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Il sindaco di Amatrice al Festival della Parola di Parma: “Ricostruire a partire dalla lealtà”

di Lucia De Ioanna

Parole spogliate di ogni retorica, scarne e potenti nello stesso tempo: sono quelle del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ospite della giornata conclusiva del Festival della Parola organizzato dall’associazione culturale Rinascimento 2.0 presso la Corale Verdi di Parma.

Parole che puntano all’essenziale, perché è all’essenziale che si fa ritorno dopo un’esperienza come quella che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto dello scorso anno.

Nel corso dell’incontro, intitolato “Alleniamo il presente, alleviamo il futuro”, a dialogare sul palco con il sindaco della cittadina laziale rasa al suolo da sisma ci sono, oltre alla giornalista Ilaria Notari in qualità di moderatrice, Mario Furlan, fondatore dei City Angels e Luca Ponzi, giornalista RAI.

E’ dalla parola lealtà che prende le mosse il sindaco di Amatrice: “L’esperienza del terremoto ha reso evidente il fatto che c’è uno scollamento tra chi ha il potere di decidere ma non vive in modo diretto il dramma del dopo sisma e chi invece quel dramma lo vive ogni giorno. Questo scollamento non lo trovo invece tra i contadini: per loro la parola data ha un enorme valore. E’ a questo senso di rispetto della parola data che dobbiamo fare ritorno. Prima di essere sindaco io ero allenatore: anche lo sport, come la terra, ti insegna ad essere leale.”

E il richiamo alla necessità di tenere fede alla parola data viene indirizzato con forza al mondo della politica, assuefatto ad uno scollamento marcato tra ordine dei discorsi e ordine dei fatti: “Lunedì ho incontrato il premier”, prosegue Pirozzi, “e gli ho ricordato due circostanze: quando ci fu la consegna della felpa tra l’allora premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e quando l’attuale premier venne ad Amatrice il 24 dicembre e disse che nessuno avrebbe scordato le aree del centro Italia. Il mio ha voluto essere un richiamo al valore della parola data intesa come impegno che va rispettato.”

Parole scabre e essenziali come le troppe pietre delle macerie che ancora impediscono una ripresa, prima di tutto psicologica, a chi, trovandosele sempre davanti agli occhi, continua a vedere risorgere il senso di una perdita, di un lutto difficile da elaborare: ” quello che chiedo è che venga rispettato il patto di lealtà con le istituzioni: bisogna fare le cose che sono state dette. Questo patto si è incrinato, non solo per Amatrice ma per tutti i paesi del cratere, proprio sulle macerie: ci sono ancora un milione di tonnellate di macerie ad Amatrice. Queste rappresentano la morte e quando si hanno davanti agli occhi per dieci mesi ne derivano effetti non indifferenti sul piano psicologico.”

“Anche chi ha il compito di raccontare il sisma e le sue conseguenze”, interviene su questo punto il giornalista Luca Ponzi, “deve porre attenzione ad aspetti psicologici: serve rispetto, sensibilità oltre all’uso di una forte deontologia professionale che purtroppo non sempre anima chi fa il nostro mestiere: ho sentito giornalisti chiedere ‘come sta’ a chi aveva perso tutto o svegliare con la luce della telecamera chi aveva trovato rifugio e una breve tregua in auto, pur di ottenere una risposta.” Evitare forme di sciacallaggio mediatico e svolgere il proprio compito in modo da mantenere alta l’attenzione sociale su una situazione critica, creando relazioni vere e basate sulla fiducia con le popolazioni colpite: sono queste le linee guida di un giornalismo civile e responsabile che vengono da Ponzi, forte di un’esperienza trentennale sul campo.

L’attenzione agli altri e il desiderio di essere utili, insieme al senso della prudenza, sono le caratteristiche utilizzate per selezionare i City Angels, fondati da Mario Furlan a Milano 23 anni fa, presenti in 18 città italiane ed anche in Svizzera, a Lugano, e operativi a Parma da 7 anni. “Quello che è importante è avere il cuore aperto” avverte Furlan, “occhi e orecchie aperte sono una conseguenza di una disposizione all’attenzione verso gli altri.” Esempio di questa attitudineviene da Nino, di Parma, che a luglio sarà insignito dal titolo di ‘Angelo del mese’, destinato a chi si è distinto per meriti particolari: “Nino mentre era nel suo negozio, e non indossando quindi la divisa, si è accorto del fatto che un uomo all’esterno del negozio stava diventando cianotico. Nino ha capito che l’uomo stava avendo un infarto e gli ha subito praticato il massaggio cardiaco, salvandolo, mentre sua moglie chiamava l’ambulanza.” Altro carattere necessario per essere City angel è quello di accettare la paura: “chi afferma di non avere mai paura nasconde una fragilità che può manifestarsi come sottovalutazione del rischio ed imprudenza. La paura ci rende umani e non va quindi negata ma ascoltata.” secondo Furlan.

Ilaria Notari domanda quindi al sindaco di che cosa abbia maggiore necessità Amatrice per risollevarsi. “Amatrice ha bisogno di solidarietà, che ci viene data e che ho scoperto essere il più potente defibrillatore della nostra società. E soprattutto ha bisogno di supporto psicologico per la popolazione colpita, supporto che non può essere coperto solo dall’ASL. Per il resto abbiamo tutto perché abbiamo le nostre montagne e l’attenzione dell’Italia.”

La giornata si chiude, riprendendo il filo rosso del valore del ricordo e della testimonianza che ha aperto il Festival grazie alla presenza di Salvatore Borsellino, lasciando la parola alla musica, con un concerto dei Solisti della Scala in memoria del musicista parmigiano Pier Antonio Pesci. Alla musica si intrecciano ricordi, frammenti di un sodalizio di lavoro e di vita che nel tempo è divenuto amicizia solida, a rendere omaggio all’uomo e al musicista venuto a mancare troppo presto.

In chiusura, sul palco, l’ideatore del Festival Manlio Maggio ringrazia tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa tre giorni di riflessioni, confronto, teatro, musica e laboratori per bambini ricordando, con Andrea Rinaldi, Presidente della Corale Verdi, l’opportunità di contribuire al progetto ‘Un ponte per Amatrice’ lasciando un’offerta e ricevendo in cambio, in sintonia con la vocazione del Festival di trovare un nesso tra parole e fatti, una “Parola da salvare” da portare con sé per non dimenticarne il valore.

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