di Claudio Carlo Tanzarella
Si è tenuta domenica 12 febbraio, con partenza da Largo Porta Nuova e arrivo in piazza Principe di Piemonte, la prima sfilata della 623/a edizione del Carnevale di Putignano, il più lungo di Italia (inizia il 26 dicembre, nel giorno di Santo Stefano, con la festa delle “Propaggini”) e, secondo le cronache locali, anche il più antico di Europa. Le origini risalirebbero infatti all’anno 1394 d.C., quando la costa pugliese era oggetto di continue scorrerie da parte dei saraceni. Le ripetute incursioni e la paura dei saccheggi erano in cima alle preoccupazioni dei governatori del tempo, i Cavalieri di Malta.
L’imperativo era uno solo: proteggere dalle razzie ciò che di più prezioso era custodito nel territorio, partendo dalle reliquie di Santo Stefano Protomartire, fino a quel momento conservate nell’omonima abbazia di Monopoli. Allontanarle dalla costa e spostarle nell’entroterra sembrava essere l’unica soluzione possibile e Putignano, perfetta per la sua posizione, fu così scelta come meta del trasferimento.
Ma spesso la storia sconfina nella leggenda e il sacro e il profano si intrecciano e si rincorrono. Si narra allora che durante la traslazione alcuni contadini di Putignano impegnati nell’innesto delle viti con la tecnica della propaggine, al passaggio della processione abbandonassero campi e lavoro per accodarsi festanti al corteo sacro, accompagnandolo con balli, canti e versi a rima baciata. Ecco come è natala Festa delle Propaggini, quella che da 622 anni ogni 26 dicembre segna l’inizio del Carnevale di Putignano. Una festa, anticamente, dall’alto contenuto religioso che però nel corso dei secoli ha acquisitosempre più una connotazione marcatamente satirica, caratterizzata dall’intonazione di canti goliardici e dall’improvvisazione di una crestomazia di versi satirici in vernacolo e di frizzi, lazzi e sberleffi nei confronti dei personaggi più in vista della città.
Il Carnevale di Putignano, edizione 2017, è ispirato al tema dei “mostri”, anche quest’anno fantasiosamente interpretato dagli abili maestri cartapestaiche hanno allestito sette carri allegorici, come vuole la tradizione.Giganteschi mostri meccanici, simboleggianti i vari volti della paura, hanno sfilato sul corso principale in mezzo a maschere danzanti, davanti ad una folla divertita. Ecco allora,sul carro intitolato “Selfie della gleba”,i mostri circondano l’uomo la cui attenzione è completamente rapita dal display del suo smartphone. Da qui la condizione alienata dell’uomo, il suo vivere come in una gabbia:chiaro il riferimento ai rischi provenienti dalla rete, dai social media, dalle nuove tecnologie. Poi un gorilla alto 7 metri dietro un cancello, per il carro“Istinto animale”, la cui idea allegorica è quella dell’uomo violento (rappresentato dal gorilla) che credendo di agire con amore oltrepassa il cancello, aldilà del quale c’è la città festosa delle donne: il cancello qui simboleggia il limite del rispetto reciproco, tra uomo e donna, che non andrebbe mai superato. Poi un omaggio al cineasta statunitenseMel Brooks col carro “Si può fare”, che ispiratoalla celebre pellicola “Frankenstein Junior”invita a riflettere sulle importanti questioni etiche e morali legate alla ricerca scientifica, come nel caso degli esperimenti sul Dna e delle manipolazioni genetiche, accusati di porsi al di là delle leggi della natura. Quindi il carro Ribellione Selvaggia (L’uomo il vero mostro), dovel’uomo, come singolo è essere razionale, ma come folla diventa mostruosità indistinta che si fa essa stessa belva feroce e terrificante. Allora l’uomo, cacciatore fiero e temerario, si trasforma in bestia da catturare e ingabbiare, mostro moderno che minaccia la vita degli altri animali. Sul carro “Chi ha tempo non aspetti tempo”, uno scienziato conduce lo spettatore in un viaggioall’indietro nel tempo, in un passato “mostruosamente brutto”, caratterizzato da scelte di sviluppo economico ed industriale sbagliate e da uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, vere e proprie minacce alla salute e all’ambiente in quanto causa di inquinamento, deforestazione e desertificazione. C’è però ancora una speranza: si può recuperare il tempo perduto, ma un orologio, con i movimenti frenetici delle sue lancette, ricorda che bisogna fare in fretta se si vuole salvare la bellezza della natura.Infine il carro intitolato “Mostruosa…mente umana”, sul quale giganteggia un Minotauro, mostro della mitologia greca, metà uomo e metà toro: dal labirinto di una difficile condizione esistenziale l’uomo esce solo facendo affidamento alle proprie forze ed ignorando i richiami delle scimmie maligne che rappresentano le ossessioni della mente.
Tra i vari eventi collaterali è da segnalare ‘Mòstrati’, una performance di danza e teatro diffuso che coinvolgerà il pubblico, con un viaggio emozionale, in un vero e proprio labirinto ricreato negli angoli e nei vicoli del centro storico di Putignano. Lo spettacolo è ideato da Vito Cassano e realizzato dalla Compagnia Eleina D e da ‘I make’.
Tre sono poi le novità di questa edizione.La prima, il Museo diffuso del Carnevale di Putignano “Le maschere perdute”: i visitatori percorreranno un viaggio nella memoria e nel tempo, alla scoperta dei protagonisti più importanti e degli aspetti più antichi della manifestazione. La seconda, è la previsione, durante la sfilata, di sette “stazioni di sosta” animate da esibizioni di musica e teatro popolare. La terza, e forse la meno gradita, l’istituzione di un biglietto d’ingresso per assistere alla parata dei carri.
Ma un’altra particolarità del Carnevale di Putignano è la centralità dei giovedì: se in passato il giovedì era sinonimo di banchetti e balli in maschera nei sottani del centro storico, i cosiddetti “jos’r”, oggi è sinonimo di dissacrante satira sociale. Ogni giovedì mira a portare sul palco una storia e un gruppo sociale ben preciso: in un ordine assolutamente immutabile si parte con i Monsignori, per poi continuare con i Preti, le Monache, i Vedovi, i Pazzi (ovvero, i giovani non ancora sposati), le Donne sposate e dulcis in fundo i Cornuti (gli Uomini sposati), in un appuntamento curato dall’Accademia delle Corna, caratterizzato proprio dal goliardico rito del taglio delle corna.
Di giovedì in giovedì, di tradizione in tradizione, di carro in carro, si arriverà al martedì grasso, giorno di chiusura del Carnevale e del gran finale in notturna, quando i 365 rintocchi della Campana dei Maccheroni saluteranno Farinella, la tipica maschera putignanese, e sanciranno ufficialmente la fine dei bagordi e l’inizio della Quaresima.