E’ il capolavoro di Molière che più di ogni altro sembra portatore di un messaggio che ci è oggettivamente contemporaneo, capace di parlare al mondo attuale con una profondità non meno sorprendente di quella con cui seppe rivolgersi alla Parigi di tre secoli e mezzo fa, alla capitale francese nella quale l’autore visse e raggiunse un immenso e contrastato successo.
«Il misantropo», in scena al Teatro al Parco nell’ambito della rassegna sulla scena contemporanea del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti «Serata al Parco» sabato 1 febbraio alle 21, interpretata dagli attori della Compagnia Factory transadriatica, per la regia di Tonio De Nitto, nella traduzione e con l’adattamento di Francesco Niccolini, è la tragica commedia di Alceste, l’uomo integerrimo, rigoroso e onesto fino alla rigidezza, nemico dei compromessi e delle ipocrisie che governano la società di ieri e di oggi.
Ed è anche la pungente e dolorosa commedia dell’innamorato nevrotico, e perciò dell’uomo doppiamente infelice, in amore e nei rapporti umani.
E’ il Molière descrittore analitico di mali profondi, l’analista di nevrosi non superate dall’uomo di oggi, che risalta in questo capolavoro.
E’ lo scrittore che seppe farsi, oltre che maestro di farse esilaranti, indagatore scientifico dell’essere umano, scienziato di meccanismi inconsci dell’anima, che turbano ancora lo spettatore del 2020, come turbarono i francesi che assistettero alla prima rappresentazione di quest’opera, il 4 giugno 1666 sul palcoscenico del Palais-Royal.
«Mi avvicino a Molière e provo a raccontare la società in cui viviamo che stranamente non sembra molto diversa da allora», racconta il regista Tonio De Nitto. «Il Misantropo, quanto mai attuale, è un testo che dopo tanta civetteria, convenzioni e barocchismi dorati, arriva stretto come un nodo alla gola: sembra un quadro perfetto del momento che stiamo vivendo, nella disillusione verso un mondo non meritocratico, dove la soluzione è sempre nel compromesso e spesso nella totale evasione dalla legalità, dove la menzogna trova strade più facili e tollerabili della verità».
L’Alceste di De Nitto appartiene alla progenie degli ultimi, dei non allineati, dei reietti perché non interessati al clamore del mondo.
«Alceste non respinge ma è respinto da una società in cui non si riconosce – spiega il regista – da un amore incapace di scegliere, da processi in cui è chiamato in ballo senza alcun motivo, non uno contro tutti, ma tutti contro uno.
In una società retta dalle convenienze, dall’ipocrisia e dal privilegio, cosa può accadere al severo e isolato Alceste se non coprirsi di ridicolo e uscire tristemente sconfitto da ogni scontro?
«Tutti ridono di lui, anche noi, perché la sua onestà non ha senso e porta con sé un peso totalmente inutile e ingiustificato, data la legalizzata falsità del tutto», spiega Francesco Niccolini, che cura la traduzione e l’adattamento del testo.
«Forse per questo Alceste mi piace tanto: don Chisciotte francese, spirito libero. Esattamente come Molière, drammaturgo commediografo e attore come nessun altro capace di dipingere la ferocia del suo e del nostro tempo. Capace di perdere tutte le battaglie, ma sempre a testa alta. Per quel poco che possa servire, camminare a testa alta, in un mondo in cui tutti – la testa – la tengono bassa, per leccar scarpe di piccoli viscidi feudatari o per mettere il milionesimo like sul loro telefonino».
Biglietteria al Teatro al Parco e sul circuito Vivaticket. Informazioni 0521 992044, www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole.