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‘Ogni uomo è la sua storia’: successo della performance artistica di Gianluigi Colin al Palazzo del Governatore

di Titti Duimio


“Noi siamo la nostra memoria, siamo questo museo chimerico di forme incostanti”

(Jorge Luis Borges)

Molti i parmigiani che hanno partecipato alla performance artistica ‘Vie di Memoria’ di Gianluigi Colin che ha avuto luogo per tutta la giornata di sabato 16 novembre al Palazzo del Governatore dove fino al 1 dicembre è possibile visitare la mostra ‘Costellazioni Familiari-Dialoghi sulla libertà’, un viaggio di immagini  tra memoria collettiva e cronaca personale nelle opere di Colin curata da Carlo Arturo Quintavalle.

‘Vie di Memoria’ è il titolo dell’azione artistica che ha coinvolto centinaia di parmigiani e la loro storia personale trasformata, attraverso l’intervento creativo di Gianluigi Colin, in racconto pubblico, in opera d’arte che appartiene ad una collettività; ogni gesto privato diventa così parte di una storia, anzi ‘della storia’ che costituisce la contemporaneità, dal privato al pubblico e viceversa per riconoscersi e riconoscere l’unicità di un gesto privato nella memoria personale e collettiva.

‘Ogni uomo è la sua storia’ ma anche la storia di tutti.

Per questo i cittadini sono stati invitati a portare un’immagine o un oggetto della propria memoria personale – subito restituito al proprietario – che l’artista con una fotocopiatrice ha elaborato intervenendo con elementi pittorici.

Le opere, timbrate e firmate sono state realizzate in due copie: una donata alla persona che ha partecipato all’azione, l’altra sarà esposta a Palazzo del Governatore e sarà inclusa nel grande archivio “Vie di Memoria”.

Dice Gianluigi Colin: “Jorge Luis Borges diceva che ‘Noi siamo la nostra memoria, siamo questo museo chimerico di forme incostanti’. Vie di Memoria, non è altro che il censimento di questo universo di forme, ricostruito attraverso performance in numerose città. Foto, documenti, lettere e altri piccoli frammenti della sfera affettiva, sono trasformati, con il linguaggio della Copy art, da intimi simulacri di emozioni, in altrettantenuove inaspettate icone.”

La performance fa parte di un progetto iniziato da Colin nel 2001 e che ha sinora toccato città come Milano, Roma, Napoli, San Pietroburgo, New York e Buenos Aires, a cui è stato dedicato nel 2003 un volume edito da Charta.

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