di Titti Duimio
Le eccellenze del territorio parmigiano continuano a mietere successi. Aziende locali che nonostante le difficolta’ emergono per qualita’ e professionalita’ e portano in giro per il mondo i prodotti enogastronomici di Parma sono in continua crescita.
La moda e il vino, principali eccellenze del made in Italy nel mondo, si sono incontrati infatti per la prima volta a Vinitaly di Verona domenica 9 aprile, quando i vini di sette vignaioli italiani sono stati tradotti in abiti da sera unici realizzati dall’Atelier Judged di Mantova.
Durante la serata, condotta dall’attrice Melita Toniolo e dal giornalista Luca Casadei di ‘Italia nel bicchiere’ che ha organizzato l’evento, il ristorante Flora di Verona ha ospitato creazioni gourmet vegane e gluten free, etichette d’eccellenza e abiti prêt-à-couture.
Sette abiti per sette cantine, disegnati dalla stilista Carmentea Tsaparopulos ispirati a vini prodotti dal Veneto alla Sicilia, hanno sfilato nel locale tra una portata e l’altra per raccontare in modo originale il fascino italiano.
Ad aprire la cena-sfilata di gala e’ stato lo spumante di Malvasia “Monteroma brut” della cantina biologica Vigna Cunial di Traversetolo reduce da un’altra interessante iniziativa che ha visto, presso la Casa della Musica di Parma, l’abbinamento tra vini e musica jazz.
Gianmaria Cunial fondatore e titolare dell’omonima azienda vinicola, produttore dello spumante di Malvasia considerato uno dei 100 migliori vini italiani, viene dalla provincia di Treviso, la Valdobbiadene, patria del prosecco ma terra contaminata da pesticidi e rimedi chimici per garantire una produzione abbondante destinata al mercato.
Come mai si e’ trasferito a Traversetolo dalla Valdobbiadene?
Volevo una produzione biologica ma la diffusione di pesticidi sparsi con gli elicotteri non mi garantiva l’incontaminazione delle mie terre e cosi’ ho cercato un posto con terra “pulita e sana” e l’ho trovata qui a Traversetolo su queste colline ricche di terra bianca e calcarea adatta alla produzione di vino di eccellente qualita’.
Ho studiato la tradizione locale e le colture autoctone perche’ credo che si debba seguire la vocazione di un territorio e mi sono dedicato alla produzione di vini rigorosamente locali. La Malvasia in primis, vero gioiello della tradizione parmigiana insieme al Sauvignon e la Barbera in purezza, contrariamente al Lambrusco che non appartiene a questo territorio ma a quello modenese. Lotto per la tutela dei vini locali ormai da parecchi anni e trovo insensato e dannoso produrre vini non locali come fanno alcuni.
Qual’e’ stato il percorso che l’ha portata a questa scelta?
Ho lavorato come ricercatore all’Universita’ di Piacenza e credo che non siano state fatte opportune valutazioni sulla nocivita’ dei pesticidi sulla lunga scadenza. Per questo la mia scelta e’ stata totalmente biologica che non vuol dire ritorno al passato ma innovazione continua oltre la chimica, questa la vera avanguardia.
La terra e’ un organismo vivo e con memoria e le piante sono la vita, il 99,5% di presenza sulla terra e’ fatta di vegetali e una pianta di grano ha 4 volte il genoma umano, per fare un esempio sulla complessita’ di queste forme di vita. Dobbiamo rispettarla e ascoltarla non adattarla alle nostre esigenze immediate. Il tempo e’ un fattore determinante per la crescita sana e perfetta di una coltivazione perché’ la terra sa curarsi da sola se la si lascia libera e non la si soffoca di rimedi non naturale.
Persino l’erba, spesso eliminata con diserbanti, e’ utile per far crescere la vite ed e’ un ottimo detrito organico che nutre il terreno.
Quali sono i suoi progetti futuri?
La coltivazione biologica e’ un processo lungo e serio e non una moda come spesso si crede, e da qualche anno sto lavorando ad un progetto con altre aziende per intensificare le colture biologiche di tutta l’Emilia-Romagna e puntare ad avere una regione interamente biologica unica in tutto il mondo favorendo economia e lavoro attraverso la produzione e il flusso turistico che ne deriverebbe. Ma questo, per ora, e’ solo un sogno.