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Parma 2020- Rettore Andrei: “Occasione per dare spazio ai giovani, veri interpreti della cultura del presente”

di Titti Duimio

Parma 2020, Capitale della Cultura, è ormai alle porte e i principali protagonisti del sistema culturale cittadino si stanno organizzando “per ridefinire il concetto di Cultura come elemento fondamentale per lo sviluppo della società”, come sottolineato nel documento ufficiale dell’evento.

Costruire una visione di città contemporanea e innovativa nel pieno rispetto della sua storia come il fortunato claim del dossier vincente  “La cultura batte il tempo” suggerisce, sembra essere il filo conduttore di un percorso omogeneo per rilanciare l’identità culturale di una città ricca di storia in un unico dialogo tra passato e presente per un racconto futuro che appartenga a tutti.

“Cultura di tutti, cultura per tutti è l’azione del programma di Parma Capitale della Cultura 2020, che ingaggia il tema della fruizione culturale e delle azioni necessarie per permettere a tutte le categorie di pubblici di accedere al patrimonio culturale” si legge nel dossier e abbiamo chiesto al  Paolo Andrei quale sarà il ruolo della nostra Università nel progetto per arrivare ai giovani cittadini che del concetto di tempo ne detengono il futuro.

Come intendete promuovere gli eventi previsti per Parma2020 presso un pubblico di giovani che non frequenta molto gli appuntamenti culturali istituzionali?

L’Università da sempre produce cultura al suo interno con diverse iniziative rivolte agli studenti sia in collaborazione con i docenti in forma di cicli di incontri, seminari e convegni, sia in attività gestite direttamente dai giovani e da loro promosse.

È vero che i giovani partecipano poco agli eventi culturali istituzionali della città ma è anche vero che molti sono studenti fuori sede e che spesso durante il week end tornano a casa e è difficile coniugare gli impegni di studio con il tempo libero in modo ottimale.

Stiamo cercando di individuare gli strumenti adatti per invogliare gli studenti a partecipare alla produzione di eventi che li coinvolgano anche con le strutture e i dipartimenti interni come Capas (Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo) che vedono la partecipazione attiva dei giovani nella realizzazione di percorsi culturali. Probabilmente il loro ruolo centrale è un motivo di partecipazione molto più forte rispetto ad eventi calati dall’alto in un linguaggio che non assomiglia a quello delle nuove generazioni ed è nostro dovere fornire loro strumenti per fare cultura e starli ad ascoltare.

Parma2020 proseguirà e intensificherà questo percorso che già da tempo abbiamo intrapreso come Università dando ai nostri giovani l’opportunità di esprimersi e non di essere solo utenti di eventi offerti.

La loro capacità di interpretare il presente deve servirci da insegnamento, in cambio come Università possiamo offrire strumenti per approfondire la conoscenza e non lasciare che le tracce culturali si disperdano in una bulimia di informazioni momentanee e superficiali ma si sviluppino in un percorso intellettuale di crescita collettiva.

Coinvolgere significa comunicare, in quale modo intendete raggiungere e informare i giovani studenti?

Le nuove generazioni usano poco i canali ufficiali e istituzionali d’informazione, per questo stiamo cercando di aprire nuovi canali di comunicazione più adatti a questo pubblico. I social prima di tutto ma anche qui cerchiamo di capire con loro quale sia il più seguito e con quale linguaggio ci si debba presentare. È una sfida difficile che richiede un grande sforzo di ascolto da parte nostra e un grande rispetto per un mondo in evoluzione che rientra a buon diritto nel sistema di espressione culturale contemporaneo del quale facciamo parte tutti. Bisogna trovare il modo di avvicinare tutti alla bellezza con un linguaggio che non sia elitario e riservato solo ad esperti d’arte. La bellezza è di tutti e ognuno deve conoscerla e riconoscerla come un’appartenenza.

Quindi per l’Università che da sempre produce cultura, Parma2020 che occasione è?

Parma2020 è un’opportunità per noi e per la città di mettere a sistema una serie di iniziative culturali che comprendono anche la divulgazione scientifica prodotte in Ateneo per rendere ancora più qualificante la presenza in questa città di un polo di ricerca e di formazione intellettuale come l’Università che è un vero e proprio laboratorio di idee e di futuro che rende Parma un centro di grande importanza a forte attitudine culturale da sempre. Spero che il 2020 sia un  anno di partecipazione e di condivisione della cittadinanza con la grande macchina culturale che è l’Università per un nuovo dialogo reciproco e aperto. 

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