di Titti Duimio
Il mondo della cultura e del teatro italiano compatto si muove a favore del Teatro delle Briciole e pone domande e chiede spiegazioni su quanto avvenuto veramente attorno al ‘caso’ che vede la direzione artistica del Teatro, Flavia Armenzoni, Alessandra Belledi e Beatrice Baruffini, costrette a interrompere il loro trentennale lavoro e a non presentare la stagione 2020 proprio nell’anno in cui Parma sarà Capitale della Cultura Italiana.
Forse una spiegazione è dovuta non solo ai cittadini parmigiani che saranno privati di un’eccellenza culturale locale, ma anche ai tanti professionisti dell’arte che riconoscono alle Briciole un ruolo centrale nel panorama culturale nazionale e oltre.
Queste le lettere ricevute in redazione:
Marco Baliani, attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore italiano, Claudia Castellucci regista teatrale, Romeo Castellucci regista e scenografo e Chiara Guidi regista, attrice e drammaturga, della Socìetas Raffaello Sanzio Teatro d’Avanguardia e Mariangela Gualtieri poetessa e scrittrice con Cesare Ronconi regista, fondatori del Teatro Valdoca
LETTERA DI MARCO BALIANI
Giorni fa ho raccontato il mio spettacolo Kohlhaas nella sala grande del Teatro al Parco, era pieno di studenti universitari, docenti, alunni delle superiori e un gruppo di affezionati spettatori. Era di mattina, e, dopo, abbiamo costruito un dialogo di domande e risposte sulla narrazione, sula letteratura, sulla vita, sul mondo. E’ a questo che serve il teatro, a far nascere domande importanti sentendo che si condividono in uno spazio di comunità. Per decenni il Teatro delle Briciole è stato questo luogo e ha costruito questa vocazione all’ascolto e alla partecipazione, qualcosa che ha un valore unico e irripetibile, perché genera socialità, condivisione, appartenenza. E’ questo il senso della cultura, un coltivare esperienze memorabili, che restano, che si imprimono.
Per decenni questo luogo ha permesso a migliaia di bambini, ragazzini, kids, giovani, adulti e anziani di abituarli a quella pratica del dialogo che è il teatro. Sono sconcertato nel constatare che, in questi mesi, tutto questo patrimonio di esperienze e di continuità progettuale possa finire come se non fosse mai esistito.Proprio nel momento in cui questa città, dove vivo da vent’anni a cui sento di appartenere, sta diventando capitale italiana della cultura, proprio ora avviene questo incomprensibile stallo, questo vulnus foriero di preoccupanti scenari futuri. Vorrei che mi si spiegasse cosa sta succedendo, con linguaggio limpido e chiaro. Non amo le dietrologie, non mi appartengono. Posso però capire che uno spazio come quello del teatro al Parco, unico nel suo genere possa generare appetiti di vario genere e non tutti di nobili intenti culturali. Ma questo non può né deve accadere, perciò non accadrà. Ci sono molte forme di lotta civile per impedire che si arrivi a una svendita di un patrimonio culturale edificato con tanta fatica e consapevolezza in così tanti anni.
Per cui occorre che si faccia chiarezza, non domani, quando i riflettori accesi su Parma capitale culturale si saranno spenti, ma ora, immediatamente. Risulta che siano state allontanate le persone che in questi anni hanno dato a questo spazio una fisionomia e un senso, una vocazione all’infanzia e all’adolescenza.
Perchè: la domanda è semplice e la risposta dovrebbe esserlo altrettanto. La stagione teatrale rischia di non potersi svolgere
Perché?
Non sono arrivate alla polis, alla città spiegazioni chiare e argomentate. Perché?
Una volta risposto a queste domande, senza giri di parole, in un pubblico dibattimento aperto alla città, allora si potrà comprendere dove si va, con che intenzioni, come far proseguire il progetto, con quali competenze e forze, con quali economie.
Non è difficile se ognuno ha coscienza di quanto si rischia di perdere se non si interviene per tempo a chiarire.
Coscienze limpide che parlino alla polis, è questo quello che dovrebbe essere la politica intesa nel suo senso più bello e alto. Attendo fiducioso che questo accada al più presto.
Marco Baliani
LETTERA DI CLAUDIA CASTELLUCCI ROMEO CASTELLUCCI CHIARA GUIDI – SOCIETAS
La notizia dell’esautoramento della Direzione Artistica e Organizzativa del Teatro delle Briciole di Parma è culturalmente e socialmente grave, e supera la dimensione cittadina.
Non noi, ma la storia culturale di trenta anni testimoniano il valore oggettivo di tutto l’insieme delle attività sviluppate dal Teatro delle Briciole nella loro città, Parma, di cui sono diventati una istituzione reale, in Regione, in Italia e nel mondo.
Non conosciamo le ragioni che hanno portato a un simile provvedimento, ma possiamo affermare che, alla luce dei fatti, esso risulta dissennato, perché dissolutore. La città di Parma, in primis, avendo in dote una ricchezza di questo genere –ricchezza, intendiamo, per ciò che riguarda il pullulare di iniziative culturali di qualità– intende veramente sperperare ciò che gratuitamente ha in mano? Intende veramente rigettare ciò che invece potrebbe sfruttare? Non possiamo crederlo.
Ci auguriamo che gli Amministratori politici della città possano riflettere e trovare soluzioni logiche e storiche, non già per ‘mantenere’ lo status quo –ché così non è mai stato per il Teatro delle Briciole, nonostante tutto il diritto maturato di operare nella tranquillità– ma per favorire la rigogliosa continuazione delle attività.
Claudia Castellucci Romeo Castellucci Chiara Guidi
LETTERA DI MARIANGELA GUALTIERI, CESARE RONCONI E TEATRO VALDOCA
Le Briciole in grave difficoltà, in una Parma che si prepara a diventare Capitale della Cultura. Che dire?
Quasi non ci si crede.
Una capitale della cultura è tale se ha cura delle proprie eccellenze, quelle che operano con rigore e maestria nel quotidiano, da anni, tirando su generazioni di bambini e adolescenti, come hanno fatto le Briciole fino a questo momento, con la loro grande capacità, operosità, esperienza, onestà, una compagnia di Teatro per Ragazzi fra le più importanti, un capitale artistico e umano messo insieme in tanti e tanti anni.
Ben vengano i grandi eventi culturali, se – pensando al bene duraturo della città – non si trascurano le preziosità che perdurano, questo operare paziente e resistente.
Vanno trovate soluzioni impensate dunque, salti mortali, salti vitali per tenere vivo ciò che è già vivo e non chiede altro se non rispetto di un fare artistico e pedagogico eccellente, rispetto del lavoro, dei suoi tempi e delle sue regole, delle maestranze tutte che lo tengono attivo.
Forse è vero che noi umani siamo fatti così, che amiamo davvero le cose solo quando le perdiamo. Solo allora ne comprendiamo pienamente il valore.
Allora è tempo che i pochi e le poche lungimiranti si sveglino e scuotano i dormienti, e si comprenda ciò che non va bene, e lo si emendi. E si comprenda ciò che va molto bene, e se ne abbia cura e rispetto.
Mariangela Gualtieri, Cesare Ronconi e Teatro Valdoca