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Il “Pizzaiuolo napoletano” è UNESCO: l’arte della pizza è patrimonio culturale dell’umanità

Dopo 8 anni di negoziati internazionali il Comitato di governo dell’UNESCO ha deciso di iscrivere «L’arte dei pizzaiuoli napoletani» nella Lista Unesco. La decisione è stata presa a Jeju, in Corea del Sud, tra i rappresentati italiano erano presenti il presidente della Fondazione UniVerde Alfonso Pecoraro Scanio e l’Ambasciatrice Vincenza Lomonaco, rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unesco, assieme alle associazioni protagoniste della candidatura e della raccolta delle firme (2 milioni) a sostegno: Associazione Pizzaioli Napoletani, Coldiretti, Cna e Fondazione Univerde.

L’iscrizione dell’arte dei pizzaiuoli napoletani segue quelle della Dieta Mediterranea (iscritta nel 2010) e della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria (iscritta nel 2014) sempre coordinate dalla task force di esperti del Ministero dell’Agricoltura guidata dal professor Pier Luigi Petrillo.

Il Comitato UNESCO si è espresso con voto unanime per l’unica candidatura italiana, riconoscendo come la creatività alimentare della comunità napoletana sia unica al mondo.

La pizza diventa patrimonio culturale dell’umanità, o meglio il pizzaiolo che rispetta la tradizione napoletana, è patrimonio da tutelare e riconoscere in tutto il mondo. E a festeggiare è anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha annunciato su Twitter «Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo».

Per l’Unesco «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale»

 

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