La stagione appena conclusa dal Parma è stata a dir poco sorprendente, come tutti gli ultimi anni, se si guarda con attenzione il cammino dei ducali. Dal fallimento che ha portato la squadra emiliana nei Dilettanti, tutto sembrava drammaticamente difficile, al limite dell’impossibile rinascere e tornare laddove questa gloriosa società aveva saputo scrivere alcune delle pagine più nobili del calcio italiano ed europeo. E invece no, ancora una volta, Parma ha saputo stupire: promozioni a raffica, una dietro l’altra, dalla Serie D fino alla Serie A, come un tuffo senza sosta e in apnea per poi emergere più forti di prima.
L’anno nella massima categoria vissuto dalla squadra allenata magistralmente da D’Aversa è stata non solo tranquilla, oltre ogni pronostico, ma ad un certo punto sembrava quasi lecito sognare un posto in Europa che sarebbe stato un autentico miracolo, ripensando a dove la società era tre anni fa. Una prima parte di stagione entusiasmante, ricca di risultati positivi e dove spiccava la vittoria a San Siro contro l’Inter: una squadra capace di essere ermetica, concedere poco, ben preparata tatticamente e in grado di far giocare male gli avversari.
Accanto ad una preparazione certosina dell’allenatore, spiccavano poi determinate individualità che hanno giocato un ruolo chiave nella facile salvezza ottenuta dai ducali: dal rendimento del portiere Sepe al capitano di lungo corso Bruno Alves, affiancato dal giovane Bastoni di proprietà dell’Inter e tornato alla base, prima di un sperato ritorno quest’anno che i dirigenti non hanno abbandonato come idea. È però in attacco che il Parma ha offerto il meglio, a livello di singoli: la dirigenza ha vinto a pieno la scommessa Gervinho, tornato dalla Cina dopo l’esperienza a Roma, da tutti giudicato quasi finito e invece capace di disputare forse la sua migliore annata in A, andando in doppia cifra e regalando assist e perle a ripetizione.
Così come Inglese, grande protagonista purtroppo a sprazzi, visto che più dell’ivoriano è rimasto fuori in infermeria, facendosi rimpiangere e non poco nella seconda parte di stagione, quando il rendimento dei parmensi è calato. Ottimo anche l’ingresso di Kucka a gennaio, capace di dare sostanza e gol a un reparto piuttosto statico e privo di giocatori di esperienza. Da febbraio in poi il calo e l’allontanamento dalla parte nobile della classifica, stimoli forse esauriti e una salvezza giunta con largo anticipo che non lasciava molto spazio a forti motivazioni nel gruppo allenato da Mister D’Aversa.
La nuova stagione parte nuovamente da un Parma che come primo obiettivo dovrà porsi la fondamentale permanenza in Serie: le quote bwin relative alla vittoria dello Scudetto l’affiancano anche ad alcune neopromosse, ma vedendo la classifica dello scorso anno scopriamo come il Parma sia arrivato a soli 3 punti dal decimo posto, un distacco assolutamente colmabile nel corso di questa stagione. Sarà l’anno della conferma che, come noto, è anche il più difficile: se i ducali dovessero riuscire a replicare l’ottimo inizio della passata stagione, senza includere quel netto calo palesato nella seconda parte di annata, sognare una posizione finale nella parte sinistra del massimo campionato non sarebbe un miraggio.
Molto dipenderà anche dal mercato, chi rimarrà e chi invece potrà arrivare. L’ultimo nome che fa sognare la tifoseria, è quello di Karamoh: l’esterno offensivo classe ’98 dell’Inter può essere l’ennesima freccia nell’arco del Parma in grado di puntellare un reparto offensivo di velocisti disegnato da D’Aversa.