Home » Cultura&Spettacoli » Polifonia: Svetlana Aleksievič alla Bocconi. Incontro con l’erede della grande letteratura russa non-fiction

Polifonia: Svetlana Aleksievič alla Bocconi. Incontro con l’erede della grande letteratura russa non-fiction

di Francesco Gallina

 

Polifonia. Se c’è una parola con cui delineare l’opera narrativa di Svetlana Aleksievič è proprio polifonia. Polifonia le cui voci appartengono a vittime della Storia: martiri di utopie, anime abusate dalla guerra. Voci che sanguinano, voci che hanno il gusto della polvere da sparo e l’incarnato della morte. Sono gli uomini che si sono uccisi conclusasi la parentesi di un’ideologia schiacciante (e a sua volta suicida) quale il Comunismo dell’Unione Sovietica. Sono i reduci di guerra sovietici che hanno combattuto sul fronte afghano. Sono le vittime di un sistema totalitaristico che ha rimosso dai suoi interessi la sicurezza sanitaria e ha taciuto dinnanzi all’esplosione di un reattore nucleare che deformò i corpi, avvelenò la terra. Si sfalda la centrale di Cernobyl, si sfalda il regime figlio di Stalin.

Volutamente ignorata dall’attuale governo bielorusso, la penna della Aleksievič continua a rilasciare l’inchiostro che riflette, nel suo colore nero – nero come le miserie e le umane ingiustizie – la luce di uno spirito libero di raccontare la propria verità, verità di un popolo tanto vasto (quello russo) quanto contraddittorio. Sono personaggi marginali, quelli che popolano le sue pagine, marginali come il mondo che si lascia schiacciare da ideologie che contemplano il mondo delle idee dimenticandosi del mondo delle cose, cose che avvizziscono allo scorrere delle lancette, senza che ombra umana si prenda cura di loro. Così è la Bielorussia che traspare dai libri della Aleksievič, così la Russia e un po’ tutti quei paesi satelliti che ruotavano politicamente e geograficamente attorno all’ideale dell’URSS, estremamente vasto, profondamente fragile.

Degna erede della grande Letteratura russa, in particolare di Šalamov e Solzhenitsyn, la Aleksander è una delle massime rappresentanti del genere non-fiction dell’Europa dell’Est, amalgamando sapientemente testimonianze storiche e libertà narrativa. Per chi vorrà dialogare con Svetlana Aleksievič, sarà occasione di straordinaria importanza la conferenza organizzata il 27 aprile da Bocconi d’Inchiostro, l’Associazione Letteraria dell’Università Bocconi di Milano. La premio Nobel per la Letteratura nel 2015 si racconterà nel salotto letterario di Bocconi d’Inchiostro, ripercorrendo le tappe essenziali della sua esperienza biografica e bibliografica, da Preghiera per Černobyl’ (E/O, 2002) a Gli ultimi testimoni (Bompiani, 2016), passando per Tempo di seconda mano (Bompiani 2015) e La guerra non ha un volto di donna (Bompiani, 2015).

Nel corso della conferenza interverranno il traduttore Sergio Rapetti e il presidente di Bocconi d’Inchiostro Gerardo Masuccio. L’incontro si terrà giovedì 27 aprile alle 18.00 in aula Manfredini, nell’edificio al 25 di via Sarfatti. Sarà aperto a tutti, previa registrazione.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*