Rebecca, Sole, Francesca, Violetta, Lucia e Margaret sono sei donne, ognuna con la propria storia e la propria esperienza, rinchiuse in una clinica psichiatrica. Si avvicina la “Festa” delle donne. Saranno pronte ad affrontarla? Troveranno il modo, nella loro dichiarata e variegata imperfezione, di essere libere?
Rebecca, Sole, Francesca, Violetta, Lucia e Margaret sono le protagoniste dello spettacolo teatrale “Nessuno tocchi Eva”. Verrà portato in scena dall’associazione di promozione sociale-teatrale-culturale di Neviano Arduini “El Bornisi” sabato 9 marzo alle ore 21 al Teatro Aurora per la Giornata internazionale delle donne. L’evento ha il patrocinio dell’amministrazione comunale di Traversetolo.
L’ingresso allo spettacolo – di e con Barbara Chiapponi, Marta Malinowska, Giada Prada, Veronica Ramazzotti, Martina Ugolotti, Sara Zanelli e il supporto tecnico di Matteo Ferzini, Pietro Ferzini e Riccardo Zanni – è a offerta libera e volontaria.
Alla serata porterà il saluto l’assessore alla Cultura Elisabetta Manconi.
La pièce teatrale nasce dal dialogo, reale, tra sei donne, di età, idee ed esperienze diverse, che si sono confrontate apertamente su cosa significhi, oggi, essere donna, tra stereotipi, ruoli socialmente accettabili, paure, minacce, aspettative, pressioni e speranze.
Da questa riflessione sull’universo femminile e la sua complessità sono scaturite Rebecca, Sole, Francesca, Violetta, Lucia e Margaret.
“Nessuno tocchi Eva” non è uno spettacolo “sulle” donne né “per” le donne.
E’ uno spettacolo sulla colpa. Con cui le donne devono fare i conti fin dai tempi di Eva, la prima ad avere sbagliato, rea di un desiderio troppo grande per quell’Eden che si era materializzato intorno a lei. E sulla paura: di essere madri, di essere figlie, di essere mogli, degli sguardi degli altri, delle idee degli altri. Sugli stereotipi e le gabbie con cui quotidianamente devono lottare, dentro e fuori di sé.
Uno spettacolo sulla perfezione. Sulla bellezza. Su tutto quello che si fa per corrispondere a, o fuggire da, un ideale che sta sempre lì a indicare la strada. Una strada sempre pensata da qualcun altro.
Colpa, bellezza, paura, stereotipi. Violenza. A ben guardare è un mondo folle, quello là fuori. E allora le sei donne sono immaginate in una clinica psichiatrica. Per proteggerle, più che per proteggere il mondo da loro, in uno spazio dove non vi sia il giudizio della società e della cosiddetta normalità.