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Intervista a Paolo Jannacci, sulle note del jazz contemporaneo

 

di Francesca Binfarè

 

A quattro anni di distanza dal suo precedente lavoro, Paolo Jannacci torna con un nuovo disco dal titolo “Hard playing”

 

Un disco jazz che ne contiene due. Questo è “Hard playing”, il nuovo lavoro di Paolo Jannacci. Il cd raccoglie brani jazz – originali e due cover – e il dvd dello spettacolo permanente “In concerto con Enzo”, con la registrazione di un concerto dedicato a Enzo Jannacci (padre di Paolo) e alle sue canzoni. Con questo disco raffinato si fa un salto nel jazz contemporaneo, a tratti sperimentale, proposto da un quartetto di musicisti eccellenti ed affiatati.

 

Cosa speri che susciti questo tuo disco in chi lo ascolta?

Se dà una vibrazione sono contento. Vorrei si sentisse l’energia, l’impatto, la voglia che avevamo di suonare insieme.

Com’è nato questo album?

È il frutto del lavoro fatto con gli amici musicisti con cui collaboro da 20 anni: ognuno di noi sa come concepiamo tempi, musica, spazi e dinamiche, quindi è stato un processo molto fluido. Ci abbiamo messo contemporaneità e sperimentazione: questa era l’idea di base, chiara, e le siamo rimasti fedeli.

Il jazz è una musica di improvvisazione e sperimentazione per sua natura…

È vero. Il più bel complimento che mi è stato fatto è “Questa volta hai fatto un disco jazz”. Ho cercato di esteriorizzare la mia interiorità e quella di chi ha suonato con me. Alla fine, la musica deve essere sincera: questa lo è. È jazz? Sì, ma la musica non si divide in generi; ha solo due categorie, ‘ti piace’ e ‘non ti piace’.

Pensi che non debbano esserci confini nella musica?

Sì, ne sono convinto. È chiaro che ci sono dei canoni, se no si crea confusione, ma non devono esserci barriere. Suddividere la musica in generi crea sterilità.

A proposito di generi musicali, al momento sei in tour con J-Ax e Fedez…

Ho chiesto io ad Ax di suonare con loro, per il piacere di stare con lui e perché in quel periodo lavoravo poco (poi è arrivato questo disco): lui ha accettato perché sa che con me può contare su un certo tipo di musica. E’ una persona con cui si può parlare e interagire, e ha gli occhi buoni. Mi piacciono le persone con gli occhi buoni.

Vi conoscete da tanto?

Siamo amici da tempo, 17 anni. Papà si sarebbe divertito a vedermi sul palco insieme a lui e Fedez.

Quindi non conoscevi Fedez prima del tour.

Musicalmente sì, ma non di persona. Fedez sul palco ha un atteggiamento invidiabile: ti mette totalmente a tuo agio. Lui e Ax sono eccezionali.

L’impegno con loro non lascia spazio per un tuo tour.

Anche tra un anno il mio disco non sarà invecchiato. Suonerò al festival Acquedotte, l’11 agosto a Salò (Brescia), e poi organizzeremo delle date a partire da settembre.

 

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