di Lucia De Ioanna
La nascita di una nuova collana di poesia è un fatto al quale guardare con sospesa attenzione come si guarda ad una rosa intravista in un giardino d’inverno: richiede speranza e coraggio perché di lettori di poesia, la più inutile e necessaria invenzione dell’uomo, ce ne sono pochi.
Da questa speranza e dal desiderio di contagiare un più ampio pubblico di lettori con la passione per la parola poetica è stato mosso l’editore Carlo Scorrano che ha dato alle stampe “Voci di oggi” per i tipi di Istos Edizioni: il volume è stato presentato martedì pomeriggio di fronte ad un pubblico attento presso la libreria attraverso un incontro nel corso del quale è stato possibile ascoltare alcune composizioni, la cui lettura è stata affidata ai poeti presenti, e riflettere sul ruolo e le forme di quel dispositivo di espressione sovversivo, capace di incrinare i principi con i quali guardiamo comunemente al mondo, che è la poesia.
Luca Mozzachiodi, curatore dell’opera, poeta e scrittore, ha dialogato con i poeti Luca Ariano ed Italo Testa insieme all’editore in questa prima presentazione ufficiale della nuova collana di poesia.
Scorrano ha sottolineato come lo scopo di questa avventura sia quello di tessere trame, creare relazioni tra poeti e lettori in accordo con il significato della parola “Istos” che in greco è ‘trama’, ‘telaio’, ‘rete”: “questo nome esprime quello che mi pare essere il senso del fare editoria oggi ossia cercare di essere creatori di intrecci. Abbiamo scelto,” prosegue Scorrano, “coerentemente con la forma antologica del volume, di presentare tre poesie per ciascun autore: forse il lettore proverà un senso di amaro in bocca dovendo lasciare un autore nel momento in cui gli sembra di iniziare a coglierne la poetica, ma noi speriamo che questo ‘assaggio poetico’ possa invece essere la molla per fare scattare la curiosità e il desiderio di approfondire la conoscenza dei poeti selezionati.’
“Luca Mozzachiodi, curatore dell’opera” prosegue l’editore, “ è stato molto bravo nel comporre questo ramo d’alloro, nel ricercare le voci per formare questo volume: gli autori selezionati hanno un’età che va dai ventisei anni agli ottanta e spaziano anche per le loro origini che vanno dalla Sicilia alla Svizzera italiana. Ci sono poi autori esordienti e poeti già canonizzati”. Prospettive poetiche differenti accomunate dalla consapevolezza che la poesia è una forma privilegiata di conoscenza del reale ed un tentativo sempre nuovo di accennare al suo mistero. La parola passa quindi ai poeti presenti per quel rito individuale e collettivo che è l’esecuzione di un testo poetico.
Luca Ariano, poeta di origine lombarda trapiantato a Parma, che nei suoi testi sa mescolare lirismo e tono narrativo in una adesione al quotidiano dalla quale traspare una relazione morale con il mondo, per cui il poeta si fa cronista, occhio aperto su cose che possono apparire minime ma che meritano di essere salvate venendo nominate con esattezza, dal 2005 ha iniziato a comporre un romanzo in versi al cui primo capitolo, ‘Contratto a termine’, uscito nel 2010, ha fatto seguito nel 2015 ‘Ero altrove’. Radici che affondano nella tradizione di quella che Luciano Anceschi definì Linea Lombarda, Ariano accenna alla nascita della sua vocazione poetica: “per quanto riguarda la mia formazione, fin da ragazzino ho cominciato a leggere poesia e continuo a leggere soprattutto poeti italiani del Novecento: Bertolucci, Pasolini, Gozzano, Raboni, Sereni, Giudici, Bacchini. Sento di essere intriso di questa tradizione novecentesca: la difficoltà sta nel cercare di andare oltre, superare il Novecento trovando forme nuove.”
E se il poeta è colui che tenta di varcare un confine, di forzare i recinti del linguaggio e del pensiero in direzioni nuove, emblematica di questa vocazione e di questo strenuo tentativo è l’immagine che chiude la poesia “…un anno” con il riferimento al filosofo Benjamin, soccombente di fronte al meccanismo della Storia, ai cui ingranaggi non riesce a sottrarsi se non con gesto suicida dopo aver visto fallire il tentativo di superare il confine che separa la Francia, occupata dai nazisti, dalla Spagna. Lo stridere che nasce dall’incontro tra la dimensione individuale e quella della Storia che, per dirlo con Montale, ‘gratta il fondo, come una rete a strascico’, è reso acuto dal lirismo del quotidiano, antiretorico, sommesso e forte nello stesso tempo, dei versi di Luca Ariano.
“…un anno” di Luca Ariano
– pistacchi di Bronte e crema –
da quel bacio improvviso, caldi pomeriggi sul letto:
ogni scusa per incontrarsi…
l’ansia sentirsi rivedersi.
Altro sapore oggi il gelato
lì accanto a lei… mai ti tradì,
nel suo sorriso,
gli occhi sperarono amore.
Domani taglieranno teste:
ti diranno di prepararti alla guerra,
tu che mai imbracciasti un fucile…
finirai come Benjamin a Portbou.
Per Italo Testa, poeta, saggista, filosofo la cui riflessione è stata spesso rivolta ad sondare l’universo della parola poetica, la poesia è connotata da un carattere rituale, in accordo con l’idea espressa da Cortázar per cui “ogni verso è incantamento, per quanto si presenti libero e innocente, è creazione di un tempo e di un essere fuori dall’ordinario, una imposizione di elementi.”
“Anche dopo l’esperienza del Novecento” osserva Testa, “che ha visto l’irruzione del verso libero e il venire meno di forme canoniche tradizonali, anche oggi, in una condizione post-tradizionale, la poesia mantiene vivo l’elemento di ritualità del linguaggio, elemento che riguarda una dimensione antropologica di rito differente da quella religiosa. Si tratta di un rito paradossalmente individuale, tanto più nella modernità quando la voce del poeta vuole essere singolare ma esercitare anche una specie di rito incantatorio.”
Italo Testa lascia quindi la parola ad una sua composizione, scelta anche per il carattere di ricorsività che la percorre: il monologo di poesia in prosa ‘Non ero io’ dove il soggetto, che si nega nel titolo, viene come assediato dall’irruzione e dalla pressione delle immagini che lo investono dall’esterno, scomposto da una prosa frantumata, da un ritmo implacabile, fino al grido di protesta contro la coercizione che lega soggetto, azione e oggetto in una rigida sintassi dell’esistere in base alla quale “questo conta, maledettamente, questo conta sempre, chi ha fatto cosa”.
“Non ero io” di Italo Testa:
non ero io, non vedi, in quella folla, non erano le mie mani, a toccarsi, non erano le mani, so- prattutto questo, dico ancora una volta, soprattutto questo, e non riuscivo a trattenerle, tutte quelle immagini, a destra e a sinistra, la pressione che monta, non ero io, torno a dirti, non l’avrei fatto, non mi sarei spinto dentro, non è così? non sono sempre stato questo, quello che conosci, con gli occhi chiusi, la testa un po’ piegata, non potevo proprio essere io, a trascinare i piedi, ad avanzare, perché questo conta, maledettamente, questo conta sempre, chi ha fatto cosa, chi si è girato e ha risposto, chi ha preso la pietra, l’ha rigirata tra le dita, anche quella volta, non potevo esserlo, con la ciocca insanguinata, la tempia destra sul selciato, non ero io, non potevo proprio esserlo, che cosa c’entravo, nel parcheggio vuoto, dietro il distributore, che ci stavo a fare, no, credimi, non ero io.
E dato che “Istos”, oltre che ‘rete’, grazie alla palsticità polisemica della lingua greca, è anche albero maestro della nave, buona navigazione a questa antologia poetica e che possa approdare a molti porti.
Bellissima . Bravi!