Don Luigi Ciotti è dottore in Psicologia dell’Intervento Clinico e Sociale..
La cerimonia di conferimento della laurea ad honorem si è tenuta venerdì 23 novembre nell’Aula Magna dell’Università di Parma che per l’occasione ha inaugurato l’anno accademico 2018/2019 quasi a sottolineare l’importanza dei valori di impegno civile di Don Ciotti come ispirazione ad un “raggiungimento di traguardi straordinari nei processi educativi, formativi e di rapporto con la società attraverso l’esempio etico di Don Ciotti e alla sua difesa incessante della dignità umana” dice Andrei ricordando la nascita di un presidio universitario dell’associazione Libera dedicato a Ilaria Alpi proprio nel nostro Ateneo.
“Celebriamo un uomo che ha sempre prestato attenzione ai poveri e a tutti i disagi sociali dove si insinua la fragilità e alla sua infaticabile opera di affermazione dei valori della legalità, della democrazia e della solidarietà- ha detto il Rettore Paolo Andrei in apertura di cerimonia dopo il saluto del coro Ildebrando Pizzetti.
“Tre le parole che guidano Don Ciotti lungo la strada del suo impegno: corresponsabilità, perché le ingiustizie poggiano su complicità e silenzi ma anche su una legalità a volte solo formale, continuità, che trasforma l’indignazione passeggera in sentimento stabile e condivisione, perché da soli non si è nulla” conclude il Rettore cedendo la parola a Diego Saglia che come direttore del Dipartimento di Discipline Umanistiche ha letto le motivazioni della Laurea ad Honorem.
Per l’impegno sociale partito nel 1965 con la costituzione del gruppo Abele in sostegno alle persone in difficoltà e proseguito poi con la fondazione di Libera nel 1995 contro tutte le mafie che è diventata punto di riferimento per il mondo impegnato nella difesa della legalità e ha come obiettivo la promozione di un cambiamento etico, sociale e culturale necessario per debellare il fenomeno mafioso, a Don Ciotti è stato conferito il titolo di dottore.
“Il rosso è un colore che invita a fermarsi e oggi anche a riflettere dopo che Don Ciotti nel luglio di quest’anno ha invitato gli italiani a indossare una maglietta rossa per ricordare il piccolo Alan di 3 anni la cui foto suscitò commozione e indignazione, vestito appunto con una maglietta rossa-inizia la Laudatio di Maria Luisa Molinari docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione dell’Università di Parma- Muoiono questi bambini mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione e l’appello alla partecipazione ha scosso l’opinione pubblica e il senso collettivo di responsabilità.
Oggi Libera è l’associazione italiana con il più grande tasso di partecipazione e di aggregazione anche fra i giovani, smentendo il luogo comune dei giovani disimpegnati e disinteressati al mondo fuori da loro.
Dobbiamo a Don Ciotti e al suo impegno nella lotta alle ingiustizie e alle mafie la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi per usarli per creare lavoro, servizi e miglior vivibilità.
Alla base del percorso di educazione e formazione che Libera porta nelle scuole c’è uno ‘sguardo strabico’ come lo definisce Don Ciotti, capace di guardare lontano ma anche dentro di se con coraggio, facendo emergere anche il dato scomodo, quello che ci chiama a una maggiore assunzione di responsabilità. E la coscienza di se che diventa etica, un modello di vita nel quale riconoscersi, è il vero senso della cultura che invita a fare scelte per dare un senso alla propria libertà” conclude la professoressa Molinari.
Un Don Ciotti emozionato quello che prende la parola dopo la cerimonia ufficiale di vestizione con tanto di tocco rosso “ Se mia mamma fosse qui non ci crederebbe, io qui vestito con bellissimi colori..cardinalizi-ironizza- ma non sento di meritare tutto questo e mi sento ancora più piccolo davanti alla fragilità di questo paese e alla sua pallida democrazia.
Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, di cinismo dilagante- dice poi Don Ciotti- per confermare il primato del noi su quello dell’io. Da soli non siamo niente e diffidate dei navigatori solitari che hanno la verità in mano. Esiste solo un noi e solo in quello credo. E questa laurea non è mia ma di tutte le persone che hanno fatto la strada con me”
È seguita una lezione di umanità e responsabilità lucida e spietata nei confronti dell’ipocrisia occidentale che ha devastato i paesi più poveri e ora si permette di giudicare il loro sogno di libertà. Una lezione di civiltà che parte sì dai valori cattolici di un uomo di chiesa ma che a contatto con le realtà che stiamo vivendo prende i toni del tutto laici del rispetto e della dignità comune. Del buon senso e della cultura dell’ascolto toccando temi fondamentali come accoglienza, democrazia, etica della responsabilità, impegno, povertà, speranza, ambiente e conversione ecologica.
“Sicurezza significa accoglienza. Prendersi cura significa far sentire al sicuro e una società che respinge è una società debole che crede di essere forte. La povertà è un crimine di civiltà, la speranza invece non è un reato.
La parte giusta non è un luogo da abitare ma un orizzonte da raggiungere”