di Titti Duimio
“Mio figlio era la voce
che gridava nella piazza
era il rasoio affilato
delle sue parole
era la rabbia
era l’amore
che voleva nascere
che voleva crescere.”
(Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato giornalista e attivista italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978).
Nella giornata della memoria dedicata alle vittime del terrorismo fissata per il 9 maggio, giorno dell’ uccisione di Aldo Moro e di Peppino Impastato, Parma promuove un appuntamento dedicatio alla riflessione di un periodo della nostra storia recente ancora non del tutto chiarito.
In mattinata presso l’Abbazia di Valserena il Museo Archivio CSAC ha presentato la conferenza del professor Giorgio Vecchio, docente di Storia contemporanea delll’Università di Parma, dal titolo ‘Il terrorismo e le sue vittime: una prospettiva storica’ in cui si sono ripercorse le tappe principali della nascita del terrorismo fino alla dolorosa storia recente del nostro paese. Presente all’iniziativa il prefetto di Parma Giuseppe Forlani.
“ L’origine degli attentati terroristici ha la sua radice nella storia moderna cioè dopo la Rivoluzione francese perché fino ad allora il popolo non aveva ruolo storico e l’atto terroristico ha sempre avuto lo scopo di muovere l’opinione pubblica-spiega il docente-Solo dall’800 esistono ideologie politiche da influenzare e masse da manipolare e così si organizzano i primi attentati con vittime civili che trovano risalto sui giornali per promuovere cause politiche per lo più indipendentiste. Personaggi come Felice Orsini definito patriota e’ autore di un attentato nel 1858 per uccidere Napoleone III che causò molte vittime civili o come il parmigiano Luigi Lucheni che nel 1898 uccise l’Imperatrice d’Austria Sissi a Ginevra, sarebbero oggi giudicati come assassini e terroristi e ci pongono la domanda se sia giusto uccidere i potenti in nome di una causa superiore di libertà”
Un suggerimento di critica storica che arriva fino ai nostri giorni quella del prof. Vecchio e induce a riflessioni su quanto successe in Italia nei cosiddetti ‘anni di piombo’ e ancora oltre fino alla cronaca odierna.
“Il terrorismo degli anni ‘70 e ‘80 in Italia nasce da grandi debolezze politiche del periodo dettate dalla crisi di leadership degli Stati Uniti dopo la guerra in Vietnam, dai grandi stravolgimenti geo-politici nel resto del mondo con l’imperialismo russo che culmina con l’invasione dell’Afghanistan e, localmente dall’empasse della nostra politica dopo il ‘68 e i tentativi di golpe mai del tutto spiegati che ne seguirono-prosegue Vecchio con un omaggio personale al senatore Roberto Ruffilli chiamato dai vertici democristiani a rifondare il partito e a progettare profonde riforme istituzionali e perciò ucciso dalle Brigate Rosse nel 1988.
In questo clima si innesca il terrorismo italiano quello di destra che punta alle stragi di normali cittadini in forma totalmente anonims e quella di estrema sinistra che colpiscono singoli uomini definiti ‘servitori dello stato’ che diventano simbolo di un sistema da rovesciare e per questo tutti atti puntualmente rivendicati.
Solo tra il 1969 e il 1987 sono stati registrati 14.591 atti di violenza politica, con 419 morti e 1.181 feriti in Italia.
Lunga l’elenco delle vittime del terrorismo di destra e di sinistra che per differenti ragioni, ben spiegate dal prof. Vecchio nel corso della conferenza, hanno insanguinato il nostro paese tra le quali 3 parmigiani ricordati oggi sul sito della Prefettura di Parma:
– Susanna Cavalli (PR 17.1.1962) studentessa universitaria;
– Pier Francesco Leoni (PR 11.3.1961) studente universitario;
uccisi nell’attentato al treno 904 Napoli-Milano del 23 dicembre 1984 . Complessivamente furono 16 le vittime.
– Pier Francesco Laurenti (PR 1.7.1936), medico
ucciso nella strage alla stazione centrale di Bologna del 2 agosto 1980 , che provocò 85 morti.
Vecchio conclude la conferenza con una nota di amarezza per la poca attenzione istituzionale nei confronti dei parenti delle vittime mai realmente considerati come vittime loro stessi “Si chiedono grazie e perdoni per chi ha ucciso ma non si considera mai la condanna di chi rimane come spiega la bellissima frase della figlia di una vittima che dice ‘si definiscono ex-assassini ma io non potrò mai essere una ex-orfana’.