di Giovanna Maggiori
Sono tanti i motivi per cui una persona può desiderare di cancellare un tatuaggio o togliere un piercing. Qualunque sia la ragione, chi desidera rimuovere questi segni sulla pelle ha davanti a sé diverse opzioni.
Il tatuaggio è a una tecnica di decorazione pittorica del corpo destinata a durare nel tempo.Viene eseguito tramite una macchinetta elettrica, cui sono fissati degli aghi che oscillano e penetrano nella cute per circa 1 millimetro, a una frequenza variabile compresa tra 50 e 3000 volte al minuto, a seconda dell’effetto desiderato; il movimento della macchinetta permette l’entrata degli aghi nella pelle, i quali depositano il pigmento nel derma. Certe volte però, dopo qualche tempo, non esistono più le motivazioni affettive che hanno portato a incidere perennemente nomi, frasi, disegni e simboli oppure semplicemente non c’è più abbastanza spazio libero sulla pelle per fare posto a nuove idee. Qualunque sia la ragione, chi desidera cancellare un tatuaggio ha davanti a sé diverse opzioni.
Il metodo oggi più utilizzato è la rimozione tramite laser. Attraverso un lavoro di estrema precisione, una luce pulsata altamente concentrata rompe l’inchiostro in minuscoli frammenti, che sono poi eliminati dal corpo. Si tratta di un procedimento piuttosto lungo: chi vuole cancellare il tatuaggio attraverso il laser deve sottoporsi a più trattamenti, che aumentano in base alla grandezza del tatuaggio. La tecnologia odierna permette di ridurre al minimo il rischio di vesciche, croste e cicatrici anche se, per quanto minimo, il disagio può insorgere, specie per tatuaggi di grandi dimensioni.
Ci sono poi altri metodi di rimozione del tatuaggio, ma la maggior parte di loro sono dolorosi e molto spesso poco efficaci. Tra questi c’è la dermoabrasione, che consiste nel levigare la parte tatuata con alcuni strumenti specifici. Agendo così si permette all’inchiostro di fuoriuscire dalla pelle: ma la parte interessata al trattamento resta indolenzita per una decina di giorni e, come per il laser, non c’è alcuna garanzia di una completa scomparsa del tatuaggio. C’è inoltre la possibilità di rimuovere il tatuaggio attraverso un’incisione col bisturi. La parte tatuata viene dapprima anestetizzata per poi essere tagliata e ricucita. Questo metodo assicura la rimozione del tatuaggio, ma lascia cicatrici sul corpo e viene per lo più consigliata per piccoli tatuaggi. In generale l’impiego delle nuove tecnologie ha permesso alla medicina estetica di offrire ai pazienti nuovi trattamenti non invasivi che garantiscono buoni risultati. Ad esempio la terapia fotodinamica per la rimozione dell’acne o la cavitazione estetica per la riduzione degli accumuli di grasso localizzato sono solo alcuni degli utilizzi delle nuove tecnologie in ambito estetico applicate alla rimozione dei tatoo.
Il futuro sembra prospettare però una soluzione tecnica più abbordabile dal punto di vista economico e operativo: una crema capace di cancellare i tatuaggi in modo semplice e indolore. L’invenzione si deve a un giovane ricercatore, Alec Falkenham della Dalhousie University a Halifax in Canada: il nuovo prodotto da spalmare sulla pelle, in estrema sintesi, permette la rimozione delle cellule intrise di coloranti sfruttando le naturali difese dell’organismo. L’unguento viene incluso nei liposomi (le piccole vesciche di grasso) che fanno arrivare il principio chimico attivo alle cellule della pelle che contengono l’inchiostro attivando i macrofagi, cellule di difesa dell’organismo, che le fagocitano. In pratica i macrofagi si attivano grazie alla rema e diventando capaci di divorare le cellule che contengono l’inchiostro. La scoperta è recente si è ancora in attesa dell’approvazione della Food and Drugs Administration, per poi procedere alla messa in commercio.
Sempre sperando che non segua la stessa sorte di Skinial, un metodo tedesco di rimozione dei tatuaggi senza uso del laser: secondo il pm Raffaele Guariniello è un trattamento pericoloso. Ora, grazie ai suoi accertamenti, il ministero della Salute ha vietato a un’azienda torinese che aveva l’esclusiva per commercializzarlo in tutta Italia di poterlo vendere e utilizzare. Il problema principale riguarda il liquido di rimozione del tatuaggio che viene iniettato sotto il derma per sciogliere i pigmenti di colore. Si tratta di acido lattico e secondo il ministero “non può essere commercializzato, perché come riporta il pittogramma della confezione è corrosivo e riporta l’indicazione che causa irritazione alla pelle“, un’indicazione dunque che “risulta in netto contrasto ed è incompatibile con l’uso prescritto che consiste nell’inoculare l’acido nel derma provocando un effetto necrotizzante”. La procura sostiene inoltre che il macchinario per rimuovere il tatuaggio non sia un prodotto cosmetico come invece pubblicizzatoe non è dunque conforme alle direttive europee.
Un discorso parallelo può valere per il trattamento della pelle quando si decide di rimuovere un piercing, che può creare la formazione di cheloidi, le lesioni cicatriziali che si formano sulla pelle a seguito anche di traumi, ferite, ustioni. Esistono dei trattamenti alternativi per la rimozione di queste antiestetiche cicatrici. Ad esempio, le iniezioni di cortisone per via intralesionale non sono eccessivamente dolorose e permettono di ottenere benefici, nonostante il tasso di recidiva sia elevato. La laserterapia induce la progressiva regressione del cheloide attraverso la soppressione della proliferazione dei fibroblasti. L’intervento è efficace, sicuro, poco doloroso, ma particolarmente oneroso. Le iniezioni d’interferone a tutt’oggi vengono considerate ancora innovative come anche i fogli di silicone che sono particolarmente indicati per la gestione dei sintomi del prurito e del fastidio. Infine la crioterapia implica il congelamento della lesione cheloidea con azoto liquido: comporta però un’ipopigmentazione che la rende non indicata nelle persone di pelle scura.