Approvato in consiglio comunale l’atto costitutivo dell’Associazione Italiana Siti e Abbazie Cistercensi (AISAC) che avrà sede a Parma grazie all’impegno di Csac e in particolare modo di Mariapia Branchi curatrice e ideatrice del progetto.
I soci fondatori sono il Comune di Parma, l’Universitá di Parma con Csac e l’Abbazia di Valserena di cui è proprietaria, il Comune di Fontevivo sede di un’altra nota abbazia, il Comune di Morimondo in provincia di Milano e probabilmente si uniranno come soci ordinari anche le abbazie di Chiaravalle e Parabiago sempre in Lombardia.
“L’idea parte dall’Università di Parma in quanto proprietaria dell’Abbazia di Valserena sede di Csac (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) che ha sentito l’esigenza di riunire in un’unica associazione le oltre 400 abbazie sparse sul territorio italiano spesso abbandonate o in mano ai privati e comunque ancora sconosciute, per istituire una rete italiana ma anche europea che recuperi e racconti questa importante parte di storia. Un’associazione analoga opera in Francia ma solo 5 delle nostre abbazie ne fanno parte e abbiamo pensato di riunirle tutte per offrire un percorso culturale e turistico completo e, nello stesso tempo, raccogliere tutto il materiale possibile sparso nei diversi monasteri per ricostruire scientificamente il pensiero e l’opera di uno dei più significativi ordini monacali della civiltà europea.
Seguendo le indicazione dell’ordine cistercense che, contrariamente ai benedettini, avevano creato un circuito di dialogo e di scambio tra le loro sedi, abbiamo pensato di recuperare il patrimonio materiale e immateriale che ruota attorno alla congregazione cistercense nata in Francia nel 1098 dal desiderio di una maggiore osservanza della regola di San Benedetto e del lavoro manuale”
L’iniziativa ha suscitato un enorme interesse da parte delle istituzioni locali, nazionali ed europee che intendono appoggiare e diffondere il progetto in tutti i paesi della comunità per promuovere un percorso di turismo culturale e di ricerca storico-scientifica, da sempre perseguito da Csac a Parma, per sottolineare l’importanza storica del pensiero cistercense e delle opere artistiche a loro collegate nell’intero continente. L’iniziativa è già stata presentata dai commissari europei ad un recente convegno in Portogallo.
“Tantissimi sono i risvolti socio culturali espressi dall’ordine nel corso dei secoli, per esempio la tradizione liturgica che tanto ha segnato l’evoluzione della religione ma che ancora non è stata studiata in maniera sistematica nonostante l’esistenza all’interno dei monasteri di codici e manoscritti di grande importanza, oppure l’interessante sviluppo delle abbazie femminili che sono tante e hanno avuto una grande importanza a livello storico grazie alla presenza di badesse che non si facevano certo sottomettere da un mondo prevalentemente maschile” prosegue la studiosa.
L’associazione si sosterrà con la quota partecipativa dei soci e la vendita di pubblicazioni ma prevede anche un appello pubblico per raccogliere fondi e ristrutturare e restituire al pubblico molte abbazie dimenticate e disabitate in tutta Italia, veri e propri gioielli nascosti che potrebbero rivivere grazie a questo progetto”
Un’idea che parte da uno dei più importanti archivi di studio e documentazione culturale d’Europa, nato nella nostra città per volere di Carlo Arturo Quintavalle, docente e studioso della storia dell’arte, che raccoglie oltre 12 milioni di opere d’arte e documenti originali con sede nell’Abbazia di Valserena dal 2007 e che con questo progetto si conferma come importante polo culturale a livello europeo in vista di un racconto della città per il 2020, anno di celebrazioni per Parma capitale della cultura italiana.
“La sede dell’associazione sarà a Parma presso di noi allo Csac nell’Abbazia di Valserena, siamo solo alla fase costitutiva-conclude Mariapia Branchi di Csac-e ci aspetta un lungo lavoro di coordinamento tra tutte le realtà interessate ma l’entusiasmo raccolto in questi mesi ci fa sperare in una grande partecipazione anche di privati che vogliano concorrere alla realizzazione di un progetto ambizioso di grande visibilità per la città fortemente sostenuto dall’Università di Parma e in particolare modo dal Rettore Paolo Andrei che ha messo a disposizione del gruppo di lavoro ogni risorsa dell’ateneo per sostenerci e supportarci”
Forse un esempio concreto di quello che sinergia e competente progettualità a lungo raggio possono realizzare a Parma per preparare un’identità culturale cittadina, recentemente sonnecchiosa tra le pieghe di un disorganico dejà vu, in previsione della fatidica data 2020 che dovrebbe diventare l’anno zero del rilancio di una nuova idea di città culturale condivisa e non un mero punto d’arrivo fine a se stesso grazie anche ad eccellenze come lo Csac, realtà unica in Europa, nata grazie alle competenze locali.