Massimo Lepore, architetto del gruppo TAM Associati, è intervenuto presso l’aula Magna dell’Università di Parma, in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, per parlare dell’architettura sostenibile nel sud del mondo.
L’incontro, moderato da Francesco Fulvi, ingegnere dell’associazione Manifattura Urbana, si è aperto con l’illustrazione della filosofia di TAM Associati, uno studio di architetti che opera per la cooperazione internazionale e da vent’anni progetta per andare incontro all’utilizzo di risorse naturali di cui dispongono le aree in cui si effettuano i progetti e che applica la sostenibilità come parola chiave per avviare i progetti.
“Se in un progetto si tengono in considerazione l’ambito economico, ambientale, socio-culturale allora questo si può definire sostenibile – spiegaLepore – nella nostra esperienza ci siamo concentrati molto sull’ultimo dei tre aspetti perché siamo convinti che ogni ambiente e cultura debba avere un progetto che si possa realizzare su misura del proprio contesto”.
Da questo concetto cardine inizia la presentazione di alcuni progetti realizzati dallo studio in collaborazioni con altre associazioni in particolare ospedali per Emergency.
“Da anni collaboriamo con Emergency nel progetto African network of medical excellence che ha l’obbiettivo di portare nella zona Sub-shariana e centrale del continente africano, degli edifici medici di eccellenza. – chiarisce Lepore – La sfida in questo progetto era di portare cure gratuite e di costruire un centro cardiochirurgico non solo efficiente ma anche bello esteticamente perché non si tratta di ricevere cure solo fisiche ma anche un benessere a livello psicologico. Abbiamo quindi pensato a un luogo vivibile non solo per i bisognosi ma anche per i loro familiari”.
L’ospedale realizzato a Karthoum (Sudan) sorge dove prima si trovava un centro profughi; oggi è il secondo centro cardiochirurgico di eccellenza in tutta l’Africa ed è stato costruito pensando alla sostenibilità sfruttando l’energia solare tramite pannelli solari, riutilizzando dei container abbandonati da anni e rivestiti da griglie fatte con canneti, presi dal fiume Nilo, che hanno costituito la base per i dormitori del personale medico e per i loro famigliari e immerso l’intera struttura in un bel giardino che come dice l’architetto “aiuta i pazienti nella convalescenza”.
“Un altro progetto ospedaliero è stato edificato a Port Sudan, una città molto arida – spiega Lepore – motivazione per cui abbiamo pensato di costruire l’edificio in un grande giardino che non solo si è rivelato un elemento curativo ma è diventato un punto di incontro e ritrovo per la popolazione locale tanto il mercato settimanale della città si tiene lì”. In questo progetto è stato approntato un sistema di recupero dell’acqua per irrigare goccia a goccia il giardino, dato che la zona è molto polverosa e secca.
Progetti pensati non solo tenendo in considerazione il rispetto per l’ambiente e la sostenibilità ma specialmente la cultura locale in cui si va ad agire: “Abbiamo anche realizzato un padiglione a carattere religioso in cui pazienti, famiglie o cittadini potessero andare a pregare tenendo in considerazione che dovesse rispettare tutti i credi della popolazione e quindi doveva fungere più come luogo di meditazione – conclude Lepore – oltre rispettare la divisione culturale tra uomini e donne per cui abbiamo costruito due settori. La sostenibilità culturale fa sì che lo spazio sia adattato all’aria aperta, tanto che nei padiglioni vi sono degli alberi”.