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Antonia Sautter, creatrice del ballo del Doge: “Vi racconto la Venezia che sogna”

 

di Francesca Devincenzi

Venezia è semplicemente Venezia. Essenza di se stessa, lusso e arte, storia e moda, letteratura, spettacolo. Venezia è Piazza San Marco che toglie il fiato,  il barocco della sue colonizzazioni, le strade piene solo di pedoni, i canali come unico mezzo di spostamento.

Venezia è bellezza assoluta, luce unica, riflesso di un qualcosa che uguale al mondo non esiste. E’ sfarzo supremo, rococò dello spasmo estremo di tensione al bello in ogni suo calle, campo, ramo, espressioni artistiche che nel mondo comune sono strada, piazza, vicolo.

Non vi è tangenziale a Venezia, ma Canali. L’Università è un monumento di affreschi, il resto, l’incrocio di ricchezza estrema, turismo, spazi di arte.  Chiese, monumenti, angoli unici, tutti uguali ma tutti diversi.

Qui, tra Piazza San Marco e il Palazzo del Doge, a un sospiro da Rialto e un sogno dalla Giudecca, nasce Antonia Sautter, la donna che sogna troppo in grande per rimanere commerciale estera di una grande azienda. Lei, che oggi è madre, madrina, creatrice e regina del Ballo del Doge, il momento più aulico della Venezia in maschera.

Lei, che ha inventato il Ballo del Doge, Evento artistico, cena di Gala, grande ballo, evento di punta e lusso del Carnevale Veneziano, lei, che che abiti unici nel loro splendore, racconta la sua creatura con la stessa semplicità con cui l’ha messa al mondo.

Con la leggerezza della passione. Con i sogni che ancora animano parole di libertà, passione, genio e coraggio, forza di credere nel futuro in un momento in cui tutti si ancorano al passato.

Antonia, ci racconta come è nato il ballo del Doge?

“E’ una storia lunghissima, e al tempo stesso, facile. Immediata, come i sogni, perchè sono loro che ci attraggono verso le cose,  che ci guidano. Che pian piano prendono per mano la nostra anima e ci portano dove vorremmo andare da sempre. Era il 1994, io avevo un piccolo negozietto in Piazza San Marco…”.

Fa impressione, detto da una donna che alla vigilia dei 60 anni vanta grandi atelier, sparpagliati per la città più bella del mondo,  dai quali fanno capolino ricami, velluti, maschere e lustrini.

Facevo la commerciale estera in una grande azienda, ma non era per me. Ho fatto un’ipoteca sulla casa e mi sono comprata un negozio minuscolo in Piazza San Marco. Li di giorno vendevo quello che di notte producevo, su scampoli di velluto, tingendolo e decorandolo a mano, cucendolo, tagliandolo, creando.

Fin da piccola ho sempre amato il Carnevale, i corsetti, i costumi, i copricapi. Mia madre, mancata giovanissima, insieme alla passione per il mascherarsi mi ha insegnato i fondamenti della sartoria. Mi ha insegnato a sognare, e che i sogni sono condivisione e passione. Mi ha fatto capire che un costume è come una password, ti apre un mondo”.

E…?

“Un giorno passano di li alcuni produttori della BBC con il regista. Dovevano girare un video del cantante dei Monthy Pyton, mi hanno chiesto se conoscevo qualcuno che potesse fornirgli i costumi. Da li abbiamo avviato una collaborazione, volevano fare una grande festa, a tema della quarta crociata. Io mi sono buttata, ho detto che ci avrei pensato io, anche se non ne avevo i mezzi. Mi sono lanciata, ho preso il treno più importante della mia vita anche se non avevo il biglietto. Ho tentato. Per riuscirci ho lavorato notte e giorno ai costumi, coinvolto amici e clienti, veneziani e di fuori. Servivano i figuranti, le comparse: crociati, doge, cortigiane. E’ uscita una festa bellissima”.

E da allora…

“Da allora ogni anni si ripete. Ogni anno cambiamo tema, cambiamo le scenografia e gli spettacoli. Quando festeggeremo i 25 anni di Ballo del Doge, quel giorno sarà il mio sessantesimo compleanno.  Perchè è il mio destino che si incrocia col mio sogno”.

Antonia Sautter è eventi e vestiti.

“Ogni abito, che è un pezzo unico, lo immagino. Poi taglio i tessuti, studio i modelli con le mie sarte, che ormai sono nella mia stessa testa. Poi li decoro personalmente. Ogni abito è figlio unico di un’idea, ogni scarpa, ogni borsa, lo è”.

Gli abiti vengono affittati per il Ballo del Doge, ma anche venduti.  Glia affitti superano i 300 euro, oltre i costi per gli accessori, la vendita va dai 500 euro ai 15, 20 mila, o a salire.

“C’è un lavoro immenso dietro – spiega Antonia – ogni vestito che viene affittato quando rientra va disinfettato, rammendato, sistemato, ripreparato per l’anno dopo. Per quelli in vendita è diverso, dipende dal tipo di tessuto, dalla quantità di lavoro che ci vuole dietro. Non amo dare un valore alle mie creazioni…io sogno non faccio business”.

Nonostante l’ingresso al Ballo del doge sia esclusivo e carissimo (si parla di 2500 euro a biglietto). Ciò che costa è il lavoro che vi è alle spalle, l’organizzazione, gli spettacoli, gli abiti. E’ un anno di lavoro in una notte”.

Poi ci sono gli altri eventi, in giro per il mondo. “Quest’anno sei. Troppo pochi – ammette Antonia – ho uno staff di 25 persone, tra sarte, impiegate, collaboratrici.  Il team si crea nella continuità, ma ha un prezzo…dobbiamo produrre per mantenerci, e per nutrire il nostro evento clou, il Ballo del Doge”. 

Com’ è Antonia Sautter in tre aggettivi?

“Appassionata, sognatrice, guerriera. Credo nel futuro e combatto per lui”.

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