Così il critico d’arte Piero Del Giudice descrive l’arte della Zanafredi:
«Sin dalle battute iniziali Gianna Zanafredi adotta il linguaggio pittorico che chiamiamo dell’informel con una forte densità materica sulla tela. Una adozione espressiva fuori dalle mode, una opzione “arcaica”, alla ricerca di una “lingua pura” che si allontani e si contrapponga alla scena artistica presente (video, foto, iconologia pubblicitaria, installazioni, abbandono dell’opera dipinta). Non con la pittura lei si misura, ma con la corporeità della materia. Succede allora che la materia si compatti in oggetto, in forma, in corpo. Quando corpo “tatuato” fitto di comunicazioni criptiche, spazio di scritture mute incise sulla densità cromatica. Quando corpo di donna, campo di autonomia, di un sentire sin dall’inizio femminile, che si dà in una sofferenza dichiarata – vuoi esistenziale, vuoi civica – attraverso un lavorìo sulla materia e attraverso scritture altre. E sono tagli, cuciture, segni, scritture sul quadro e nella materia, pronunciamenti iniziatici, forse rituali.
Cosa rende moderna questa lingua desueta “pura” e “arcaica”? Queste tele dense di materia per processi febbrili a “tecnica mista” (bitumi, colle, colori a olio, calce) in cui agiscono – agivano anzi – i passaggi del tempo ciclico delle stagioni e poi, via via, strutture e architetture primordiali (tombe e culle insieme), stratificazioni di vittime in fosse comuni? Moderna è la messa in atto di “un arroccamento lirico”, di una purezza che trasuda rigetto dei tempi spuri che corrono, rigore artistico quale rigore morale. Moderno è l’isolamento della esperienza artistica, il fare arte da sé, che si fonda sull’alchimia di una materia mescolata a formule magiche, iniziatiche, da cui nasce con i suoi sintagmi questa “lingua pura”. Pittura separata, materia pittorica prodotta da gnomi fiabeschi (alchimisti sono e lavorano con grandi mescole alle mutazioni della materia, al raffinamento dei bianchi, dei grigi dominanti) per una lingua pura. All’inizio il racconto era di natura – orizzonti di pianura, densità atmosferiche e nebbie, le terre della Bassa – poi una scelta cromatica e una figurazione di rovine, di distruzione della natura con citazioni di resti di civiltà e umanità. La ricerca degli ultimi lavori è sulla memoria – come storia dei vinti – che la materia include, protegge e tramanda. Le ultime tele sono una esposizione della condizione umana, una vera e propria messa in scena, un palco dei supplizi, un annuncio del presente martoriato.
Materia/materna, custodiale. Quadri grandi dove torna la figurazione per epifanie di forme umane dentro la materia. E questo, della storia dei vinti, è il tempo che viviamo».
Gianna Zanafredi Nata a Casalmaggiore (CR). Si è laureata alla facoltà di sociologia di Trento nel 1973. Nel 2001 si è diplomata all’istituto d’arte ‘P. Toschi’ di Parma, città dove vive e lavora nello studio di Borgo del Parmigianino. Dal 1999 espone nelle principali città italiane. Nel 2009 la prima mostra all’estero, a Parigi, presso il Centro Culturale C. Peugeot e l’anno dopo a Praga, all’Istituto Italiano di Cultura. Di sé dice: «Sono molto riservata, non amo che si sappia né di me, né amo sapere le cose che si possono dire su di me. Mi piace molto sentire i racconti delle persone, le narrazioni delle loro vite, cose che non riguardano me»
Orari apertura spazio LaZona – Centro Cinema Lino Ventura (Via D’Azeglio 45/D):
Da lunedì a giovedì dalle 9 alle 19
Venerdì e sabato dalle 9 alle 20
Contatti: tel. 0521/031041