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Ai Diari di Bordo la controrivoluzionaria Cvetaeva apre la rassegna “17- L’anno delle rivoluzioni”

di Titti Duimio

La poetica controrivoluzionaria di Marina Cvetaeva inaugura ai Diari di Bordo la rassegna dedicata al centenario della rivoluzione russa voluta dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con associazioni e istituzioni culturali della citta’ .

Forse piu’ rivoluzionaria dei rivoluzionari Marina Cvetaeva descrive la Russia del cambiamento epocale che cambio’ la storia del mondo intero con una doloroso grido fuori dal coro dei sostenitori della svolta sovietica celebrando se stessa e la sua disperata unicita.
Di nascita altoborghese, il padre docente universitario e fondatore dell’attuale Museo Puskin di Mosca e la madre pianista affermata, la Cvetaeva vive un’infanzia e una giovinezza ricca di stimoli intellettuali circondata da personaggi di spicco dell’intellighenzia pre rivoluzione in una Mosca che non dialogava con il malessere popolare.
Subisce la rivoluzione e il devastante cambiamento che ne consegue descrivendo con minuzia di particolari i tre anni dal 1919 al 1921, quelli del suo declino che coincidono amaramente con quelli del declino della Grande Russia.
Una voce disperante ma mai disperata, un’esule orfana di una patria che vive un esilio dalla vita per non rinunciare alla passione, un linguaggio rivoluzionario che sbriciola la forma e aggredisce il presente del quale non si sente mai parte regalandoci il privilegio della critica di chi non appartiene al suo tempo.

Antonello Saiz e Alice Pisu scelgono i ‘Taccuini 1919-21’ di Marina Cvetaeva pubblicati per la prima volta in italiano da Voland nella bella traduzione di Pina Napolitano per rivisitare una scheggia dimenticata di verita’ troppo piccola per diventare storia ma troppo grande per non essere memoria con una serata dedicata alla lettura di brani del libro.

“Anni di devastazione, di paura e di sogni. Un cataclisma totale che non cambio’ solo la Russia ma la vita di ogni singolo russo. E questa e’ la storia di una vita- dice nella sua introduzione Giulia de Florio, esperta di cultura slava, dottore di ricerca presso l’Università Sapienza di Roma e docente di lingua e letteratura russa presso gli atenei di Parma, Macerata e Firenze-dal 1917 Marina entra nella vita reale e paradossalmente inizia il distacco che la portera’ a fare del rifiuto, sia politico che ontologico dell’esistenza, la cifra della sua vita e della sua poetica. Defini’ la sua vita ‘un lungo venerdi’ di passione’ e oggi forse grazie a questo libro possiamo celebrare il suo giorno di resurrezione’.
La serata e’ proseguita con Piergiorgio Gallicani, Raffaele Rinaldi, Silvana Caronna, Fabrizia Dalco’, Giulia Siena, Paola Montermini, Andrea Cabassi, Simona Peros e Cristina Cimicchi che hanno letto e interpretato pagine del libro.

‘Nei miei versi,come nel mare:diversi fiumi’ (Marina Cvetaeva)
Marina Cvetaeva, nata a Mosca nel 1892, è una delle voci fondamentali della poesia russa. Pubblica la prima raccolta di versi nel 1910. Lasciata l’Unione Sovietica, vive a Berlino, Praga e Parigi. Nel ’39 decide di rientrare in patria. Evacuata dopo l’invasione tedesca della Russia, pone fine ai suoi giorni impiccandosi a Elabuga il 31 Agosto 1941.

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