Alla scoperta delle creature più o meno reali nascoste nei Castelli, nelle chiese e nei musei di Destinazione Turistica Emilia tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia
Una visita tra gli ideali sentieri di Destinazione Turistica Emilia può essere anche immaginata come un safari alla ricerca degli animali fantastici nascosti in un’eterogenea giungla d’arte e storia, che prende forma tra le pietre dei manieri, le tele dei pittori e il marmo delle chiese. In particolare, il circuito dei Castelli del Ducato offre un’autentica carrellata su una Storia in chiave fantasy, popolata da draghi e grifoni alati, cavalli marini, cani antropomorfi bicolore e animali mitici come sirene, fauni e sfingi velate. Nei dettagli delle rocche delle province di Parma e Piacenza si nasconde un mondo da scoprire in visite guidate o laboratori a tema. Quella che segue è solo una delle possibili guide dedicate agli esploratori del fantastico.
Piacenza
La Pieve di San Giorgio di Vigoleno può essere fantasiosamente immaginata come un fondale marino senza mare attraversato dalla Sirena Bicaudata, allegoria della lussuria e della fertilità di origine antichissima che, a volte accostata alla falsità e alla doppiezza, qui occupa buona parte del capitello del terzo pilastro da destra, mentre Giove assume la forma di un bue spinto da criminali istinti verso la bella Europa nel cinquecentesco camino monumentale della Sala del Castello di Gropparello intitolata a Marcantonio Anguissola.
Uscendo dal regno della fantasia per entrare in quello della scienza, il Museo di Storia Naturale di Piacenza raccoglie una ricca collezione di uccelli basata sulle ricerche dell’ornitologo Edoardo Imparati, grande esperto di avifauna e coleotteri.
Alla Pinacoteca, nei locali di Palazzo Farnese, la mitologia si mescola con l’arte del ritratto. In entrambi i casi grandi protagonisti sono ancora gli animali: quelli che lo sono da sempre e quelli che lo stanno per diventare. Nel suo ‘Ulisse si sottrae all’incantesimo di Circe grazie all’aiuto di Mercurio’, Gaetano Gandolfi raffigura uno degli episodi più famosi dell’Odissea, scegliendo di collocare in primo piano i compagni del re di Argo, nel momento della trasformazione in maiali. È invece Gaspare Landi l’autore del ‘Ritratto del Conte Giacomo Rota con il suo cane”, dove il vero soggetto sembra essere il sentimento d’amore del fedele compagno verso il nobile padrone.
Parma
Gli animali sono protagonisti fin dall’ingresso nel Battistero di Parma, dove allo Zooforo di 75 formelle realizzato in marmo bianco e rosa dal cantiere di Benedetto Antelami è affidata la simbolica rappresentazione dell’eterna lotta tra il Male e il Bene. Aquile orgogliose, elefanti turriti, folaghe galleggianti ma soprattutto creature immaginifiche come l’idra a sette teste, il cane marino e il basilisco contribuiscono alla plastica evocazione della vittoria dell’ordine sul caos, in un fregio mistico e misterioso che lascia ancora molti spazi all’ambiguità.
Nel mastio del Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino, il Salotto del Diavolo ospita grandi affreschi che sorprendono due fauni – creature protettrici della natura, dei boschi, dei campi e delle greggi – nell’atto di rubare pere da un albero che simboleggia la ricchezza del maniero. È invece ancora un Giove sotto spoglie animali – stavolta dell’aquila, che ritorna anche in versione bicefala nello stemma dei Pallavicino – a macchiarsi del rapimento di Ganimede nel secentesco Salotto Azzurro.
Ercole Procaccini e Cesare Baglioni sono le menti del fantastico corteo che anima le stanze della Rocca di Sala Baganza. Attivi nella metà del XVI secolo, i due artisti si dividono il compito di trasformare il castello in un autentico riassunto allegorico dove trovano spazio le grottesche e le creature marine del carro di Nettuno della Sala dell’Eneide, draghi sputafuoco e cani antropomorfi verdi e rosa, arpie e delfini cavalcati da figure femminili. È invece opera di Orazio Samacchini l’idra rappresentata nella sala d’Ercole durante il combattimento della seconda fatica dell’eroe. Completano il circo sfingi, mostri zoomorfi e cervi dalle lunghe corna distese.
Nato come simbolo dell’amore di Pier Maria Rossi per Bianca Pellegrini, il Castello di Torrechiara è col tempo diventato uno strumento di meraviglia universale, grazie a un tripudio d’arte che riempie ancora oggi gli occhi e il cuore con creature fantastiche del regno animale e mitologico raffigurate dai maestri di un lungo lasso di tempo, compreso tra il Quattrocento e il pieno Rinascimento.
Gli animali fantastici invadono infine i favolosi affreschi delle Sale di Bellerofonte, di Momo, del Lupo e la Galleria di Esopo nella Rocca dei Rossi di San Secondo e si insinuano ne ‘L’Ebbrezza di Bacco’, nella Sala delle Grottesche della Reggia di Colorno, che conserva anche un’elegante consolle in legno dorato con quattro teste d’ariete.
Reggio Emilia
Chi ricorda i mitologici racconti sul pesce siluro riportati in “Radio Freccia” da Luciano Ligabue avrà intuito che anche a Reggio Emilia quella degli animali fantastici o leggendari è una tradizione dura a morire.
Tanto per cominciare, la Collezione Lazzaro Spallanzani – nel Palazzo dei Musei – comprende moltissimi esemplari del regno animale collegati alle ricerche dello scienziato. Le elettriche torpedini, i pesci, gli insetti e i vermi sono solo alcuni degli ospiti di questo piccolo circo delle meraviglie immobili, che custodisce anche il Cophanus Concatenatus, membro di una specie impossibile creata giocosamente tramite l’unione di parti animali e artificiali.
Alle Piante e agli animali perduti è dedicata la rassegna che ogni anno porta nel comune di Guastalla gli appassionati di specie antiche e di razze a rischio come il Cane Lupino del Gigante, tra i protagonisti della manifestazione da ormai svariate edizioni. Lungo le vie del centro storico, tra il Palazzo Ducale e la statua di Ferrante Gonzaga, la più importante mostra-mercato sulla biodiversità si tiene sempre l’ultimo fine settimana di settembre.
E, senza nulla togliere al rocker regista, il Ligabue più noto per il proprio legame con gli animali domestici e feroci di un regno a metà strada tra arte e follia è Antonio, pittore attivo in particolare a Gualtieri tra la prima e la seconda metà del ‘900. Se la Casa Museo Antonio Ligabue, nel comune reggiano, propone itinerari possibili sulla vita dell’artista attraverso oggetti, riproduzioni di opere, materiali audiovisivi e quadri autentici, all’interno di Palazzo Bentivoglio, la Fondazione Antonio Ligabuecustodisce un archivio permanente di documenti circa la vita dell’artista e ha promosso una mostra con circa 40 opere – tra oli, disegni, incisioni e sculture – visitabile fino al 18 novembre 2018.