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14 dicembre-‘Non ho notizie di me da tanto tempo’: le geometrie poetiche di Rolando Campanini alla Chaos Art Gallery


Sabato 14 dicembre alle ore 17 inaugura la mostra di Rolando Campanini alla Chaos Art Gallery.

Rolando Campanini si ritrova e ci fa ritrovare in questa personale dove racconta dell’uomo e del mondo attraverso composizioni astratte con combinazioni perfette di colore e forma, con ironia e poesia, come rivela già il titolo enigmatico ed evocativo ripreso da Alda Merini: “Non ho notizie di me da tanto tempo”.

Sono 25 opere divise in serie e ci parla d’incomunicabilità, di solitudine, d’ottusità e di vanità, ma anche di una bellezza e armonia perduta, ritrovata infine nell’arte.

Sono perfette combinazioni cromatiche e geometriche le opere di Rolando Campanini, strutturate con un’armonia che consente di tradurre linee, forme, partizioni di colore in composizioni talvolta ironiche, sagaci, ma sempre comunque poetiche.

La gradevolezza della tessitura astratta non si ferma tuttavia all’osservazione superficiale e, grazie all’equilibrio delle forme e delle tinte, alla raggiunta costruzione tridimensionale degli ultimi quadri, va oltre e ci parla di altri tempi e spazi interiori, ci racconta l’uomo e le sue fragilità, le difficoltà di comunicazione (Testa piatta, Donne sole, Pifferaio magico, Burattini, Cervelli disabitati, Dualismo, Uomo verso il nulla, Decadenza, Confidarsi, Le grand visage), di comprensione e infine la natura-rifugio (Il giardino perduto).

Guardando ai titoli delle serie e alla costante giocosità creativa, s’avverte un simbolismo fiabesco che riconduce nel tono alle allegorie del Depero futurista, mentre nella poetica, oltre che nell’impostazione astratta, a Paul Klee.

L’inganno dell’uomo e delle cose, l’eterna dicotomia tra essere e apparire, diventa un tangram d’incastri geometrici talvolta enigmatici, ma resi eloquenti dalla forza seduttiva ed emotiva del colore. Lo sconcerto della razionalità viene risolto dal concerto delle tinte, fino ai grandi quadri de “Il giardino perduto”, l’Eden primordiale dove l’incomunicabilità, la solitudine, l’assurda vacuità dei pensieri si dissolve nell’equilibrio della germinazione vitale, della condivisione amorosa, nella simmetria che genera il germoglio perfetto, l’albero della speranza, il fiore del domani.

Campanini in questo giardino perduto  salvifico dell’arte si è ritrovato e proprio in questa mostra auspica il ritrovarsi di chiunque abbia mai perso il proprio sé e – citando Alda Merini – non ne abbia notizie da tanto tempo.

La sua lunga esperienza di designer l’ha condotto a costruire degli ambienti pittorici dove ci si muove con disinvoltura e si arriva a comprendere concetti complessi, situazioni anche dolorose con la facilità della narrazione fiabesca e con la grazia consolante della poesia.

I suoi piani di colore, i suoi profili geometrici conducono dentro la realtà dell’uomo e del mondo, ponendo quesiti importanti con leggerezza e ironia. Dietro ad un blu c’è un giallo, poi un violetto e forse un verde e sono in campiture di triangoli, di quadrati, rettangoli.

Il mondo tradotto nell’astrazione rigorosa è anche l’assunto di Mondrian e del costruttivismo, dopo la grande lezione totalizzante di Kandinskij. Qui infatti più che la musica teorizzata dal maestro russo, c’è logica e letteratura, geometria e poesia.

Le sue opere vanno configurando, con abile e dissimulata semplicità, la scheda madre della mente divina, attraverso la quale si ricapitola l’umano e l’universo, si spiega l’imperfetto nella perfezione, si ricompone il disordine nell’ordine, il finito nell’infinito. Che è linea, ma soprattutto colore. Pensiero, ma soprattutto emozione.

Inaugurazione

A cura di Manuela Bartolotti

Sabato 14 dicembre ore 17

Orario apertura

Da martedì a sabato 10.00 – 12.30 / 16.00 – 19.00

Domenica 16.00 – 19.00

Lunedì chiuso

Ingresso libero


Contatti

E-mail: [email protected]

Tel. +39 3472764986

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