di Titti Duimio
Oltre 12 milioni di tracce d’arte a partire dai primi decenni del Novecento raccolte, il più grande archivio di arte, fotografia, design moda e grafica d’Europa voluto da Carlo Arturo Quintavalle fin dal ‘68, centro di ricerca, eccellenza e punto di riferimento dell’Università di Parma, CSAC riapre oggi 16 febbraio i battenti dopo aver rinnovato gli spazi espositivi dell’Abbazia di Valserena con la prima opera site specific dell’artista Massimo Bartolini ‘On Identikit’ nell’ambito delle residenze d’artista ed esposizioni ‘ Through time: integrità e trasformazione dell’opera’ previste per tutto il 2020 anno di Parma Capitale della Cultura Italiana.
Da archivio a laboratorio artistico CSAC propone inediti percorsi d’arte e mette a disposizione dei nuovi linguaggi contemporanei la memoria della storia dell’arte che incontra e attraversa i tempi e crea nuove relazioni tra citazioni e interpretazioni.
I suggestivi spazi dell’antica chiesa, già esempio di secolari sovrapposizioni artistiche, rinnovati e proposti nell’essenza del loro racconto storico sono abitati per l’occasione da un’installazione di Massimo Bartolini che occupa una delle cappelle nobiliari dove è esposto ‘Lo Spirato’ di Luciano Fabro (1968-73) opera in gesso in cui il titolo evocativo supera il visibile e racconta o forse solo suggerisce l’invisibile, il corpo si è volatizzato, ne rimane solo la forma trattenuta dal panneggio del lenzuolo e dall’impronta lasciata sul cuscino, e lo affianca, con doviziosa “curiosità da archeologo”, ai vinili riprodotti nella serie fotografica’ Identikit’ (1979) di Luigi Ghirri per poterli finalmente ascoltare dopo averli intuiti negli scatti del fotografo e scambiarne il suono con l’eloquente silenzio dell’opera di Fabro.
Restituisce, così, vita artistica a oggetti che già Ghirri aveva reso immortali riproponendoli nella loro funzione originaria oltre l’immagine invisibile per completare un dialogo contemporaneo nuovo e diverso tra tempo e tempi, tra spazi e segni in un’intuizione artistica rinnovata.
Come scrive l’artista nel libro che accompagna l’evento espositivo, edito da All Around Art: “quando uno è sdraiato molto spesso si riposa o dorme, meno spesso è morto. In tutte e tre queste circostanze la musica è indicata […] La ninna nanna è una musica per dormire, per morire per poco tempo, per cambiare stato… Come fare una serenata al sonno che non si sveglia: dormi, che domani quando ti sveglierai ti ricorderai di una musica senza provenienza e per quello sarà la più musica di tutte le musiche”.
“Massimo Bartolini ci ha accompagnati, con l’individuazione di due opere di Luigi Ghirri e Luciano Fabro conservate allo CSAC, due opere fortemente differenti, a realizzare un atto ‘radicale’ sullo spazio e anche sulle collezioni, procedendo “per via di levare” e di affiancare, portando alla luce i possibili significati che oggi hanno Identikit di Ghirri e Lo Spirato di Fabro” dice Francesca Zanella presidente di CSAC.
Se è vero come spesso si è detto che #Parma2020 deve essere un’opportunità per la città di recuperare un’identità culturale sbiadita oltre che una mera collezione di eventi, CSAC ne ha interpretato perfettamente l’idea creando un nuovo progetto ritagliato sull’eccellenza del suo archivio e proiettato in avanti, ben oltre la data fatidica, proponendo riflessioni sul contemporaneo e sui nuovi linguaggi contaminati dall’immenso patrimonio culturale di chi ci ha preceduto senza mai tralasciare l’importanza della ricerca e dei valori di conoscenza acquisiti che costituiscono il flusso continuo e dinamico di evoluzione culturale e sociale.
“Gli oggetti – commenta infine Massimo Bartolini – sono come le note musicali, ogni oggetto è un tutto e la vicinanza con un altro oggetto estrae armonici e rende percepibile qualcosa di diverso della ‘dominante’, l’aspetto apparentemente univoco della cosa alla quale siamo abituati. Per questo gli archivi non sono luoghi innocenti, gli archivi sono posti in cui si compone musica, dove un dato si modifica, in maniera involontaria e irreversibile, e dove le cose sono presenti tante e tutte insieme pronte a diventare altro. Gli incontri sono mutazione”
Massimo Bartolini è nato, vive e lavora a Cecina. Studia all’Istituto Tecnico per Geometri B. Buontalenti di Livorno e all’Accademia di Firenze. Dal 1993 espone in numerose mostre; tra le collettive si ricordano: Biennale di Venezia del 1999, 2001 (evento collaterale), 2009, 2013; Biennale di Valencia, 2001; Manifesta 4, Francoforte, 2002; Ecstasy, in and about altered states, MOCA Los Angeles, 2005; Biennale di Shangai 2006 e 2012; International Triennale of Contemporary Art, Yokohama, 2011; Biennale di San Paolo, 2004; Biennale di Pontevedera (Spagna), 2004; Documenta 13 Kassel, 2012; Etchigo Tsumari Tiennal, Tokamachi, 2012; Track, Ghent (Belgio), 2012; One on One, Kunstwerke, Berlino, 2012; The City, My Studio/The City, My Life, Kathmandu Triennale (Nepal), 2017; Habit Co-Habit, Pune Biennale (India), 2017; Starting from the desert… Yinchuam Biennal (Cina), 2018. Fra le mostre personali: Manifesta 12 (evento collaterale)Caudu e Fridu, Palazzo Oneto, Palermo, 2018; 4 organs, Fondazione Merz, Torino, 2017; Studio Matters+1, Fruitmarket Gallery, Edimburgo, e SMAK Ghent, 2013; Serce na Dloni, Centre of Contemporary Art Znaki Czasu, Torun, (Polonia), 2013; Hum Auditorium Arte, Roma; MARCO, Vigo (Spagna), 2012; Museu Serralves Porto; Ikon Gallery, Birmingham, 2007; GAM di Torino, 2005; Museum Abteiberg, Mönchengladbach (Germania), 2002.
Massimo Bartolini. On Identikit
CSAC-Abbazia di Valserena
Mostra: 16 febbraio-22 marzo
Ingresso
5 euro
Per tutte le riduzioni e informazioni aggiornate: http://www.csacparma.it/visita/
Orari
Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-19.00
Sabato e domenica 10.00-19.00
Informazioni e prenotazioni