di Marco Rossi
“La civiltà romana è terminata, però tutte le città di loro fondazione o romanizzate sono sopravvissute, perché sia da un punto di vista materiale, sia da un punto di vista strutturale, hanno avuto una loro validità” così parla il professore Domenico Vera per sottolineare la durevolezza della città di Parma nel corso dei secoli e la sua relativa grandezza derivata da questo retaggio. Il docente, che per anni ha insegnato Storia Romana presso l’Università di Parma, ha avuto l’onore di aprire la prima delle cinque lezioni dedicate a Parma Romana, giovedì 23 novembre presso il Palazzo del Governatore. L’evento, che si inerisce nel solco di numero iniziative promosse in occasione della candidatura della città a capitale della cultura, nasce per celebrare i 2200 anni della sua fondazione, avvenuta nel 183 a.C. Un’occasione unica per scoprire la continuità fra il passato apparentemente lontano e dimenticato e la contemporaneità. Le lezioni sono state curate dal professor Vera insieme al professor Alessandro Pagliara, attuale docente di Storia Romana all’Università.
Parma, a differenza di altri luoghi, può vantare di avere un vero e proprio atto di nascita. Questa informazione è giunta a noi tramite lo storico Tito Livio, il quale ha scritto, basandosi probabilmente su decreti ufficiali:
Nel medesimo anno (183 a.C.), vennero dedotte le colonie di cittadini romani di Modena e Parma, costituite ognuna da 2000 uomini, ognuno dei quali ricevette a Parma 8 iugeri di terra e a Modena 5 del territorio che da ultimo era stato dei Boi e in precedenza era stato occupato dagli Etruschi. Le dedussero i triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Paro e Lucio Quinzio Crispino
“La fondazione di Parma si inserisce nella fase conclusiva di un lungo processo di conquista dell’Italia padana – spiega il professor Vera – che è stato attuato sistematicamente dalla Repubblica romana e che è durato quasi un secolo”. Nel 280 a.C. Roma ha intrapreso, infatti, una campagna di conquista della Pianura Padana, la Gallia Cisalpina, per evitare di avere “alle spalle” tribù bellicose che minacciassero la sicurezza della capitale del futuro impero, come i Galli Boemi e Insubri. “Se si cerca un fondatore effettivo di Parma è Marco Emilio Lepido, perché è stato il componente più autorevole della commissione dei triumviri ed è quello che si è impegnato politicamente nella colonizzazione della Cisalpina”. Il 183 a.C., l’anno della fondazione, è accostabile alla fine di questa campagna di conquista, interrotta dalla guerra contro Annibale (218 – 202 a.C.). Gli antenati dei futuri parmigiani hanno dovuto, dunque, far fruttare i terreni ed aiutare alla civilizzazione di una delle aree più bellicose e dure di tutta l’Italia.
La fondazione della colonia di Parma è data, inoltre, dalla necessità di avere un bacino di reclutamento di soldati. Ai primi coloni parmigiani, infatti, sono stati assegnati appezzamenti di terra (gli 8 iugeri a famiglia come riporta Livio) da coltivare, per poter però investire parte dei guadagni in equipaggiamento militare. Le colonie, infatti, sono state un importante bacino di reclutamento di soldati, fondamentali per l’espansione e la difesa dell’impero.
Nonostante i pericoli maggiori siano stati debellati, per i primi coloni la vita non è stata molto diversa da quella dei pionieri del far west. I futuri parmigiani, infatti, hanno dovuto stabilire i primi insediamenti, spesso con materiali deperibili, preparare la terra alla coltivazione e difendersi dalle incursioni delle varie bellicose tribù. “La maggior parte dei coloni si è insediata nelle campagne, però mancano reperti. Questa povertà archeologica prefigura la dura vita, non solo per pericoli di carattere militare, i galli ancora incombenti e le possibili incursioni dei liguri dalle montagne, ma anche del fatto che la colonizzazione sia stata un grande sacrificio. Solo nel I secolo a.C. i frutti della fatica di queste generazioni discendenti hanno cominciano archeologicamente ad emergere”.
Per la fondazione della città, è stato seguito un rito di origine etrusca, che ha previsto, per prima cosa, il tracciamento del circuito delle mura, oggi purtroppo perdute. In seguito è stato stabilito il foro, corrispondente a Piazza Garibaldi. “Tutta la città era organizzata urbanisticamente secondo isolati che erano delimitati da linee che si incrociavano ortogonalmente. Chiunque guardi la cartina di Parma vede che il centro di Parma si caratterizza per questa maglia”.
Una non facile fondazione, ma che grazie a un popolo che ha mantenuto ancora oggi la natura contadina e combattiva, ha potuto realizzarsi. “Alcuni elementi nella formazione della colonia e nella strutturazione nel territorio permangono e accompagnano la vita di queste città nel corso dei secoli, Parma compresa. Questo atto ancora adesso ci influenza”.