di Titti Duimio
Un evento di portata internazionale arriverà a Parma.
Il 20 aprile inaugurerà infatti al Palazzo del Governatore, nel cuore del centro storico, una mostra singolare, Il Terzo Giorno, curata da Didi Bozzini e promossa dal Comune di Parma nell’ambito di una serie di eventi che daranno alla città l’occasione di riflettere sui temi dell’ambiente, della sostenibilità e del rapporto uomo – natura.
In vista del 2020 con Parma capitale della cultura la nostra città cerca di ritrovare un’identità culturale dopo anni di smarrimento e il progetto previsto nel dossier presentato per la candidatura dal titolo ‘La cultura batte il tempo’ sembra voler unire gli antichi temi di una città basata sul ben-vivere, il buon cibo, la qualità della vita e l’arte come esercizio di uno stile comune con le nuove vocazioni che aggiungono valore ad un modo di vivere vincente: l’ascolto e il rispetto per il mondo naturale che così tanto ha dato al territorio e così tanto merita attenzione.
Parma ricongiunge i fili, quindi, di un benessere intriso di tradizioni e di regali della terra con una mostra che si preannuncia storica per la nuova pagina di cultura cittadina in continuità con la vocazione economica che ci caratterizza perfettamente coniugata a una innovazione attenta ai cambiamenti epocali che lo sfruttamento della natura ha causato.
Un monito al sistema economico ma anche una scientifica consapevolezza comune che solo l’uomo ha in mano le sorti dell’umanità intera ed un’esortazione, forse, ad un pensiero globale di visionaria salvezza, di un Terzo Giorno appunto.
40 tra i piu’ grandi artisti contemporanei saranno in mostra per costruire un racconto per immagini del mondo, in cui l’arte rappresenta una porta privilegiata di accesso alla conoscenza e al godimento della Natura.
Una delle opere sara’ dell’artista Jane Alexander (Johannesburg 1959) sud africana da sempre impegnata a denunciare storture socio-politiche del suo paese e le conseguenti oppressioni che ne derivano fino all’ossessivo controllo ricollocando l’uomo all’interno del mondo animale.
Le sue opere sono popolate da ‘umanoidi’ con corpi umani e volti animali senza anima e senza luce nello sguardo attento di chi ‘spia’ la vita altrui per isolarne e controllarne le diversità.
“in the end what I intended […] is not important […] There is no fixed meaning.”
Dice Jane Alexander della sua opera perche’ al di la’ dei riferimenti alla sua terra ognuno possa vederci riflessa la propria verità.