Che si tratti di geniali intuizioni narrative o di pionieristici ragionamenti scientifici, la storia delle idee è costellata di uomini e donne che hanno aperto la strada a un futuro più che mai presente. Vale la pena interrogarsi sui loro contributi per capire meglio a che punto siamo e dove stiamo andando.
Philip K. Dick e l’Internet delle Cose. Chiuso nel suo appartamento e incapace di uscirne perché non può pagare la porta di casa, Joe Chip è il protagonista di Ubik, uno dei migliori romanzi dell’autore americano. Un disadattato sempre a corto di denaro e insofferente rispetto ad un mondo delle macchine in cui tutto è collegato.
Gli oggetti stessi, dalla caffettiera, al frigo, alla porta, sono in rete, rendendo impossibile la vita a Joe, incapace di relazionarsi con un mondo – quello degli oggetti senzienti – che esclude ogni possibilità di contatto empatico.
Joe è l’uomo comune che sembra uscito dall’epoca a noi contemporanea per ritrovarsi sbalzato in un mondo in cui si sente estraneo e a disagio. Le cose hanno vita propria ed interagiscono con l’uomo. Ma – e questa è domanda più interessante – hanno anche una coscienza? Perché è facile prendersela con la porta che si rifiuta di aprirsi se non abbiamo pagato l’affitto, ma che dire del padrone di casa che non vuole sentire ragioni per concedere una dilazione?
Blaise Pascal: probabilità e calcolatori. Umanità e tecnologia. Vegetariano convinto, enfant prodige, inquieto ricercatore dello spirito e dell’intelletto.
Morto a soli trentanove anni, Blaise Pascal si inserisce nel Seicento come un genio capace di pensare alle innovazioni tecnologiche come un aiuto e un potenziamento delle facoltà umane.
Sua l’invenzione del primo calcolatore meccanico – la pascalina – in un periodo in cui le dita e l’abaco rappresentavano i più potenti strumenti di calcolo a disposizione, oltre alla mente umana.
Sempre suoi gli studi sul calcolo delle probabilità e sui numeri casuali che effettuò modificando un antico gioco cinese – la ruota della fortuna – in modo tale da ridurne al minimo gli attriti e le interferenze esterne. Avrebbe così creato la prima roulette, ancora rudimentale rispetto a quella attuale, suddivisa in caselle rosse e nere e accompagnata da un tavolo in cui fare puntate individuali e su gruppi di numeri. Furono proprio le analisi effettuate su questo nuovo strumento a permettergli di formulare la famosa Legge del Terzo.
Borges: l’ipertesto e la Rete. Nell’immensità di luoghi immaginari che per quanto vicini sembrano comunque inarrivabili, Borges ci conduce con le sue opere in uno spazio linguistico capace di trascendere la linearità umana.
L’immersione è totale e proprio per questo straniante come potrebbe esserlo il ritrovarsi per la prima volta in un labirinto di Escher o sul ponte ologrammi della USS Enterprise, la celebre astronave di Star Trek. L’unica certezza è il punto di partenza e questo stesso diventa poco a poco ininfluente. Proprio come nel web, dove la parola iniziale che digitiamo nel motore di ricerca si fa fluida, dividendosi in tanti sentieri diversi. Ci risvegliamo allora da questa letargica quest chiedendoci: – Sì, ma cosa stavo cercando?
Il contributo di Borges è meno immateriale di quanto possa sembrare, visto che personaggi come Ted Nelson – è lui ad aver coniato il termine ipertesto – hanno a lungo riflettuto sulla natura profonda dell’architettura immaginaria della Rete. Perché se è vero che sono gli uomini a crearla, che dire allora della vita stessa di cui queste architetture si fanno portatrici?
Arthur C. Clarke: satelliti e guida automatica. Ci troviamo di fronte a un prolifico autore di fantascienza che se avesse brevettato le sue idee sarebbe diventato l’uomo più ricco del mondo.
Parecchi progetti fantascientifici di cui ha scritto nei suoi romanzi si sono realizzati davvero, alcuni a distanza di poche decine di anni dalla pubblicazione dell’opera letteraria.
Troviamo le auto a guida automatica ne Le Fontane del Paradiso (1979) compresi i problemi di carattere etico relativi alle scelte che il software di bordo deve effettuare: chi salvare tra passeggeri e pedoni?
In un articolo pubblicato nel 1945 sulla rivista Wireless World ipotizzò l’impiego di satelliti in orbita geostazionaria per le telecomunicazioni.
Nel romanzo Incontro con Rama (1973) ideò un sistema di monitoraggio per gli asteroidi in rotta di collisione con la Terra che chiamò Spaceguard. Negli anni Novanta la NASA avrebbe contribuito alla realizzazione di un progetto simile chiamandolo per l’appunto Spaceguard Project Report.
È l’uomo con le sue fragilità e le sue ambizioni che Clarke mette al centro della propria riflessione; la tecnologia, per quanto fantascientifica, non è che uno strumento per la sua evoluzione.