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Animali Fantastici: c’è una sirena sul Battistero di Parma

di Francesco Gallina

 

Benvenuti al ventesimo – e penultimo – appuntamento della vostra amata rubrica Animali fantastici e dove trovarli nella mia Drogheria dell’Arte. Oggi andiamo alla ricerca delle… sirene. E lo facciamo osservando una delle più sorprendenti e pregevoli formelle che Benedetto Antelami scolpì nello Zooforo del Battistero di Parma.

Io non le ho mai viste, ma pare che le sirene esistano. Non ne sono così sicuro, ma da Ulisse ai giorni nostri è un continuo avvistamento di sirene.  Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, descrive le Nereidi come donne con ruvidi corpi squamosi. Lo scolastico francescano Bartolomeo Anglicus, nel De Propietatibus Rerum, narra di essersi trovato in pieno mare e che i suoi uomini compagni dei suoi marinai rapiti dalle loro navi. Cristoforo Colombo dice di averne incrociate alcune lungo il suo viaggio verso le Americhe – cioè, verso quelle che credeva Indie.

Agli inizi del ‘600, il capitano John Smith, famoso per essere stato salvato da Pocahontas, scrive di aver adocchiato una sirena al largo della costa del Massachusetts: capelli verdi, occhi rotondi e orecchie allungate. Nel 1809 lo storico giornale inglese«The Times»pubblicò una lettera del docente scozzese William Munro, nella quale fornisce un minuzioso ritratto di sirena, avvistata sulla riva del Sandside Bay. E sempre scozzesi sono i marinari che, cinquant’anni più tardi, individuano una sirena al largo delle coste della Gran Bretagna.

Arriverà la Prima Guerra Mondiale, con altre sirene, quelle antiaeree. Altri avvistamenti nel secondo dopoguerra, negli anni ’90 in Africa e, oggidì, a Kiryat Yam, in Israele, dove il governo locale – non certo stupido – ha pensato bene di ricompensare con 700 mila euro chiunque provi l’esistenza di queste creature. Dall’Odissea sono passati secoli, millenni.

Dopo le glorie del Medioevo, il mito si è banalizzato, eccetto casi straordinari, come quello di Andersen. La sirena diventa alter ego della musa metafisica, come nella poesia che vi propongo oggi, composta da Ungaretti nel 1923 e inserita nella sua raccolta Sentimento del tempo.

Dalla sirena-uccello alla diventata sirena-pesce, dalla sirena-pesce alla sirena-Musa, dalla sirena-Musa alla… bufala.

 

Sirene

Funesto spirito
Che accendi e turbi amore
Affine io torni senza requie all’alto
Con impazienza le apparenze muti,
E già, prima ch’io giunga a qualche meta,
Non ancora deluso
M’avvicini ad altro sogno.
Uguale a un mare che irrequieto e blando
Da lungi porga e celi
Un’isola fatale,
Con varietà d’inganni
Accompagni chi non dispera, a morte.

 

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