di Roberta Nardone
“Ohana”, significa famiglia nel senso pieno del termine stesso. Infatti l’obiettivo principale di questa associazione è proprio quello di stare al fianco dei più bisognosi, proprio come farebbe una famiglia con un suo membro.
L’associazione Ohana è la concretizzazione di un sogno di un piccolo gruppo di giovani tarantini che avevano come unico obiettivo quello di essere solidali in particolar modo nei confronti di immigrati, anziani e disabili e di ogni essere umano a cui si vuole restituire una dignità esistenziale.
Ylenia Motola, ventiduenne tarantina e fondatrice dell’associazione, ha risposto alle nostre domande sull’associazione e il mondo del volontariato.
Quando e come è nata l’associazione Ohana?
“L’associazione Ohana è la concretizzazione del sogno di una grande famiglia. E’ stata costituita il 18 maggio 2015 al fine di assicurare un’attività organizzata, per un costante impegno di aiuto, supporto, integrazione, produzione di stimoli e motivazioni nei confronti di immigrati, anziani, disabili e tutti coloro che possano trovarsi in condizioni di svantaggio. L’iniziativa è stata presa da un gruppo di tarantini (tra cui io, ma a fondarla siamo stati in quattro) che, dopo aver maturato una forte esperienza di volontariato all’interno delle strutture di prima accoglienza per migranti, hanno deciso di fare del volontariato uno stile di vita.”
Hai incontrato difficoltà nel fondare l’associazione? Se sì, quali?
“La difficoltà principale è stata, appunto, quella di capire concretamente da dove partire per poter fondare l’associazione. Una seconda difficoltà (superata dopo pochi mesi) riguardava il fatto che non sapevamo quale fosse il luogo più idoneo in cui collocare la sede dell’associazione, in modo che potesse accogliere le varie attività. Per fortuna però, Don Ciro Marcello Alabrese, parroco della Concattedrale ci ha dato il suo più totale appoggio ed è proprio per questo ci tengo a ringraziarlo.”
Cosa vi ha spinto a creare quest’associazione?
“Quello che ci ha spinto a mettere su “Ohana”, è stata proprio la voglia di voler poter fare qualcosa di più per le persone che arrivavano sulle nostre coste a seguito dei numerosi sbarchi favorendone l’integrazione e l’inserimento nella società, oltre che fare qualcosa di concreto anche per la stessa cittadinanza. “Ohana” infatti, si occupa proprio dell’integrazione dell’individuo nella società e lo fa su diversi fronti.”
In che modo vi occupate di aiutare gli immigrati?
“L’ associazione, finora, si è impegnata soprattutto nel creare momenti ludico ricreativi, attività di riciclo, di cura degli spazi verdi, oltre che di corsi di alfabetizzazione e di informazione legale circa lo status del richiedente asilo. Inoltre, insieme ad altre realtà associative presenti sul territorio, con cui da sempre si è cercato di instaurare collaborazioni e fare rete, Ohana è stata protagonista di momenti pubblici importanti quali, a titolo semplificativo e non esaustivo, il flashmob S.O.S Europa organizzato da Amnesty International, la Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi ed incontri vari in cui si è chiesto l’organizzazione di corridoi umanitari sicuri con lo scopo di garantire un’accoglienza dignitosa mettendo su un nuovo sistema di asilo. Non va dimenticata inoltre la partecipazione del gruppo Ohana alla Marcia della Pace organizzata dall’azione cattolica di Taranto.
Ma Ohana, non si occupa solo dell’ambito prettamente sociale. Tutti i nostri collaboratori si occupano anche di offrire orientamento linguistico e informazioni di base (nel caso dei cittadini stranieri), assistenza e tutela legale dell’individuo, orientamento sanitario e raccolta e distribuzione di vestiario, giocattoli e tutto ciò che può smettere di essere utile per qualcuno e necessario per qualcun altro, nella convinzione che permettere agli oggetti di circolare sia non solo un gesto solidale, ma anche di ottimizzazione delle risorse e di diminuzione di produzione di rifiuti.
Sempre in questo spazio, si è avuta la possibilità di aiutare diverse famiglie, ognuna secondo le proprie esigenze, come per esempio nell’assistenza e accompagnamento in gravidanza, nei casi di maltrattamenti in famiglia, nei casi in cui l’individuo vive in condizioni di indigenza, ecc…
Tutte queste attività vengono effettuate attraverso Ohana che è una rete associativa che ci auspichiamo di rendere sempre più solida ed efficiente.”
Finora qual è stata l’esperienza che ti ha colpito di più? Perché?
“L’esperienza più bella in assoluto è stata la nascita di una bambina nigeriana. Avevamo conosciuto la sua mamma appena arrivata alla palestra Ricciardi (che si occupava di accogliere gli immigrati) e dopo un anno circa l’abbiamo seguita come associazione durante tutta la gravidanza. Dico che questa è stata per me l’esperienza più bella, perché quella bambina, indirettamente, era già entrata a far parte delle nostre vite. È stata la prima bambina della famiglia Ohana che si è preparata per accoglierla al meglio. L’emozione più grande in assoluto è stata quando ho sentito per la prima volta il battito del suo cuore. Ricordo ancora i suoi occhioni vispi e la sua fame instancabile. Rimasi tutta la notte ad osservarla nella sua perfezione e pensai che questa bambina era un dono venuto dal cielo.”
Come ti senti quando aiuti tutta questa gente in difficoltà?
“Non so descriverti la sensazione che provo ad aiutare gli altri, perchè per me è tutto questo fa parte della normalità. È la mia quotidianità, il mio stile di vita. Penso che non è niente di speciale, ma è semplicemente quello che dovremmo fare tutti, poiché si tratta di esseri umani che aiutano altri esseri umani. Che poi chissà, qualcuno ci ha già aiutati, ma forse noi non ce ne siamo resi conto. Non parlo di chissà che, perché a volte bastano un sorriso, una parola, un atto di gentilezza per migliorare la giornata di chi ci sta intorno. Ed è proprio praticando “gesti di gentilezza a casaccio” che mi sento una persona migliore.”
Quali sono i progetti futuri dell’associazione?
Vorremmo fornire assistenza garantita attraverso il servizio allo sportello più giorni a settimana e ampliarlo affinché ci possa essere un vero e proprio centro di ascolto soprattutto per le donne, che sono sempre più spesso vittime di violenza.
Ci piacerebbe inoltre far partire nuovi corsi di lingua ben strutturati, in cui si possa garantire continuità. Sarebbe utile anche riuscire ad installare una postazione computer che potrebbe essere utile, per esempio, per la redazione di un curriculum (in merito al quale vorremmo fare una giornata di formazione). Infine sarebbe cosa buona e giusta se riuscissimo ad occuparci, anche, in modo più efficiente della raccolta e dello smistamento di beni di prima necessità da distribuire ai migranti sempre in arrivo.
Grazie Ylenia e Forza Ohana!