una consapevolezza diversa. Nel frattempo, non ci saranno scuse per non ascoltare il mio nuovo Album e prepararsi a tornare più carichi di sempre!