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Dal Forum Mondiale Unesco esce la ‘Dichiarazione Parma’ contro lo spreco alimentare: sostenibilità, riciclo ed educazione

Col suo “sistema”, il cosiddetto “Parma Model”, la Città Creativa per la Gastronomia UNESCO fa scuola riunendo, il 12 e 13 settembre scorsi, 150 tra stakeholder ed esperti mondiali al 4° Forum mondiale UNESCO “Cultura e cibo: strategie innovative per lo sviluppo sostenibile”.

Organizzato dall’UNESCO in collaborazione con il Governo della Repubblica Italiana, con il sostegno del Comune di Parma e della Regione Emilia Romagna, il Forum ha affrontato la relazione tra cibo, cultura e società e il loro ruolo chiave per l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Contribuire a ridefinire le linee guida dei prossimi anni: ecco l’obiettivo ambizioso della riflessione su scala globale che a Parma, non a caso nominata Unesco Creative City of Gastronomy, ha trovato la sua naturale collocazione.

“Bisogna partire da un allarme generale – ha esordito Ernesto Ottone, vice direttore generale UNESCO per il settore Cultura – Al mondo 2 miliardi di persone non hanno accesso regolare a quantità di cibo sufficienti. 1/3 del cibo prodotto va sprecato. Sono tendenze che minacciano la biodiversità. In questo senso le esperienze locali possono portare verso modelli alimentari più sostenibili. Da parte dell’UNESCO c’è il sostegno massimo alla questione. Il food è parte integrante dell’Agenda 2030 per l’inclusione sociale, il dialogo e lo sviluppo sostenibile”.

Esito e punto nevralgico della due giorni la “Dichiarazione Parma”, un documento sottoscritto da tutti i partecipanti al Forum che detta le linee di comportamento per il futuro dell’alimentazione: sostenibilità, riciclo ed educazione.

Obiettivi raggiungibili attraverso l’applicazione di buone pratiche, tra le quali integrare al meglio cultura e politiche di sviluppo sostenibile; promuovere una cooperazione trasversale nei settori della cultura, dell’istruzione e della scienza; rafforzare il nesso tra cultura, cibo ed educazione e i modelli in evoluzione della sicurezza alimentare; sostenere metodi culturalmente appropriati di produzione e consumo alimentare che rispettino le comunità, il loro patrimonio culturale e l’ambiente; individuare nuovi modelli di business e forme di creatività che rafforzino i processi di apprendimento, innovazione e sviluppo locali nel settore nutrizionale; adattare gli strumenti di sviluppo urbano ai contesti locali.

Parma pensa, Parma fa. E contro gli sprechi, propone un progetto concreto – già presentato a Macau, in occasione di un recente meeting – che, a partire dalle 26 Città Creative per la Gastronomia UNESCO, potrebbe ispirare il mondo a quelle piccole azioni quotidiane che fanno la differenza.

Si tratta del progetto “doggy bag”, una per ciascuna delle 26 Città Creative, da attuare in collaborazione con i ristoranti. “Una goccia nell’oceano” l’ha definita Cristiano Casa, Assessore al Progetto UNESCO del Comune di Parma, ma che, partendo dal locale, può fare molto per la costruzione di un futuro universale sostenibile e di una nuova cultura da trasmettere alle generazioni future.

“Sostenibilità e buon cibo sono il nostro motto – ha aggiunto il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova intervenuta in videomessaggio – In questo senso cultura ed educazione sono fondamentali. La sostenibilità va praticata, non solo predicata. L’obiettivo mondiale nell’Agenda 2030 dell’UNESCO è fame zero. Bisogna investire nelle politiche di qualità dell’alimentazione e nella valorizzazione nazionale e internazionale delle indicazioni geografiche che oggi rappresentano le eccellenze della cultura mediterranea del cibo”.

In un periodo in cui proprio il cibo è più che mai sotto i riflettori – grazie a blog, festival culinari e chef televisivi – è il momento di analizzare ambienti di vita, tradizioni, culture e abitudini nutrizionali che si influenzano a vicenda, per dare vita a nuove pratiche sociali intorno all’alimentazione. Su questa linea si è inserito l’intervento dello chef Massimo Bottura, che ha descritto il progetto “Food for Soul” che prevede di aprire in tutto il mondo, come già avvenuto a Expo2015, dei Refettori, mense ricavate da spazi dimenticati in cui i migliori chef del mondo cucinano prodotti invenduti, non utilizzati o prossimi alla scadenza per chi è in condizioni di vulnerabilità.

“Il cibo è un atto d’amore, è eredità culturale, è un’emozione – ha dichiarato lo chef emiliano – Contro lo spreco bisogna rispettare il cibo a ogni suo stadio e muoversi globalmente, ognuno nel proprio piccolo. Si comincia dal vicino di casa”.

“L’umanità ha davanti una grande sfida – ha dichiarato Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna – garantire la sicurezza alimentare a un numero crescente di persone, mentre si affronta l’emergenza climatica. Potremo farcela solo perseguendo un modello di sviluppo sostenibile, sotto il profilo ambientale, sociale ed economico, che diventi cultura diffusa universale e assuma gli obiettivi di ONU 2030 come base di ogni politica pubblica”.

E se l’Emilia Romagna è in prima linea sull’attuazione di politiche alimentari sostenibili, Parma fa un passo avanti e si configura come “un punto di riferimento per tutte le città UNESCO del mondo e degli esperti internazionali che lavorano su temi globali”. Parola del Sindaco Pizzarotti che con orgoglio ribadisce l’importanza del ‘sistema Parma’ a sostegno di tutta la rete imprenditoriale della Food Valley. “Cultura e Cibo hanno un ruolo fondamentale nella sfida per lo sviluppo e rappresentano il cuore della tradizione e dell’innovazione: Parma è il naturale luogo in cui parlarne. Qui, per noi, la sfida è già iniziata”.

“Parma è stata scelta dopo Milano Expo – ha concluso Franco Bernabè, presidente UNESCO Italia – È segno che l’Italia continua ad avere un’importanza globale e un ruolo cruciale nello scambio interculturale, tra cultura e cibo. Quello che è accaduto in questi giorni è solo l’inizio, c’è una lunga strada da fare”.

Ma qual è il segreto di Parma? Semplice. La forza della rete: aziende di produzione di cibo, Università e ALMA. Tutti insieme con un unico obiettivo: far riconoscere in tutto il mondo questa terra come Food Valley.

 

 

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