di Francesco Gallina
Intere giornate vissute negli asfittici vagoni di un treno, spettrali visioni di strade deserte, porte chiuse, paesaggi desolati. Le infermerie sono simili a carneficine. I soldati, divorati dai pidocchi, non hanno più sembianze di esseri umani; respirano, ma non ne sono nemmeno più coscienti.
Questo e altro emerge dalle pagine del DIARIO DI GUERRA E DI PRIGIONIA di Arturo Cantadori, a cura di Paolo Bongranie Giuliano Masola, edito da MUP e presentato ieri 3 marzo 2017 nella Sala Polifunzionale dei Musei della Fondazione Monteparma.
Come specificato da Roberto Delsignore, Presidente della Fondazione Monteparma, e Piergiovanni Genovesi, docente di storia contemporanea nella Facoltà DUSIC dell’Ateneo parmigiano, il volume tiene a battesimo la collana «Extravagante», curata dallo stesso Genovesi e finalizzata a individuare e valorizzare pluralità di percorsi storici attraverso manifesti, interviste, cartoline, foto. Piccoli oggetti circoscritti nel tempo e nello spazio. Reperti storici evanescenti, ma indispensabili per esplorare nuovi campi di indagine e approfondire la storia universale attraverso contesti particolari. Una collana la cui denominazione dipende dal concetto generale di ‘estravaganza’, ma anche e soprattutto dall’uso peculiare che ne fece il compianto professor Giuseppe Papagno nel suo ultimo libro Viaggio a Taprobana. Un luogo extravagante dove Einstein incontra Vico, Leonardo, San Francesco ed altri in dialoghi immaginari su origini e senso del mondo.
Attraverso la tragica vicenda di Arturo Cantadori, nato a S. Andrea di Torrile il 7 settembre 1898 da famiglia contadina e morto il 18 marzo 1929, è stato possibile aprire squarci inediti, o ancora poco studiati, sulla prigionia dei soldati italiani rinchiusi campi tedeschi e austro-ungarici. Soldati tormentati dalla fame, che vorrebbero strappare il pane dalle mani dei bambini poveri. Soldati stremati dalla febbre, abbandonati dallo Stato italiano, violentati, umiliati e vilipesi dal nemico.
Giuliano Masola, vivace e appassionato ricercatore neolaureato a 67 anni, e Paolo Bongrani, docente di Storia della Lingua Italiana dell’Università di Parma, presentano al lettore un’opera filologicamente documentata e storicamente ricostruita, che pone solide basi per ulteriori approfondimenti. Durante la conferenza sono intervenuti anche lo storico Fabrizio Solieri e il professor Paolo Briganti, che ha egregiamente interpretato alcuni dei passi più crudi e dolorosi del Diario.