di Francesco Gallina
Tutto ha inizio dalla volontà di mettere in scena Re Lear. Poi, però il progetto prende un’altra strada, e della tragedia shakespeariana si decide di estrapolare in chiave contemporanea il tema portante, ovvero il rapporto Padre-Figlia. A farlo è il regista italiano Gabriele Vacis che, anni or sono, decide di istaurare un colloquio quotidiano – oserei dire psicanalitico – con le proprie attrici. Non schiette interviste: Vacis non richiede semplici opinioni, ma, con acume e dolcezza, esplora nel loro più intimo rapporto con i rispettivi padri. Sei attrici reclutate dai Cantieri Teatrali Koreja. Tre di esse sono italiane, tre provengono dall’Est Europa: Polonia, Bulgaria, Macedonia, ad oggi Stati membri dell’Unione Europea che però celano ancora – non troppo velatamente – i residui bellici e ideologici del Comunismo. Trasposte in forma congeniale per il palcoscenico, le storie da loro narrate vengono miscelate con azioni sceniche armoniche e schizofreniche allo stesso tempo.
Nasce così LA PAROLA PADRE, andato in scena il 4 febbraio 2017 al Teatro delle Briciole di Parma. Il risultato è uno spettacolo teatrale che risente positivamente della drammaturgia collettiva sulla quale fonda le proprie basi. Il preesistente lavoro di gruppo si traduce in una messinscena energica ed esplosiva in cui le attrici recitano, sì, ma fino ad un certo punto. Le lacrime sono vere, autentiche come le loro storie. Carne, rabbia e lacrime sono gli ingredienti principali di quella che potremmo definire con un esauriente “catalogo dei padri contemporanei sotto teatrali spoglie”. C’è il padre che non mantiene le promesse, il padre che stupra la madre, il padre che detesta il fidanzato con cui esce la figlia, il padre che impone obbedienza e militaresca disciplina, il padre anziano che prova vergogna ad andare sulla spiaggia in costume; ma c’è anche Dio Padre, il Padre-Giudice il Padre-Padrone. Una figura, quella del padre, di fatto assente sulla scena, ma così luminosa nelle parole delle sue figlie da emergere intensamente vivida e percepibile. Un padre la cui presenza-assenza, nel bene e nel male, scava continuamente nella viva carne delle donne, carne che soffre come la carne del Figlio. Un rapporto intimo e conflittuale che vuole affondare nella contraddittoria materia del reale, della vita e della sopravvivenza, fra ironia e tragedia.
Presenza scenografica dominante è una precaria muraglia fatta di taniche d’acqua vuote continuamente plasmata, abbattuta e ricostruita, simbolo di un’Europa in via di costruzione, ma anche evidente archetipo del Muro, dei tanti muri politici e mentali che l’Europa innalza o ignora, ieri con il Muro di Berlino, oggi con la questione migranti; ieri con le tare ideologiche del Comunismo, oggi con le imprevedibili insidie di un europeismo nel contempo aperto e ingabbiante, vitale e mortifero, come può essere il percorso che PacMan deve affrontare, e che le attrici riproducono in scena.
Stelle della bandiera europea, stelle comete che attraversano un palcoscenico sdrucciolevole e vorticoso, le sei attrici concedono, per una sera, di specchiarci nelle loro lacrime, lacrime semplici, lacrime abissali. Dentro c’è la nostalgia di un passato scivoloso e impermanente, dentro c’è lo spettro di una guida esistenziale sempre più assente, di un totem sacro che ispira amore o alle cui direttive ci si deve prostare. Un padre che proietta la propria ombra felice e nefasta, ombra che Vacis coglie e diffrae in tutte le sue accezioni, offrendola al pubblico, senza intellettualismi.
Vacis sapiente demiurgo. Vacis padre.
Fabrizia Dalcò, autrice del blog “In genere: dedicato a donne e uomini”, conduce un dibattito insieme al regista e alla Compagnia.
Cantieri Teatrali Koreja LA PAROLA PADRE
drammaturgia e regia Gabriele Vacis
scenofonia e allestimento Roberto Tarasco
coordinamento artistico Salvatore Tramacere
con Irina Andreeva (Bulgaria), Alessandra Crocco (Italia), Aleksandra Gronowska (Polonia), Anna Chiara Ingrosso (Italia), Maria Rosaria Ponzetta (Italia), Simona Spirovska (Macedonia)
assistente alla regia Carlo Durante
training Barbara Bonriposi
tecnici Mario Daniele, Alessandro Cardinale
organizzazione e tournée Laura Scorrano
Premio Best Actress Apollon 2012 XI International Theatre Festival Apollon di Fier, Albania
Premio “Adelaide Ristori” (Mittelfest 2014) migliore attrice a tutte le interpreti.