di Sara Valente
Venerdì 25 gennaio nell’accogliente cornice del Teatro del Cerchio di Parma è andata in scena la prima de “Il malato immaginario”, una divertentissima rivisitazione della commedia di Molière realizzata sotto l’occhio attento del regista Antonio Zanoletti.
Al centro del palco Argante, uomo ipocondriaco afflitto da malattie immaginarie, e un microcosmo di medici ‘furboni’ dai nomi un po’ strani, c’è il “Dottor Olezzo” e il “Dottor Purgoni”: entrambi cognomi che lasciano ben immaginare il taglio satirico del racconto.
L’intera storia ruota intorno alle ossessioni di Argante, che scoppia di salute ma che crede costantemente di avere patologie inesistenti e che trova nei farmaci e nelle attenzioni dei medici l’unica fonte di guarigione ai suoi presunti mali.
Al di là della comicità insita nelle vicende e delle risate scaturite dai continui colpi di scena, la commedia colpisce per alcuni elementi sottesi nella trama e per i costanti riferimenti all’attualità. Il tema della malattia e la figura del medico erano argomenti molto cari a Molière, lui stesso in vita fu gravemente malato di tubercolosi e nell’opera “malato immaginario” ha voluto scendere in profondità nel racconto, mettendoci anche molto del suo privato. Molière morì il 17 febbraio 1673 per un eccesso di tosse poco dopo la fine della quarta replica della commedia.
Contrariamente al protagonista del suo racconto, Molière fu sempre molto ostile nei confronti della scienza e dei medici, visti come personaggi dotati di grande dialettica ed assolutamente inadeguati dal puto di vista della perizia, dediti solo a spillare soldi ai propri sfortunati pazienti. Argante invece crede fermamente a tutto quello che i dottori gli dicono, percependo la medicina come una sorta di sollievo, di rifugio, di antidoto che garantisce protezione e dà sollievo a tutte le sue paure.
Chiaramente la critica di Molière al mondo della medicina va letta nel contesto storico in cui l’autore visse: in un’epoca come il seicento le conoscenze mediche erano sommarie e sperimentali ed in effetti Molière non aveva tutti i torti nel credere che i medici non avessero delle conoscenze fondate sulla verità e che lucrassero a spese dei malcapitati pazienti avvalendosi di cure “fantasiose”.
Se volessimo calare le vicende del protagonista nel mondo odierno, però, ci potremmo scorgere lo stesso una sottile satira al culto indiscusso del benessere, alla tendenza sempre più incline ad allontanare tutto ciò che riguarda la sofferenza ed il dolore, alla volontà di rinchiudersi sempre di più nella propria confort zone senza accorgersi di quello che accade intorno.
L’Argante in abiti moderni di Zanoletti non è altro che ciascuno di noi con le proprie piccole e grandi preoccupazioni, da allontanare con tutte le forze e tutti i mezzi che la modernità ci mette a disposizione.
La commedia ha riscosso successo nel pubblico della prima, piaciuta perché ha saputo far divertire sin dall’inizio senza mai tralasciare i riferimenti a una riflessione più ampia di fondo, rendendo ironico anche un tema impegnativo come quello del dolore del rifiuto della malattia.
Dopo la prima del 25 febbraio e lo spettacolo del 26, seguiranno altre due repliche venerdì 1 e sabato 2 febbraio.
Siete curiosi di sapere se alla fine Argante ha smascherato quei furboni dei medici? Non resta che fare un salto al Teatro del Cerchio alle 21 nel prossimo weekend.