di Roberta Nardone
Riccardo Rossi, 48 anni, è un napoletano che ha cambiato radicalmente la sua vita, mettendosi al servizio degli altri. Da giornalista si è trasformato in volontario a tempo pieno in una casa famiglia. Da quando ha conosciuto sua moglie Barbara, poi, ha deciso insieme a lei di prendersi cura dei più bisognosi, all’insegna dell’amore, ma soprattutto della gioia.
I volontari dell’associazione “Insieme” operano all’interno della casa famiglia “La Divina Provvidenza” che ha sede a Pedara, in Sicilia. Sono dei veri e propri angeli che porgono la mano a chi si trova in difficoltà senza giudicarlo per gli sbagli commessi ma che gli dicono: “Hai una nuova vita a partire da adesso: ricomincia tutto”.
Sono per lo più giovani (ma ci sono persone anche più mature), sono italiani e romeni, studenti e lavoratori. Si occupano di servire ai tavoli e ascoltare i bisognosi (famiglie povere, portatori di handicap, donne vittime di abusi, immigrati, tossicodipendenti) e confortarli. Gesti fatti con in punta di piedi con semplicità ed allegria, in cambio dei quali ricevono sorrisi e ringraziamenti. Nascono così, giorno dopo giorno, amicizie, amori e legami speciali.
Essendo giornalista, nel 2009 ha deciso di unire i bei gesti alle belle parole, fondando il giornale “La Gioia” (con annessi sito e pagina Facebook) che si occupa di mettere in evidenza le Buone Notizie e che ha come scopo principale quello di trasformare la solitudine in solidarietà.
Cos’è per te il giornalismo?
Scrivo per dare speranza e credo che il giornalismo sia una missione perché si occupa di unire le parole ai fatti.
Da quando sei entrato a far parte dell’associazione “Insieme”, com’è cambiata la tua vita?
La mia vita è cambiata radicalmente. Ho capito che è importante mettersi al servizio degli altri e che sono proprio le persone più deboli e più fragili che, con le loro esperienze, mi aiutano a crescere.
La prima cosa che colpisce quando si cerca il tuo profilo su Facebook è la fotografia in cui stringi la mano a Papa Francesco: quando è avvenuto l’incontro e com’è stato quel momento?
L’incontro col Papa è avvenuto grazie al fatto che io e mia moglie Barbara, abbiamo ricevuto un premio dalla nostra parrocchia “Maria Immacolata”, secondo il quale appunto, una coppia di giovani sposi a pochi giorni dal matrimonio avrebbe potuto incontrare il pontefice.
È stata un’esperienza davvero indimenticabile ed è stato sicuramente uno dei momenti più belli della mia vita. Sia io che Barbara infatti siamo cattolici praticanti: anche la bomboniera con cui abbiamo deciso di omaggiare i nostri invitati il giorno del matrimonio consisteva in una collana del rosario racchiusa in un sacchetto.
Di papa Bergoglio mi è rimasto impresso il sorriso e la frase: “Pregate per me”, che ha rivolto a me e a mia moglie prima di andar via.
A proposito di Barbara, tua moglie, come vi siete conosciuti?
Ho conosciuto Barbara per un’intervista e i social network hanno fatto il resto. Ciò che mi ha colpito immediatamente di lei è stata la sua bontà d’animo: essendo una persona umile e pur non vivendo nell’agiatezza, portava cibo ai più poveri facendo molti sacrifici come ad esempio saltare la cena di tanto in tanto. Una persona così non avrei potuto lasciarla scappare: ecco perché poco dopo le ho chiesto di diventare mia moglie.
Quali sono i progetti per il futuro tu e Barbara state cercando di portare avanti con l’associazione?
Un anno fa quando ci siamo sposati, io e Barbara abbiamo deciso di devolvere il ricavato della nostra lista nozze in beneficenza e abbiamo pensato alla costruzione di un allevamento di lumache, utile per produrre diversi prodotti che vanno dal mondo gastronomico a quello della bellezza.
Il nostro, comunque, può definirsi un “percorso senza fine” perché continueremo ad accogliere persone bisognose e a dare loro tutto il nostro sostegno: mia moglie attraverso la cucina, io attraverso tante altre attività come le commissioni mediche e altro.
Cosa diresti a chi vorrebbe entrare a far parte del mondo del volontariato, ma non sa come fare?
A queste persone dico: non abbiate paura di “fare bene agli altri” e lanciatevi! Perché l’altruismo parte dai piccoli gesti e decidere di mettersi in gioco è un atto di coraggio. Perché anche donare un sorriso a chi ne ha bisogno, è un gesto di altruismo. Quando mi chiedono di descrivere cos’è per me il volontariato e cosa significa diventare volontario, le parole che più mi piace utilizzare a tal proposito sono quelle di Madre Teresa di Calcutta:
“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.”
Bravi Riccardo e Barbara le vostre non sono parole ma vite spese per i fratelli.
Certe della Parola di Gesu’:
” Tutto quello che farete al fratello piu’ piccolo lo avrete fatto a me”.
Grazie del vostro DONO.
You are both an inspiration
The whole concept is noble.
I keep your project in mind and maybe one day, when I am ready, I will follow in your footsteps.
Best wishes
Take care
Buongiorno Riccardo, ho sentito l’intervista alla radio, e mi sono commossa. Pure io faccio volontariato in carcere ma, a sentire ciò che fai tu con Barbara, mi sento piccolina. Grazie.
Annamaria