di Laura Candeloro
Imboccano i pargoli, gli cambiano pannolini, li lavano e li vestono, ecco i padri del terzo millennio.
A scattare la fotografia ai padri italiani di oggi è il primo Rapporto sulla paternità in Italia, elaborato dall’Istituto di studi sulla paternità (Isp) e dal Dipartimento Scienze della Formazione dell’Università Roma3. Ne emerge una paternità tutta nuova: il 91,5% dei maschi italiani considera “normale” che un padre dia da mangiare ai figli, l’83,9% che cambi i pannolini e il 77,7% che li lavi e li vesta.
Lo conferma l’analisi sui congedi parentali e sui permessi alla nascita di Annina Lubbock, sociologa delle pari opportunità, secondo la quale cresce la domanda dei padri per avere più tempo da dedicare ai figli. Aumenta infatti la quota di lavoratori maschi che usufruisce dei congedi di paternità, introdotti da pochi anni in Italia: si è passati dal 13% del 2014 a un più sostanzioso 20%.
Papà c’è fin dal primo vagito, ad assistere la partoriente in nove parti su dieci: 91,83% è la media nazionale, ma si va dal 97,92% della provincia autonoma di Bolzano al 57,69% della Campania. “Il padre – riferisce Marina D’Amato, ordinaria di sociologia a Roma3 – vuole essere concepito come amico, ma così, sullo sfondo di un bambino precocemente adultizzato e di un adulto affetto da infantilismo, l’autorità viene meno e l’ubbidienza è una dimensione che svanisce”. E ambigua diventa la reazione dei figli – secondo la docente- che si divide tra il bisogno di amorevolezza e quello di autorevolezza e sostegno.
Se aumenta il tempo dedicato a godere la paternità, rimane sempre esiguo però lo spazio concesso ad aiutare la partner nelle faccende domestiche. “ La maggiore asimmetria – ha osservato Linda Laura Sabbadini, statistica sociale – si riscontra al Sud, dove il lavoro domestico è svolto per il 74% dalle donne, che vi dedicano giornalmente 3 ore contro i 57 minuti dei partner.”.
Né padre-padrone, né “mammo”, secondo Marco Deriu, sociologo dell’Università di Parma i padri di oggi sono “esploratori” e al termine della loro ricerca c’è la scommessa di una paternità responsabile, capace di coniugare “dolcezza e risolutezza, tenerezza e capacità di conflitto”.