Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“L’Associazione Centro Antiviolenza di Parma, in occasione della Festa della Donna, prende parola per ricordare la necessità di parlare di donne e dei loro diritti tutti i giorni e non solo l’8 marzo. Per questo rendiamo pubblici i nostri dati delle donne accolte al 31.12.2019 ricordando il lavoro che c’è ancora da fare perché anche in Italia venga applicata correttamente la Convenzione di Istanbul e perché la lotta alla violenza contro le donne e i/le loro figli/e e contro gli stereotipi di genere sia all’ordine del giorno.
Chiediamo alla politica e alla società civile una presa di coscienza reale riguardo alla situazione italiana alla luce della condizione attuale del nostro paese secondo quanto riportato dal Rapporto Grevio pubblicato il 13 gennaio scorso e considerando anche il numero di donne che si rivolge al Centro Antiviolenza nel territorio della nostra provincia (ricordandoci che è solo la punta di un icesberg).
Le donne da noi accolte infatti, nel periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019, sono state 323 tra cui 287 hanno subito violenza; 124 le italiane e 110 le straniere.
La maggior parte dichiara di aver subito violenza psicologica (224) e a seguire fisica (179), economica (105) e sessuale (37).
La maggior parte chiede un colloquio di sostegno (117) e informazioni (94) mentre 64 donne hanno chiesto una consulenza legale e solo 10 psicologica. Abbiamo ospitato nelle nostre case 64 donne di cui 42 con figli/e per un totale di 142 minori.
Come ci raccontano anche le indagini nazionali ed internazionali, uno degli ostacoli maggiori che le donne si trovano a dover affrontare nel loro percorso di uscita dalla violenza è la vittimizzazione secondaria sia da parte degli operatori sociali sia della società civile, come emerso anche negli ultimi casi di cronaca. Questo rende difficile alle donne denunciare e decidere di affrontare un processo per paura dei giudizi e del possibile allontanamento dei/delle figli/e da parte di chi nei tribunali sostiene la PAS.
Per questi motivi è necessario l’impegno dei/delle cittadini/e, della politica e di chi lavora nel settore dei media perché, se la violenza fisica è la manifestazione più facilmente riconoscibile, non si può ignorare che la stessa nasce da una determinata struttura sociale e dalla sottovalutazione della violenza psicologica e degli stereotipi e da rigide costruzioni sociali che continuano ad avere un forte impatto sulla società.
Chiediamo, di nuovo, che la voce delle donne venga ascoltata tutti i giorni e non solo l’8 marzo!”
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