Una tavola rotonda per scoprire il volto buono della finanza, per dimostrare come “non siamo così brutti e cattivi come ci dipingono”. Così il presidente della Fondazione Cariparma, Gino Gandolfi riassume e presenta l’evento dal titolo ‘Sviluppo sostenibile e impact investing: generare sviluppo sostenibile e valore per le imprese e il territorio’. A dialogare, otto personaggi emeriti dal mondo dell’economia e della finanza: Samir de Chaderavian di GIST Initiatives, Livio Stellati, responsabile territorial relations centro nord UniCredit, il vice presidente Giuseppe Torluccio per la Fondazione Grameen, Nicola Trivelli, amministratore delegato di Sella SGR, Paolo Pinzoni per Vodafone, Paolo Proli di Amundi SGR, Paolo Gibello di Fondazione Deloitte, Enea Roveda di LifeGate e Luca Sangalli di FacilityLive.
Finanza Green. Si fa fatica a pensare che il mondo della finanza si interessi allo sviluppo ecosostenibile. Ma quello che non è chiaro per un neofita, lo è per chi nel mondo degli affari ci lavora da anni. E la verità è una sola: la finanza sostenibile ha guadagni simili a quella tradizionale. Secondo le stime di Paolo Proli circa 21 trilioni di dollari all’anno vengono investiti nel mondo in ambito bio, passando dall’agroalimentare a cause sociali. Il motivo di questa svolta verde è duplice: da una parte c’è in gioco la salvaguardia dell’ambiente; dall’altra parte c’è il guadagno e un rapporto più disteso con i clienti. “Una volta che spieghiamo loro la tridimensionalità del portafoglio -rendimento, rischio e impatto – i clienti sono più tranquilli. Capiscono finalmente dove vanno i loro soldi” racconta Trivelli, aggiungendo come la sua società si occupi da anni di risparmi con impatti sociali positivi.
Impact investing. Letteralmente, quella parte di finanza a supporto dell’impatto socio-ambientale, che investe in imprese e realtà eco-friendly. È questo il leit motiv di tutta la tavola rotonda, che presenta i vari modi in cui un’azienda e un fondo possono operare in tal senso. “UniCredit – spiega Livio Stellati – ha adottato una strategia di sviluppo sostenibile che ambisce a creare valore per tutti i portatori di interesse, stimolando la competitività delle imprese, l’inclusione finanziaria, il benessere degli individui e il progresso della comunità”. Tra le ultime iniziative, anche un accordo, stipulato lo scorso aprile, tra la banca e il Fondo Europeo per gli Investimenti per un plafond di 50 milioni destinato a sostenere le micro imprese.
Ma l’impact investing non è solo un atto di creazione: è anche un give back, un ridare indietro alla società quanto si è preso. Con questo spirito si è andata a creare a Pavia il progetto Facility Live, che invece di fuggire in America ha deciso di rimanere qui in Italia, per dare servizi e lavoro al territorio.
Tecnologia e sviluppo. La Facility Live è una start up che ha creato un motore di ricerca che seleziona le informazioni in modo diverso da Google, che gerarchizza i siti tramite i principi sconosciuti del suo algoritmo. Nella nuova app invece il principio dominante è quello della pertinenza, che restituisce all’uomo la scelta decisiva: è la persona a informarsi dove e come vuole, senza incappare così nelle inevitabili distorsioni informative che avvengono con l’utilizzo del più famoso motore di ricerca al mondo. Ma l’azienda non punta solo a ristabilire il giusto equilibrio tra uomo e macchina. Obiettivo cardine di tutto il progetto è la riduzione della creazione di data center, fatti perlopiù di silicio: l’estrazione della materia prima e la produzione di banche dati sono responsabili di fracking e di esalazioni tossiche in tutto il mondo.
Lavoro e futuro. Tecnologia, futuro e ambiente sono concetti che devono correre di pari passo, ma che difficilmente nell’immaginario comune vengono visti in dialogo tra loro: non di rado si guarda alla tecnologia con diffidenza quando si parla di preservazione dell’ambiente. Quest’ultimo concetto abbraccia anche le realtà umane, importanti quanto flora e fauna. In questo contenitore, gli argomenti chiave per un futuro migliore riguardano la parità di genere, il diritto a una società collaborativa e il diritto a un lavoro. L’introduzione delle macchine nel mondo lavorativo genera timore, ma non per questo deve essere causa di conflitti. Paolo Pinzoni racconta l’esperienza dei call center Vodafone di Ivrea, Pisa e Bologna: “Se prima a rispodere al telefono c’erano delle persone, ora l’azienda usa il call center digitale, un app chiamata Toby. Ma i lavoratori non sono stati mandati a casa: adesso si occupano della formazione di Toby, in modo tale che risponda in modo coerente alle richieste degli utenti”.
“La buona finanza e le imprese sostenibili hanno bisogno l’una dell’altra”, ricorda Samir de Chaderavian. Come a dire: saremo anche brutti e cattivi, ma senza di noi non c’è futuro.