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Cinquant’anni di Robi Baggio, il “nove e mezzo” più “Divin” d’Italia

di Francesca Devincenzi

Cinquant’anni di Roby Baggio. Cinquant’anni di magia fantasia, sali e scendi, amore e odio.

Il Pallone d’Oro vinto, il rigore sbagliato a Usa ’94, il commento, in lacrime, a Pasadena: “i rigori li sbaglia chi ha il coraggio di tirarli”.  Il legamento del ginocchio rotto e ricucito. L’unico azzurro ad aver lasciato la sua firma nel tabellino dei marcatori in tre Mondiali. Il Divin Codino, talento espresso forse mai nemmeno del tutto.

Amore e odio. Meglio di Del Piero. No, nemmeno di Totti. Numeri dieci a confronto, ma nemmeno misurandolo con altri 50 ci sarebbe una misura esatta del suo valore, del suo genio, del suo essere meglio o peggio di.

Platinì lo definì un “9,5”. Forse per non ingabbiarlo in una maglia, in un ruolo, in un dovere di fantasia.

Un grande amore, il primo, Firenze. L’ultimo, Brescia. I 200 gol in A, al Tardini, a Parma, con lo stadio intero in piedi, commosso, applaudendo alla carriera e alla storia. Duecento volte Baggio a suggello di una carriera meravigliosa. Appuntamento con le divinità, con l’Immortalità del calcio.

“A veder giocare Baggio ci si sente bambini. È l’impossibile che diventa possibile. Una nevicata che viene giù da una porta aperta del cielo”. Parole e musica di Lucio Dalla, uno che con le parole faceva come Baggio col pallone. Arte musica e poesia. Qualsiasi cosa insomma.

Benigni, che a Firenze di Robi è diventato amico e fan, lo ha definito “un misto tra Rudolf Nureyev e Lorella Cuccarini”. A Firenze Robi è diventato Baggio, arrivato da Vicenza è diventato cigno. Era l’85, e appena firmato con i viola il ginocchio ha fatto crack: la società non ha ricusato il contratto, lui è andato da Bousuqet.

Dieci ore di intervento, per rimanere, Baggio. Per dimostrare che il legamento non sarebbe stato un tabù per gli atleti del pallone. La ripresa, il gol da copertina contro il Milan di Van Basten, una rete alla Maradona al San Paolo. Tiplo dribbling, e tutti giù per terra. Con Diego che lo ama, adora, ma commenta “poteva fare di più in carriera. E’ un grande che non è mai arrivato a sviluppare tutta la sua potenzialità”.

Eppure ha vinto tanto. Due scudetti (Juve e Milan). Una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Il Pallone d’oro, nel ’93. E di italiani lo hanno solo vinto in quattro: Rivera e Rossi, prima. Cannavaro, col Mondiale in tasca, poi. La classifica cannonieri, mai. Proprio Rivera, di lui ha detto: “Baggio è l’ultimo romantico del calcio, l’unico calciatore che riesce a non farmi cambiare canale in tv”.

Maglie importanti, pesanti. Pelè lo ha definito “una leggenda, bella da vivere con la sua semplicità, il suo talento ha segnato il calcio italiano” O Meno. Juventus, poi Milan. Bologna, Inter, infine Brescia. Qui Carlo Mazzone di lui ha detto: “L’uomo è più grande del calciatore”.

L’ultimo Baggio calciatore. Ma resta il Baggio uomo. Che ha vinto il World Peace Award del 2010, a Hiroshima.  Un uomo di calcio anche uomo di pace. Ed ora sogna di portare in giro per il mondo un progetto di calcio per i bambini, per tutti i bambini. I suoi cinquanta, li festeggia ad Amatrice. Per “far vedere ai miei figli cosa vuole dire stare così”.

E i mondo del calcio, lo saluta. Ancora. Con una marea di auguri, raccolti dall’agenzia Italpress.  “Auguroni Roberto @BaggioOfficial! #50 #Baggio #happybirthday #WeAreVicenzaCalcio #ForzaLane #Lanerossi #RobertoBaggio #buoncompleanno” quelli del Vicenza, la sua prima squadra dove ha mosso i primi passi prima di approdare alla Fiorentina. In maglia biancorossa, Baggio ha giocato per tre stagioni (’82-’85) in C1 con complessive 47 presenze e 16 gol.

Ed anche da Firenze, dove è rimasto 5 stagioni (1985-1990) con 136 presenze 55 reti, arrivano auguri speciali, in particolare da Giancarlo Antognoni che riconosce come “se fosse rimasto avrebbe usurpato ‘il mo regno’, ma ha comunque lasciato un ottimo ricordo”.

“In bianconero hai fatto innamorare tutto il mondo. Tanti auguri per i tuoi 50 anni, Roby #Baggio!” e’ il messaggio della Juventus con cui il vicentino ha giocato dal 1990 al 1995 per cinque stagioni ben 200 gare segnando 115 reti. E poi il Milan (1995-1997) con 67 gare e 19 gol che scrive “Il tempo passa, ma una leggenda non passa mai. Auguri!”.

Non poteva mancare il Bologna, dove Baggio disputo’ una sola stagione (1997-1998) giocando 33 gare e segnando 23 gol:”Buon compleanno a Roberto Baggio #Baggio50″ il tweet della societa’ felsinea con un link che rimanda ad un video dove si possono ammirare tutti i gol in maglia rossoblu’.

“Tanti auguri Roberto #Baggio! L’omaggio al campione universale per i suoi 50 anni” e’ l’augurio dell’Inter, societa’ in cui ha militato per due stagioni (1998-2000) totalizzando 59 gare e 17 gol. Infine, gli auguri dell’ultima squadra di Baggio, il Brescia, con cui ha chiuso la carriera giocando per quattro stagioni (dal 2000 al 2004) giocando complessivamente 101 gare e segnando 46 gol:”Hai disegnato calcio e ci hai fatto innamorare. Tanti auguri per i tuoi 50 anni Roby #Baggio, immenso campione” scrivono le rondinelle sul proprio account twitter.

Non mancano neppure gli auguri “istituzionali” come ad esempio quelli del Coni:”Ci sono i campioni e poi ci sono i fuoriclasse. Buon compleanno alla leggenda del calcio Roberto #Baggio” si legge
sull’account twitter del comitato olimpico nazionale italiano. Ed anche il presidente Malago’ si e’ unito alla celebrazione:”Auguri Roberto! Lo sport italiano abbraccia il grandissimo campione per i suoi 50 anni… e per le magie che ha regalato all’Italia”. Anche la Nazionale italiana (Figc) si unisce al coro degli auguri rimandando con un tweet ad un articolo in cui ricorda la sua carriera e postando il video del suo primo gol in Nazionale. “Oggi compie 50 anni una leggenda del calcio italiano, Pallone d’oro nel 1993: il “Divin Codino” Roberto #Baggio! Tanti auguri campione!” scrive infine la serie A Tim.

Perchè Baggio non si scorda mai. Anche, forse proprio per questo, ha diviso tutti e nessuno lo ha mai dimenticato.

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