“L’Enciclica non deve essere interpretata come un’Enciclica “verde” ma deve essere vista in una prospettiva integrale che fornisce una lettura del mondo. Non per nulla Papa Francesco ha definito la cura dell’ambiente l’ottava opera di misericordia” queste le parole di Padre Giacomo Costa sj, direttore della rivista “Aggiornamenti Sociali”, che chiudono il Festival dello Sviluppo Sostenibile giunto al suo ventiseiesimo evento presso la Casa della Musica.
Seduti al tavolo della conferenza che ha riflettuto sulla “Laudato si’: le potenzialità dell’ecologia integrale” vi erano anche monsignor Pietro Ferri del Centro Etica Ambientale e Antonella Bacchiorri del Cirea Università di Parma, che hanno interagito con Costa durante l’incontro.
“La Laudato si’– spiega Costa – è un’enciclica che si pone nell’arena politica e sociale per dare un contributo al dialogo costruttivo, per essere parte di un percorso che non può essere chiuso a compartimenti ma in cui ognuno mette il proprio sapere”.
“Casa comune”, “ecologia integrale” e “approccio integrale” sono i concetti fondamentali e portanti della Laudato si’, in cui per la prima volta ci si riferisce al mondo in cui tutti viviamo e di cui dobbiamo avere cura, “basta guardare con sincerità per vedere che c’è un grande deterioramento della nostra casa comune” mentre per approccio integrale si intende una visione in cui non si scinde la crisi sociale da quella ambientale.
Si legge infatti nel testo del Laudato si’, come cita Padre Costa: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale (n.13) […] e di rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del nostro pianeta (n. 14)”.
Per capire meglio la complessità della parola integralità , Padre Costa, riporta il senso secondo cui Bergoglio intende questa espressione, coniugando elementi che insieme costituiscono la prospettiva dell’ecologia integrale: “Uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano vita a una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico”.
I sei capitoli dell’Enciclica infatti rispecchiano le altrettante prospettive diverse per capire come affrontare la cura della casa comune per cui in essa si legge che “nessun ramo delle scienze e della saggezza può essere trascurata”.
Un ottimo approccio per cercare di comprendere meglio non solo l’Enciclica ma anche la situazione e per affrontarla al meglio, secondo Costa, sarebbe quella di non vedere il problema come una sfera in cui tutte le parti sonoequidistanti dal centro, e quindi non esiste differenza, bensì come un poliedro poiché “rappresenta il confluire di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità, cogliendo la sfida di costruire dei legami tra cose molto diverse e così bisogna fare anche nella società per non allontanare nessuno.Credo che questo paragone sia molto importante per capire anche che non bisogna pensarla tutti allo stesso modo, ma l’importante sarebbe capire come costruire un modo in cui stare bene insieme e come le diverse posizioni o visioni possano aiutare a stare bene gli uni con gli altri”.
Vengono anche illustrati, dal padre gesuita, dei percorsi di conversione ecologica che a livello pedagogico costituiscono dei piccoli gesti comuni intesi nella loro carica di valore che non devono essere circoscritti ai gesti di ogni singolo ma bisogna cercare di estenderli alla collettività, motivazione per cui Costa asserisce che “è interessante vedere come Papa Francesco nell’Enciclica propone una strada che si costruisce tramite un percorso in cui ognuno può dare il meglio”.
In conclusione ricorda gli strumenti per raggiungere l’ecologia integrale, basati sul dialogo per riuscire a integrare le diverse prospettive e la contemplazione perché bisogna sempre avere una sguardo capace di cogliere la bellezza in ciascuno e in ogni cosa.