Diagnosi più semplice e cure più efficaci per grazie a una nuova metodica simile a quella utilizzata per le neoplasie al seno. Meno effetti collaterali come infezioni o gonfiore alle gambe. Lunedì operate le prime due pazienti
Come per il tumore al seno un aiuto alle donne con neoplasie all’apparato riproduttivo arriva dal linfonodo sentinella. La tecnica chirurgica introdotta recentemente in Italia – e vista l’efficacia e i ridotti effetti collaterali inserita nelle linee guida internazionali – consente di sapere se il tumore al collo dell’utero o all’endometrio è diffuso anche ai linfonodi senza però asportare tutti quelli della zona interessata ma solo il “sentinella”.
Da oggi questa innovativa metodica è utilizzata anche dai chirurghi dell’unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, uno dei pochi centri sul territorio nazionale a realizzarla grazie all’uso di nuove tecnologie e di nuovi traccianti fluorescenti di cui si è dotata l’Azienda sanitaria parmigiana.
“Parma – spiega Tiziana Frusca direttore dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia – è uno dei pochi centri ad usare questa tecnica, possibile grazie alla preparazione dei nostri chirurghi e all’uso di una colonna laparoscopica recentemente acquistata dell’azienda. I vantaggi operatori sono di riduzione dei tempi e maggiore appropriatezza nell’intervento chirurgico”.
Di che cosa si tratta lo spiega il dottor Roberto Berretta responsabile con incarico di alta specialità in ginecologia oncologica. “La ricerca del linfonodo sentinella è una metodica collaudata anche nelle neoplasie dell’apparato genitale (cervice e corpo uterino) che permette di avere una informazione estremamente accurata di un possibile coinvolgimento linfonodale senza la necessità di asportare tutta la catena linfonodale pelvica/aortica ma solo il primo linfonodo della catena stessa. Tutto questo si traduce in una ridotta incidenza di complicanze postoperatorie estremamente invalidanti come il gonfiore alla gambe ( linfìfedema) o la formazione di cisti linfatiche ( linfoceli)”.
La conoscenza dello stato linfonodale, infatti, rappresenta uno passaggio cruciale nel percorso terapeutico della paziente con neoplasia genitale condizionando di fatto eventuali terapie adiuvanti (chemio/radioterapia).
“Proprio lunedì scorso – conclude il dr Berretta – abbiamo eseguito con successo le prime due procedure chirurgiche, utilizzando la nuova strumentazione recentemente acquistata dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Le paziente in ottime condizioni sono prossime alla dimissione”.
Un passo avanti per la sanità parmigiana e un traguardo per il benessere di donne che si trovino ad affrontare una diagnosi precoce di neoplasie all’apparato riproduttore.