Si chiama “Io sto con te” ed è un servizio di ospitalità di soccorso per genitori separati, un progetto fortemente innovativo che a Parma mancava, in risposta a un bisogno sommerso ma diffuso.
Lo ha presentato proprio il giorno della festa del papà l’associazione San Cristoforo che da sempre si occupa di accoglienza, al fianco delle persone fragili. Fragili, in questo caso, sono quei padri che, a seguito di una separazione, si trovano fuori casa con uno stipendio che non è più sufficiente a coprire le spese. Così può capitare che finiscano in strada, magari a dormire in macchina o in situazioni indecorose. Non si vedono, ma sono tanti. È a loro che si rivolge il progetto, offrendogli una casa a una cifra sostenibile e un accompagnamento fatto di relazioni positive, perché non debbano affrontare da soli questo momento drammatico della loro storia. Ancora una volta la parola chiave è rete, costruendo un’alleanza fra servizi, associazioni, parrocchie e altri padri che attraversano la stessa difficoltà. In cambio, l’associazione chiede di condividere un “percorso di pace”, impegnandosi al dialogo con la madre dei propri figli e al rispetto delle semplici regole di convivenza domestica. La formula dell’ospitalità sarà infatti quella del co-housing. Condividere con un altro padre un pezzo di quotidianità, può diventare l’occasione per costruire un’alleanza che può essere di grande aiuto, anche per i bambini.
Questa mattina, durante la conferenza stampa di presentazione, don Cocconi, presidente dell’associazione, ha raccontato che “questa casa è un’assunzione di responsabilità, perché permette di creare le condizioni per prendersi cura dei figli. La genitorialità è presenza e parola e questa casa vuole essere luogo di una presenza, per non far sentire questi figli abbandonati. E se padre è colui che si prende cura, anche la nostra associazione -ha proseguito don Umberto- vuole essere come un grande papà, una grande mamma che si prendono cura dei propri bambini. Non da soli, però. Noi non possiamo fare niente se non ci sono altre realtà che collaborano. Essere in rete, rende possibile un sogno, e lo rende molto più grande”.
Nella rete, in primis c’è il Comune di Parma che, come ha affermato l’assessore Laura Rossi, “è presente con molto di più di un semplice patrocinio; sono tanti i papà che si rivolgono ai servizi e noi ne comprendiamo il bisogno. Ma la risposta del sistema di Welfare, non prevede più di un posto letto e questo significa per un padre l’impossibilità di accogliere il proprio figlio nella quotidianità. Il progetto, parte dalla spinta del terzo settore, ma trova nel pubblico un sicuro appoggio e la volontà di dargli gambe in modo concreto”.
Come ha poi spiegato Emiliano Zasa, responsabile del progetto “i genitori ospiti dovranno partecipare mensilmente ai costi e seguire un percorso condiviso prima dell’ingresso con un’équipe multidimensionale, partecipata dai servizi sociali del territorio, psicologi, neuropsichiatri infantili ed esperti in diritto di famiglia. Vogliamo dare una casa ai figli e ai padri separati, non solo un tetto, ma un luogo in cui abitare, passare del tempo felice e vivere una relazione con un padre che non deve isolarsi chiudendosi in sé stesso, ma reagire sviluppando una nuova rete relazioni.”
Questo perché, oltre al sogno di una famiglia unita, non si infranga anche la possibilità di veder crescere i figli, continuando a costruire con loro un rapporto quotidiano e sereno. In una separazione, sono i bambini a pagare il prezzo più alto, proprio per questo sono loro il cuore e l’anima del progetto. “Io sto con te” è la frase che potrebbe pronunciare ogni figlio di genitori separati, reclamando il diritto a non perdere di vista il suo papà; anche lui deve essere uno dei pilastri su cui si fonda la sua crescita.
Oltre al Comune di Parma, sono in tanti a essere coinvolti nel progetto: la Fondazione Munus che apre un fondo dedicato, il Gruppo Immobiliare Paluan, Ilma Mobili, la cooperativa Eidè, la Comunità di Sant’Egidio e la Fondazione Pizzarotti che ha contribuito a ristrutturare l’appartamento, grazie al bando “Insieme” dedicato proprio alle famiglie fragili, come ha raccontato la stessa Enrica Pizzarotti.
La prima casa, perché altre ne seguiranno a breve, aprirà le porte il 6 maggio, giorno della festa della mamma. Un’altra data non casuale per sottolineare come la genitorialità si costruisca in due, una mamma e un papà armoniosamente insieme.
Chi volesse sostenere questo progetto può donare attraverso il fondo istituito presso Munus, la Fondazione di Comunità di Parma. Per riprendere le parole del suo presidente Giorgio Del Sante “munus è una parola latina che significa dono ma anche compito, responsabilità. Attraverso Munus, tutti possono partecipare con il cuore e contribuire a progetti che sono animati dalla gratuità e raccolgono un bisogno della comunità. Ed è proprio alla comunità che si chiede ora di dare gambe e forza a questo progetto”.